2019-06-11T14:50:06.000Z

Da anni ormai sui social network è tutto un fiorire di persone che consigliano di “non parlare di Salvini, non capisci che ogni pubblicità per lui è buona pubblicità?”, altri che dicono “non condividere i suoi post altrimenti finisce più alto nelle visualizzazioni, fai gli screenshot”. Altri ancora dicono “non parlare di lui, parla di ciò che ti piace, di ciò che di bello avviene intorno a te” (ciao Adolfo 👋)

Tutto giusto.

C’è però una cosa della quale non parliamo mai. Quella sensazione di angoscia che ci prende all’ennesima notizia dell’abuso del ministro, della gogna mediatica contro questo o quell’oppositore, della stanchezza che ci prende a vedere un altro striscione fatto rimuovere dalla digos. Tutte quelle sensazioni che ci fanno cambiare canale, scorrere il post, girare la pagina. Che ci fanno dire “no, non ne parlo. Me l’hanno anche consigliato gli amici saggi”. Però gli avvenimenti dei quali non parliamo avvengono ugualmente, i post vengono condivisi ugualmente da chi li legittima e meno da chi avversa, fino a diventare temi di uso comune. Dopo quanti post come quello qui sotto accetteremo come normale il fatto che un comune cittadino sia messo alla gogna da un potentissimo ministro? Cosa c’è di diverso in questa dinamica fatta di schifo e paura di fare il loro gioco rispetto a quella che lentamente fece smettere di denunciare gli abusi del fascismo?

E, oggi come allora, qual è un’alternativa? Una alternativa che funzioni, però. Link

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