Area #2

L’abbandono di Djivas non frena l’impeto creativo degli Area, i quali reclutano rapidamente il giovane Ares Tavolazzi e si imbarcano nella stesura di un nuovo album. “Il secondo album è sempre il più difficile nella carriera di un artista”, affermava CapaRezza, e gli Area per andare sul sicuro mettono insieme un disco più estremo del precedente, apparentemente meno ricco di provocazioni politiche ma in realtà ancora più denso di temi contemporanei.

caution radiationIl titolo adesso può dire poco, ma quel “Caution radiation area”, sulla cui copertina campeggiava il simbolo del pericolo radioattivo, negli anni ’70 era qualcosa di molto presente nell’iconografia e nelle paure degli italiani di allora. Musicalmente è un disco denso, ci sono poche concessioni agli ottoni data l’assenza di Busnello ed è sempre maggiore il peso che prendono i sintetizzatori ed i suoni processati della chitarra.

I brani centrali sono quelli meno conosciuti: ZYG cita in musica e nel testo le problematiche del lavoro operaio. Brujo e Mirage proseguono la direzione già presa con Arbeit Macht Frei aggiungendo ulteriore sperimentazione, come ad esempio la sovrapposizione di diversi testi letti contemporaneamente dai vari membri del gruppo.

Noi abbiamo un pubblico di quindicenni… che vanno scossi… con Re Nudo a Milano … Vanno a casa e ci pensano.ZIG è un’altre cosa. Come tutti i pezzi partono da un concetto possibilmente politico. ZIG Anno Crescita Zero. Partiamo dall’idea che fra 50 anni il concetto attuale di lavoro… perché un operaio non fa altro che distruggere quello che è stato creato… il discorso ecologico.Inizia con una musica elettronica cercando di descrivere una fabbrica… e diventa pian piano un discorso musicale.C’è una continua ricerca sperimentale. Come dice Adorno: in una società tecnologizzata devi usare i mezzi… non posso andare in giro con la chitarra a raccontare le miserie personali…

I punti più alti del disco sono però da cercarsi all’inizio e alla fine: Cometa Rossa, che apre l’album, introduce con un testo in arabo il tema della pace e del rifiuto dell’esistenza predestinata.

Apri le mie labbra, aprile
dolcemente.
Aiuta il mio cuore.
Cometa cuci
la bocca ai profeti.
Cometa chiudi la bocca e
vattene via.
Lascia che sia io a trovare
la libertà.

La cometa rossa è ovviamente il comunismo, visto sì come apparizione salvifica dell’uomo ma attraverso l’uomo stesso. “Lascia che sia io a trovare la mia libertà”.

A conclusione dell’album invece è posto il pezzo più radicale di tutta la discografia degli Area, Lobotomia.

Si tratta di musica che non è più musica, ma un’installazione musicale che ad ogni performance acquista nuovi significati. Su disco nasce come omaggio a Ulrike Meinhof, come lo stesso Stratos ebbe a dire in un’intervista.

(…) è stata condannata dal tribunale di Bonn … poi non si sa se l’han fatto…che è il
taglio delle connessioni del cervello…

Il prigioniero… sapete… in Grecia o in Sud America costa troppo, allora tramite la Nato arriva questa operazione. Il prigioniero viene rincoglionito e poi rimesso in pasto alla società… non va in prigione.
Lobotomia è un momento di musica gestuale avanzata … dove arriva la provocazione.

Tu non fai più spettacolo sul palco, lo spettacolo diventa la gente.
Radicalizzando il discorso noi subiamo una lobotomia con la TV…
Questo pezzo iniziava con delle sigle… China Martini… Io ho un figlio che è sempre lì…
Queste sigle suonate ad altissime frequenze danno dei disturbi.. c’è un completo buio del palco…
cerchiamo di individuare il pubblico con delle pile… creando complessi… tanti si incazzano… è per consapevolizzare.

Dal vivo il pezzo diventa qualcosa di mostruoso: studiato per essere fastidioso ai limiti della tolleranza, è un marasma di distorsioni e picchi acutissimi, realizzati con qualsiasi strumento. Ricordiamo che all’epoca non c’era nulla di digitale, ovviamente.

“Tofani realizza una sequenza sonora le cui intenzioni sembrano quelle di segare le orecchie al malcapitato ascoltatore, a cui si aggiungono alcuni interventi più musicali, benché composti a bella posta da banali melodie. L’esperienza dell’annullamento violento delle funzioni cerebrali, di un terrificante acufene, a cui i fruitori vengono sottoposti, vuole affermare come la crudeltà della lotta al terrorismo nasconda talora colpe ancora più gravi.” (G. Chiriacò, “Area. Musica e Rivoluzione”, Stampa Alternativa, 2005)

Inutile dire che le prime esecuzioni live del brano furono un po’ “rischiose”; in seguito però Lobotomia divenne un classico, uno strano cavallo di battaglia al pari di altri pezzi più noti della band, e oltretutto dette il via ad una dimensione significativa dell’estetica Area, quella dell’happening: per restituire la sensazione di annichilimento totale i musicisti, durante l’esecuzione, spegnevano tutte le luci e puntavano potenti torce elettriche sul pubblico oppure, col favore del buio, “intrecciavano gli spettatori con fili di lana” che, al ritorno della luce, creavano dei bagliori stranianti. “Multimedialità ante- litteram”, come la definisce Chiriacò, una fusione di metateatro, musica e concentuallità che diverrà un topos delle esibizioni del gruppo. Ancora una volta un lavoro che può essere un pugno nello stomaco, ma che ha l’indubbio pregio di costringere l’ascoltatore (sottratto dall’happening alla sua posizione sempre più spesso passiva) a prendere posizione, a “partecipare”. Non è poco.

E’ difficile per noi nel 2013 pensare come un gruppo così potesse andare, seppur raramente, in televisione, ed essere considerato uno dei gruppi di punta in Italia. E’ strano pensare che, come dichiarano essi stessi, avessero un pubblico di quindicenni.

E’ ancora più difficile pensando che chi aveva 15 anni nel 1973 erano i nati nel 1958. Erano i nostri padri e le nostre madri, o i loro amici. Erano, spesso, i nostri politici di oggi e di ieri.

 

Ringrazio per le preziose fonti il sito verticalmente.net e il laboratorio Eos.

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