2019-06-06T18:49:10.000Z

Living in a GDPR world, part 1. Dalla newsletter eccezionale di Carola Frediani, che vi consiglio caldamente.

“Un programmatore di origine cinese ma residente in Germania ha annunciato di aver costruito un database di facce di centomila donne riprese in video porno online e di averle collegate alle loro identità usando le foto sui profili social e una tecnologia di riconoscimento facciale. L’obiettivo dichiarato all’inizio era di permettere agli uomini di controllare se le ragazze con cui uscivano apparivano in questi video.

Ora vanno dette subito alcune cose:
– non c’è una conferma definitiva del fatto che questo strumento esista, ma secondo vari esperti sarebbe tecnicamente possibile (anche se l’accuratezza discutibile);
– al di là della prima motivazione addotta (controllare che la propria fidanzata sia in qualche video porno? Ma che davvero? che è una motivazione che apre un abisso sia a livello psicopatologico sia a livello sociale in cui manco m’addentro per pietà), è evidente che strumenti simili sono o diventano soprattutto strumenti di harassment, persecuzione, violenza verso perfette sconosciute (oltre che verso l’eventuale fidanzata se per sua sciagura venisse identificata come “attrice” di un film, magari, anzi nella maggior parte dei casi, per errore; senza contare che buona parte dei filmati amatoriali sono spesso frutto di revenge porn, o comunque la loro diffusione spesso non è stata consensuale ma una forma di violenza, di cui un simile strumento sarebbe solo l’ulteriore appendice, chiudendo un cerchio di diversi meccanismi di abuso e controllo come solo un episodio di Black Mirror);
– l’annuncio del programmatore sul social cinese Weibo (e poi ripreso, commentato e rilanciato in inglese da questo utente su Twitter, e successivamente verificato da Vice) è stato accolto da alcuni commenti entusiasti; ma una volta diffusasi la notizia, è arrivata invece una valanga di critiche durissime; probabilmente anche per questo l’uomo ha iniziato a fare progressivamente retromarcia, cambiando prima la motivazione del suo progetto (improvvisamente divenuto uno strumento anti-harassment a favore delle donne, pensa un po’ come eravamo malpensanti) e poi annunciando di essere dispiaciuto e di aver cancellato il progetto.”

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