2019-10-01T13:05:04.000Z

“Vive da quasi due anni in un edificio di mattoni rossi nella periferia di Medenine, una città nel sud della Tunisia, al confine con la Libia: non può lavorare, se non in nero. Non ha soldi né documenti che le permettano di viaggiare. “Al centro di accoglienza gestito dalla Mezzaluna rossa e dall’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) mi danno trenta dinari alla settimana, bastano per comprare un po’ di riso per i bambini, finiscono presto”. Il marito la chiama ogni sera. Saluta i bambini, sempre con lo stesso tono di voce, come un rituale.

Si chiama Fatoumata Camara, il marito Keletigui Keita: sono originari della Guinea. Hanno due figli di cinque e due anni. Lui vive in Italia, lei con i bambini in Tunisia: sono stati separati subito dopo essere stati soccorsi da una nave umanitaria nel Mediterraneo. Una serie di eventi avvenuti nell’arco di qualche minuto le hanno cambiato la vita, forse per sempre.”

0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.