Perché fare foto ad un concerto dei King Crimson è da fessi

Qual è la caratteristica principale dei King Crimson? Quella di essere al 100% presenti a se stessi, e aperti alla Musa, nel momento della performance. È questo che distingue, più di ogni altra cosa, tutte le incarnazioni dei Kc da qualunque altra band. A chi suona nei Kc è richiesto di sviluppare un vocabolario nuovo, Bruford lo diceva già vent’anni fa, e questo perché con un vocabolario nuovo si esce dalla propria confort zone e ci si può aprire al nuovo.

La presenza di fronte alla Musica richiede molta, molta concentrazione. È per questo che i Kc si presentano sul palco in silenzio e non nessuno dice una sola parola durante tutto lo show. È per questo che quando uno dei musicisti non sta suonando non si mette a cazzeggiare o a farsi i fatti suoi. Basta guardare Mel, che partecipa “esplicitamente” al 30% del tempo del concerto eppure è sempre presente, concentrato, pronto. È un concetto non difficile da capire per chi ha praticato una qualsiasi arte marziale, probabilmente è immediato anche per chi ha fatto meditazione o altre pratiche che mettono di fronte ai propri limiti.

Ciò che fanno i King Crimson è molto delicato in quanto si sviluppa in maniera comunitaria. Non si tratta di una performance di un gruppo in sala di registrazione, da gustarsi in differita. Gli show dei Kc sono una “hot date”, richiedono la presenza del pubblico. Anzi, la Presenza del Pubblico.
Chi ha fatto teatro o suonato di fronte a un gruppo qualunque di persone sa c’è un feedback, un feedback ben percepibile, che proviene da chi ascolta/assiste alla performance. Anche durante la performance, anche nei momenti di silenzio lo scambio è percepibile.

Ora non ve la sto a menare con “l’energia” o chissà quale cosa new age, mi limito a raccontarvi la mia esperienza personale che so essere condivisa da molti membri del gruppo: partecipare ad un concerto senza far distogliere la propria attenzione da oggetti, mezzi o distazioni è già una bella esperienza di per sé ma essere ad un concerto dove TUTTI sono presenti e concentrati su quanto sta accadendo sul palco è una liberazione, è esaltante. Non è una cosa rara, anzi ai concerti di piccoli gruppi con quattro amici nel pubblico capita spesso: il gruppo suona come se fosse l’ultima volta (magari lo sarà) e gli amici sono coinvolti emotivamente e non stanno lì a cazzeggiare o guardare il telefono o pensare – citando Niccolò Fabi riguardo ai concerti lunghi – “dove avrò parcheggiato la macchina?”. La stessa cosa si può riprodurre anche in concerti più grossi, con più persone, ma è più difficile. Però quando accade è bellissimo.

Quando i King Crimson ci chiedono di non fare foto durante il concerto non lo fanno perché pensano che ruberemmo loro l’anima. Non lo fanno perché sono sadici. Non lo fanno perché pensano che faremmo i soldi con le preziose foto da 15Mpx piene di rumore che scatteremmo con i nostri dispositivi mobili.

Lo fanno perché sono un gruppo di musicisti esperti, pienamente concentrati sulla musica e sanno (come lo sanno altri artisti come Jarrett o Jack White) che se si vuole che un concerto diventi davvero un’esperienza trascendente è necessario che tutti ne siano parte.

Il favore che ci fanno i Kc con questa richiesta è di darci un’indicazione per permetterci di godere meglio un evento unico. Dovremmo ringraziarli, o quantomeno rispettare la loro richiesta, se non altro per rispetto nei confronti di chi ce lo chiede.

Fare diversamente significa voler mettere il proprio micro-cosmo prima dell’esperienza comune. Questo è il “peccato” di cui si macchia chi non ascolta i consigli della band. Non solo di *questa* band perché è più bella delle altre ma di QUALUNQUE band che chieda una cosa esplicitamente dal palco. Soprattutto se l’ha chiesta chiaramente in anticipo. Soprattutto se l’ha chiesta per anni, e anni, e anni.

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