Crimso 2015/2016 – Like and dislike

I tre concerti dei Crimso 2015/2016 che ho visto mi hanno lasciato entusiasta e felicissimo. Ci sono però un po’ di cose che mi sono piaciute di più, ed altre che mi sono piaciute meno.

Si tratta chiaramente di impressioni totalmente personali e basati solo sull’ascolto dei live usciti finora e sulla visione di tre concerti – che non sono poi molti considerando la quantità incredibile di cose che succedono sul palco, quindi sono tutte impressioni che potrebbero cambiare nel tempo. Per amor di discussione comunque le elenco comunque qui sotto.

Cose che mi sono piaciute particolarmente:
– Peace. Soprattutto a Milano, con gran lavoro di chitarra da parte di Fripp, è stata bellissima.

– Larks’ tongues in aspic part I. Insieme a Pictures of a city è una delle canzoni che sembrano scritte apposta per essere suonate da questa band. Potentissima, con una dinamica incredibile, entusiasmante ogni volta che la sento sia dal vivo che su Live in Toronto. Potrebbe durare il doppio e non stancherebbe. Le sezioni in cui i batteristi “tirano” sono uno degli esempi di “a cosa serve avere tre batterie in front row”.

– Easy Money. Vista suonare tre volte in tre versioni completamente diverse (compresa questa, che consiglio). Il salto nel vuoto che la band compie nella parte centrale è un esempio bellissimo di improvvisazione controllata, durante il quale entrano davvero “in the zone” producendo meraviglia da tutti i pori. Un esempio davvero virtuoso di approccio nuovo a musica vecchia.

– Starless: Aver scritto la più bella canzone di tutti i tempi e volerla suonare dal vivo è già una scelta rischiosa. Se poi la canzone in questione è basata su un delicatissimo bilanciamento di tensioni ancora di più. Eppure secondo me, al netto di TLev che ancora non riesce ad entrare al 100% nello spirito del pezzo e forse mai ci riuscirà, la Starless del 2016 è un’ottima versione. Grazie anche all’abilità di Jakko e Fripp nel passarsi il testimone nella parte centrale senza creare cali di tensione, nonché alla capacità percussiva dei King Drumsons, sia ad Aylesbury che a Milano sono rimasto davvero soddisfatto da quello che hanno saputo tirarne fuori. Starless non verrà mai bene come la versione in studio di Red, e questo lo sappiamo, però i Kc Mark VIII hanno saputo andarci ragionevolmente vicino. Chapeau.

– Red. So che a nessuno piace questa Red rivisitata, però a me sì. È un ri-arrangiamento, coraggioso e avventuroso. Per un brano che è stato in scaletta nel 1981, 1982, 1984, 1994, 1995, 1996, 2000, 2001 e 2003 direi che ci sta.

– The ConstruKction of light. Mi piace l’arrangiamento 2015/2016 delle batterie che trovo più consono al pezzo rispetto a quello più “primitivo” del 2014 (vedi Orpheum). Amo il modo in cui Mel interviene quando gli pare, sopra ad un intreccio di chitarre sul quale non sembra ci sia spazio per lui invece c’è. Scorre liscia come l’olio anche se in realtà è incasinata come un comizio di Vendola: impeccabile. Facessero anche la parte cantata sarebbe il top!

– I trii di percussioni: Hell-hounds, Devil Dogs, Hell-hounds, mi piacciono tutti. Mi piacciono perché si capisce che sono delle vere composizioni per percussioni e non degli assolo di batteria. E perché diventano di volta in volta più complessi, meglio incastrati, più dinamici e contemporaneamente mi sembra ci sia sempre più spazio per ciascuno dei tre batteristi. La cartina al tornasole di quello che i Crimso stanno facendo con questa formazione: sperimentare libertà e dare attenzione alla parte percussiva.

– The Letters: strappa l’anima. Sempre.

– Sailor’s Tale: trovo che Jeremy Stacey faccia un gran gran gran bel lavoro su Sailor’s Tale. Il suo drumming potente e perfettamente sul tempo ne fa l’ideale successore di Ian Wallace. Ad Aylesbury fu il punto di svolta della sua serata, tra un primo set durante il quale era visibilmente terrorizzato ad un secondo set durante il quale fu solo vagamente impaurito. A Milano l’ho visto più sciolto. Aggiungiamoci l’assolo di Fripp, veramente entusiasmante da vedere live, e il pranzo è servito. Secondo me vedere un concerto di questi Crimso senza Sailor’s Tale è un peccato, più che perdersi Fracture o Cirkus.

