Disco 1 – Lato B

Label-B

Il primo lato del disco ci ha presentato l’infanzia di Pink ed i primi mattoni del suo personale muro: mattoni cementati dall’autodifesa di fronte a situazioni esterne, oppressive o alienanti per la sua condizione di bambino. Il secondo lato invece tratta della crescita di Pink e dei mattoni che lui stesso va a mettere a dimora per difendersi dalle sue stesse insicurezze.

bluesky_the_wall_pink_floyd

L’introduzione del lato è esplicita: Goodbye Blue Sky dice poco più di quello che viene espresso nel titolo e simboleggia l’adolescenza e l’inizio delle responsabilità personali del protagonista. Lo sfondo è l’inghilterra postbellica e le riflessioni sono quelle di un figlio degli anni quaranta che ripensa a ciò che ha dovuto vivere senza capirlo, e di cui ora si chiede il significato.

Did you ever wonder
Why we had to run for shelter
When the promise of a brave new world
Unfouled beneath a clear blue sky
Ooooooooooooooooooh

Ritorna quell’ “Ooooooooh” che abbiamo già sentito in The Thin Ice e Mother, e che incontreremo altre volte nello svolgimento della storia.

Crescendo le relazioni personali si complicano, è necessario un impegno continuo per mantenere quella distanza che permetta l’interazione ma difenda dalle ferite. Pink è insicuro e nell’angoscia di Empty Spaces è racchiuso tutto il suo non saper trovare una posizione, un modo di essere che gli permetta di aprirsi senza il timore del danno.

What shall we use to fill the empty
Spaces where we used to talk
How should I fill the final places ?
How should I complete the wall ?

C’è bisogno di riempire gli spazi vuoti, non lasciare che il silenzio venga a ricordarci che siamo fragili e insicuri. E’ così che l’opera di autodifesa che mettiamo in atto tutti i giorni nella nostra vita può diventare la scusa per piazzare ulteriori mattoni in un muro tra noi e gli altri; un muro che deve essere completo e sigillato per non permettere ad alcuno spiraglio di ricordarci che c’è qualcosa dall’altra parte.

Nel brano è nascosto inoltre un messaggio segreto, una specie di easter egg per gli ascoltatori più smanettoni. Poco prima dell’inizio della parte cantata si può udire una serie di suoni inintelleggibili: mandando il nastro al contrario si può udire la voce di Waters che si rivolge esplicitamente all’ascoltatore:

–Hello, Luka [hunters]… Congratulations. You have just discovered the secret message. Please send your answer to Old Pink, care of the Funny Farm, Chalfont…
–Roger! Carolyne’s on the phone!
–Okay.

L’ “Old Pink” citato nel messaggio è un probabile riferimento a Syd Barrett, mai dimenticato mentore dei Pink Floyd degli esordi: la “Funny Farm” a Chalfont infatti è un riferimento ad un ospedale psichiatrico. Questa allusione, inserita in un brano che tratta della difficoltà ad accettare le relazioni con il mondo esterno, riporta infatti facilmente al legame di presenza/assenza che i Pink Floyd hanno avuto negli anni con Syd, diventato nel tempo il simbolo dell’innocenza perduta dalla band e dai suoi singoli membri.

two-flowers-what-shall-we-do-now-pink-floyd-the-wall-video

Se le relazioni interpersonali sono ciò che mette più in crisi il Pink adulto che stiamo conoscendo la relazione interpersonale più complessa è quella con l’altro sesso. L’approccio iniziale del protagonista è istintivo e materialista, in nome di una ostentata superiorità nei confronti del sesso femminile che nasconde ovviamente una forte insicurezza, conseguenza del rapporto castrante con la madre. In Young Lust con poche righe viene sottolineato questo approccio esibendo la ricerca di una “dirty woman” che possa dare soddisfazione sessuale a un Pink ormai adulto. Ovviamente senza proporre nulla in cambio.

Si tratta di una delle poche canzoni a firma Gilmour/Waters, il che risulta evidente dall’andamento più rock rispetto agli espisodi precedenti del disco. Questo cambio di stile allude al fatto che Pink, anche se non viene mai esplicitamente riportato nel disco, inizia con l’età adulta una carriera nel mondo dello spettacolo che lo porterà ad essere una rock star. Non una rockstar modello Pink Floyd, più famosi per le copertine dei dischi che per le proprie facce, ma una rock star egocentrica e accentratrice sul modello di tanti volti noti del rock, da Alice Cooper in poi. I diversi temi letterari in queste canzoni quindi si intrecciano: il rapporto di coppia di Pink anziché evolvere si schianta contro la sua incapacità nell’impegnarsi ed allo stesso tempo il mondo dello star business, la ricchezza e i vizi gli permettono di porre un’ulteriore distanza tra sè e la propria vita di coppia.

