2019-01-05T22:36:33.000Z

Vi sarete chiesti “ma cosa c’entrano i sindaci? Perché devono essere dei sindaci a protestare contro il decreto sicurezza? Che voce in capitolo hanno?”

Io me lo sono chiesto. E non capivo.

Il punto è che i sindaci non stanno dicendo in maniera generica che “il decreto fa schifo e non lo applichiamo” ma sostengono una cosa molto precisa, cioè di “non applicarne l’articolo 13, quello che stabilisce il divieto di iscrizione all’anagrafe cittadina per i titolari di permesso di soggiorno per richiesta d’asilo (cioè quello dato agli stranieri in attesa di sapere se la loro richiesta di protezione internazionale sarà accolta). È una disposizione ritenuta da molti vessatoria, che colpisce gli stranieri regolari senza produrre vantaggi visibili.

Senza iscrizione all’anagrafe, infatti, non si può fare richiesta di carta di identità e si rimane privi di residenza. In teoria, anche in queste condizioni, gli stranieri avrebbero comunque diritto ad accedere a servizi pubblici e privati, ma come ha ricordato l’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, molti enti pubblici e privati non conoscono perfettamente le regole e quindi si rifiuteranno di erogare servizi a persone prive di residenza. Banche e centri per l’impiego, per esempio, potrebbero rendere più lenta e difficoltosa l’apertura di un conto corrente o l’iscrizione nelle proprie liste di collocamento a uno straniero dotato di regolare permesso di soggiorno, ma senza residenza.”

Non so se abbiate contatti con stranieri presenti in Italia, se ne avete sapete che fra l’avere o non avere la residenza c’è una grossa differenza. In termini di documenti, di facilità di accesso alla sanità, di accesso ai servizi come scuole e collocamento. Negli anni passati in Emergency ho scoperto che ci sono molti italiani, soprattutto vittime della crisi, che sono finiti per strada dopo aver perso lavoro e residenza. Anche qui nel nordest. Il decreto sicurezza prevede di ampliare questo tipo di dinamica rendendola il dato di fatto per gli stranieri con permesso di soggiorno per richiesta d’asilo.

È esattamente questo che i sindaci “dissidenti” stanno cercando di fermare. Vogliono evitare che gli immigrati regolari presenti nelle proprie città si trovino da un giorno all’altro senza possibilità di chiedere una residenza e accedere a vaste categorie di servizi. Vogliono evitare che minori abbiano difficoltà di accesso alle scuole pubbliche, che i maggiorenni abbiano difficoltà di accesso al lavoro regolare. Si tratta di una volontà che va nella direzione non solo dell’umanità nei confronti di queste persone ma anche della giustizia nei confronti del resto dei cittadini.

E se questo non è il lavoro di un sindaco, allora di chi è? Link: I sindaci contro il “decreto sicurezza” – Il Post

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