Cose che mi sono piaciute meno:
– Indiscipline. A differenza di molti di voi non sono stato affatto infastidito dal cantato. Anzi, trovo che Jakko abbia fatto bene a ripensarlo secondo il proprio modo di sentire la musica. In fondo Jakko è così, è un melodico, me lo immagino che anche nelle interviste parli cantando come i personaggi Disney. Quello che non mi ha convinto del tutto è la parte musicale: le tre batterie faticano, da quel che ho sentito, a far crescere davvero la tensione del pezzo e l’aver rinunciato ad avere uno dei tre che tenga il tempo (come faceva – più o meno – Bruford nel 1994) non permette di costruire il tension-and-release sul quale si basa il brano. È una scelta, però è una scelta che secondo me toglie più di quanto restituisca. Chissà, magari con il tempo diventeranno talmente coesi da riuscire a tirare l’elastico come si deve; per ora l’ho vista un po’ forzata. Entusiasmante, pirotecnica ma un po’ forzata. Bella invece l’idea del sax al posto della chitarra di Belew.

– Talking Drum. Non avevo mai sentito suonare dal vivo prima d’ora TalkingDrum/Larks’II. Anche qui però mi sembra che il lavoro di ri-arrangiamento fatto su The Talking Drum non aggiunga tensione al brano, anzi ne tolga. Esiste anche un video su youtube (però allontanate il cane, se lo guardate) di un pezzo di The Talking Drum che esprime bene l’approccio della band al brano. I break che vengono utilizzati per aumentare la tensione funzionano ma non tanto quanto il lento crescendo che caratterizzava le versioni degli anni settanta. Il trucco dello stop-and-go peraltro non è nuovo, era già stato usato con il doppio trio. Mi chiedo se anche qui il problema stia nel fatto che con tre batterie è difficile costruire un crescendo, dato che occorre aumentare il tempo lentamente e all’unisono. Bisognerebbe chiedere a Gavin 😉

– Fracture. Fracture è stata pesantemente riarrangiata per poter essere suonata con il NST e con tre batterie. Un ennesimo approccio nuovo a musica non-nuova. Il risultato è ottimo, per carità, e averla sentita suonare ad Aylesbury per la prima volta dopo 40 anni è stato a dir poco emozionante, però secondo me c’è qualcosa che non va.
Penso che Fracture sia, tra i capisaldi dei Kc, il pezzo più delicato perché è basato su una immane concentrazione da parte di tutto il gruppo, tutto il tempo. I continui rallentando e accelerando della prima parte servono a dare lo sprint per i momenti successivi, il moto perpetuo è contemporaneamente un tappeto ed esso stesso una specie di assolo… insomma, un gran casino. Quello che ho sentito ad Aylesbury e a Milano sono state ottime versioni ma senza quel “quid” in più. Forse, anche qui, il fatto di avere tre batteristi ha impedito di creare gli accelerando necessari per far decollare davvero il pezzo? Oppure forse è solo una mia impressione? Mah. Tanto di cappello comunque, secondo me a forza di suonarla riusciranno a farla ingranare come già è successo con Starless, anche perché certi punti critici come l’assolo di basso sono già riusciti a farli girare bene. Aspettiamo fiduciosi, e soprattutto aspettiamo la pubblicazione di una registrazione per poterla ascoltare e riascoltare 🙂

– L’assolo di Gavin Harrison durante schizoid man. Gli assoli di batteria (assoli, non duetti-trii-quartetti) sfasciano la uallera in media dopo 30 secondi. Gavin è fenomenale, quindi sfrantega le gonadi in 45 secondi anziché in 30, ma comunque si tratta di un “vulgar display of power”. Gli assoli di batteria fanno tanto annisettanta, non servono a niente, interrompono il flusso del pezzo e appiattiscono pericolosamente i Kc verso quelle prog band autoindulgenti alle quali non hanno mai somigliato. Nei tre concerti che ho visto Gavin è diventato sempre più bravo nel non interrompere il flusso del brano, cercando di non far calare il ritmo, però inevitabilmente finisce sempre per farlo. Senza contare il fatto che sembra sempre voler provare per forza tutti gli ammenicoli che ha sulla batteria, finendo per sembrare un po’ un Portnoy qualsiasi. L’ho trovato un po’ pornografico e poco utile ai fini del concerto, anche se so che siamo in pochi a pensarla così, ed ho trovato molto più interessante il breve assolo di Fripp sostenuto dal solo Jeremy Stacey.

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