Mentre Young Lust sfuma possiamo sentire Pink che chiama a casa, probabilmente è in tour. Non risponde però la moglie, ma una voce maschile. L’operatrice del centralino sentenzia: “See, he keeps hanging up, and it’s a man answering!”

One of my turns è una spietata analisi della rovina di un rapporto a due: Pink non ha mai parlato con la propria compagna, non ha condiviso i suoi dolori e l’ha relegata al di là del muro ma allo stesso tempo si aspettava da lei continui tentativi di avvicinamento, quindi non riesce a tollerarne il tradimento.

Per sfogare la frustrazione si concede ad una groupie senza rimorsi ma con freddezza. All’inizio del brano possiamo sentirla girare per la camera d’albergo mentre Pink guarda la TV e non risponde alle domande della ragazza:

Oh my God! What a fabulous room! Are all these your guitars?
This place is bigger than our apartment!
erm, Can I get a drink of water?
You want some, huh?”
Oh wow, look at this tub? Do you wanna take baaaath?

Hello?
Are you feeling okay?…

Il testo è uno dei più graffianti e cinici mai scritti da Waters, le parole sono spietate e scelte con la massima cura.

DontLeave3Day after day, love turns grey
Like the skin of a dying man
And night after night we pretend it’s all right
But I have grown older and
You have grown colder and
Nothing is very much fun any more.

Tutta la rabbia di Pink per il suo fallimento esplode in un elenco di domande sconnesse che urla addosso alla groupie, provocandone la fuga.

Run to the bedroom, in the suitcase on the left
You’ll find my favourite axe
Don’t look so frightened
This is just a passing phase
Just one of my bad days
Would you like to watch T.V.?
Or get between the sheets
Or contemplate the silent freeway?
Would you like something to eat?
Would you like to learn to fly? Would you?
Would you like to see me try?

Rimasto solo, a Pink non rimane che piangere sul latte versato in Don’t leave me now. Non si tratta però di una riflessione matura sulle proprie scelte, che hanno portato alla crisi del rapporto, ma di una recriminazione nei confronti dell’altro, colpevole di aver messo il protagonista in imbarazzo. E’ di nuovo un “Oooooh baby” ad introdurre il discorso.

Oooh Babe
Don’t leave me now
Don’t say it’s the end of the road
Remember the flowers I sent
I need you Babe
To put through the shredder
In front of my friends

Pink non capisce perché è stato abbandonato, non vede le proprie colpe e probabilmente non concepisce nemmeno la propria mancanza di comunicazione come una possibile colpa. Tutto ciò che vede è l’impossibilità di sfogare i propri istinti, e di avere qualcuno su cui comandare.

Ooh Babe
Don’t leave me now
How could you go ?
When you know how I need you
To beat to a pulp on a Saturday night

Ooh Babe
Don’t leave me now
How can you treat me this way
Running away
Ooh Babe
Why are you running away ?
Oooh Babe !

E’ questo l’ultimo mattone esplicito del muro dell’isolamento di Pink, un mattone inserito consapevolmente e con forza. La terza parte di Another Brick In The Wall è uno sfogo, un urlo di odio.

I don’t need no arms around me
And I don’t need no drugs to calm me
I have seen the writing on the wall
Don’t think I need anything at all
No, don’t think I’ll need anything at all
All in all it was all just bricks in the wall
All in all you were all just bricks in the wall

A cementare questo passaggio cruciale, il completamento del muro dell’alienazione, è un brano di poco più di un minuto dal testo laconico:

roger-waters-sings-goodbye-cruel-world1Goodbye cruel world
I’m leaving you today
Goodbye
Goodbye
Goodbye
Goodbye all you people
There’s nothing you can say
To make me change my mind
Goodbye

Con questo Goodbye, pronunciato senza alcuna musica di sottofondo, si conclude il primo disco e quindi tutta l’opera di edificazione del muro da parte di Pink. Ora si trova prigioniero delle proprie paure, apparentemente protetto ma in realtà alla continua, inconscia ricerca di uno spiraglio di uscita dalla disperazione.

0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.