El Pojana

Un fenomeno che mi fa paura è quello del Pojana.

Il Pojana è un personaggio comico nel quale viene ritratto un veneto, uno sterotipo veneto. È un padroncino, ha una piccola azienda, parla di lavoro ma anche di qualunque altra cosa. Lo fa con la retorica dei padroncini: non rispetta i lavoratori, pensa che il mondo ruoti intorno a se stesso (“because… well, it kinda does”, cit.), fa un monologo perché non sa cosa sia il dialogo. Ne abbiamo conosciuti tutti di personaggi così qui in Veneto, sono quei piccoli-medi imprenditori che semplicemente sono stati tutta la vita troppo occupati a lavorare per informarsi, capire punti di vista diversi dal proprio, accettare le differenze. Se si va di fretta, se si “fa qualcosa”, ancora di più se si “ha la responsabilità di X famiglie che devono mettere qualcosa in tavola alla sera” si è giustificati a dire qualunque cosa e la propria opinione diventa un fatto. Ne conoscete anche voi di persone così, immagino.

Il problema è che al Pojana l’autore fa dire un misto di cose che creano uno strano cortocircuito, un cortocircuito brutto:

Un esempio. In questo video il Pojana si lamenta perché con il lockdown è da solo, non ci sono più i lavoratori in capannone. Segue un’invettiva contro i bar chiusi, le auto ferme, i lavoratori moldavi scomparsi. Che “li ho sempre insultati ma sono i meglio lavoratori che ho mai avuto, che guardavano i rumeni con invidia. Uno me lo sono dimenticato durante le vacanze di Natale in capannone, l’ho trovato dopo tre giorni che si era fatto il cenone con il moplen”

Di chi stiamo ridendo qui, se ridiamo? Del Pojana? Del padroncino? O forse dell’impiegato moldavo? È satira o sfottò?

“Mohammed xé on bon toso ma xé ‘na pittima. Dopo diese ore ala pressa xé da butare a cartoni. E po el guida el muleto come on selvadego, xé bituà al deserto”. Ridiamo del Pojana che fa lavorare i dipendenti 10 ore? O della pittima? A me pare che ridiamo del secondo.

La domanda che dobbiamo farci è: la stessa battuta ci farebbe ridere al bar se fosse pronunciata da un vero Pojana? Se la risposta è no allora cos’è che ci fa ridere?

“Disperato ho assunto tre operai italiani. Uno dopo appena tre ore al tornio mi domanda di andare a pisciare. I moldavi si liberavano direttamente sul tornio così lo raffreddavano anche!”

Di chi ridiamo (se ridiamo, ma in studio si sentono risate)? Degli operai italiani? Del pojana? O dei moldavi?

Sul finale il Pojana si redime e invoca il ritorno del moldavo. La battuta cardine, che è anche nel titolo del video su youtube, è “sono padrone perché non sono mai stato felice”. Qui nella testa del pubblico secondo me succedono due cose:

  • chi tra il pubblico è stato “sotto paròn” pensa “eh, ben detto, vale forse la pena di esser padroni?”
  • chi tra il pubblico è stato “paròn” pensa “eh sì. È un sacrificio fare questa vita”

ciascuno giustificando se stesso.

E continua così. Un misto dei ricordi idealizzati di qualunque adulto che ricorda “i bei vecchi tempi” mescolato a dell’umorismo di bassa lega sulla situazione attuale.

Mi sembra che il Pojana sia un cavallo di troia per uno sfottò fascistoide (così come lo definiva Luttazzi, prima di scomparire nel nulla) che ha l’aggravante di far ridere un pubblico che si dichiara progressista, quello di Zoro e di Makkox a Propaganda Live. Non ci fa ridere di noi stessi, come sarebbe bello, non ci fa ridere di lui, come sarebbe giusto. Tipicamente ci fa ridere di chi sta peggio di noi, facendoci sentire giustificati nel farlo.

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