2019-01-09T23:05:39.000Z

“Quando ho iniziato a scrivere su Poetarum Silva, a novembre 2017, non sapevo cosa sarebbe accaduto. Mi ero dato come numero conclusivo della rubrica proprio questo racconto, il Caregiver Whisper 53. Non era un numero a caso ma il civico dove ho vissuto per tanti anni insieme ai miei genitori.
Ci sono state settimane in cui il 53 stava diventando per me come il numero 23 per Jim Carrey nel film di Joel Schumacher: una vera e propria ossessione. Quel 53 era diventato il traguardo che pensavo non avrei mai raggiunto, preso (e angosciato) dai continui peggioramenti di Lucia. Poi, dopo aver ritrovato entrambi – Lucia e io – un nuovo equilibrio, tornava a essere il numero giusto per chiudere e voltare pagina. La realtà, però, è che quando si ha a che fare con questa sindrome non si volta mai pagina, si resta incatenati, giorno dopo giorno, negli stessi pensieri, nelle stesse ansie, in altre difficoltà da superare. È un po’ come quando giocavo nel bar sotto casa al videogioco Burnin’ Rubber: quando imparavo il percorso e superavo lo schema, ne subentrava uno nuovo, più difficile da superare. Così, mentre nel gioco ogni schema rappresenta una stagione nuova, nella malattia ogni stagione rappresenta un problema nuovo da dover fronteggiare, per cui documentarsi.
Insomma, pensavo che avrei chiuso la rubrica al numero 53. Poi, però, dopo il ricovero di Lucia, ho iniziato a raccontare di questa esperienza sui miei social quasi tutti i giorni, per superare il senso di angoscia e di impotenza che la demenza riesce ad appiccicarti addosso. Questi brevi racconti mi hanno portato a interagire con un numero sempre più ampio di caregiver che vivono, o hanno vissuto, lo stesso percorso. Molti di essi mi hanno scritto e, tra tutte le loro parole, che mi hanno commosso e incoraggiato, le frasi ricorrenti sono due: “grazie per darci voce” e “continua a scrivere”. Quando a qualcuno di loro ho accennato la possibilità di chiudere la rubrica, ho ricevuto sempre la stessa risposta: ripensaci, per favore. Una di loro, Camilla, mi ha anche scritto: “Ti lascio riflettere ma non ci abbandonare”. L’abbandono e la solitudine sono le sensazioni più frequenti che ho vissuto durante la malattia di mia madre. E la frase di Camilla mi ha colpito. Così, non ho deciso nulla fino a quando non è uscito il numero di gennaio di Mind, la rivista dove ho iniziato a raccontare il mio “Diario di un caregiver”. Nell’editoriale di Marco Cattaneo, il direttore, si parla della voragine in cui noi caregiver ci sentiamo trascinare insieme ai malati, del vuoto istituzionale e del senso di solitudine di quelli che vivono il nostro stesso percorso. Come mi ha scritto Marco in questi giorni, dobbiamo fare in modo che questa solitudine non sia vana. È per questo, quindi, che la rubrica continua: per farci compagnia e sentirci meno soli.” Link: Caregiver Whisper 53 – Il punto della situazione

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