La mia opinione – non richiesta – su “Rattle that lock”

Ho ascoltato ripetutamente Rattle that lock, andando poi a creare una playlist con in random The endless river, Rattle that lock e On an island per poter meglio cogliere le differenze. Ecco quindi alcune brevi considerazioni personali sull’ultimo disco di Gilmourone, anche alla luce dell’ascolto comparato:

1- Rispetto a on an island, che è un disco narcolettico, Rattle that lock fa una porca figura. Non ripeterò mai abbastanza questo concetto: on an island ha canzoni piatte, folkeggianti in modo noioso. Rattle that lock invece se non altro dimostra un’apprezzabile varietà, rendendolo un disco pop brioso. Patinato, Knopflereggiante, ma vario. Qualità delle canzoni, varietà dell’ispirazione e arrangiamenti lo rendono secondo me una spanna sopra al predecessore, a dispetto di quanto insinuano moltissimi qui dentro e non solo.

2- I pezzi jazzati o terzinati sono divertenti anche se stufano, e comunque rendono meglio che dal vivo. Girl in the yellow dress e Faces of stone sono molto meglio su disco, aiutate dagli arrangiamenti, mentre dal vivo erano da spararsi. Nel caso di Faces of stone, soprattutto, su disco ricorda più da vicino i terzinati Masoniani stile SYOYCD, mentre dal vivo era proprio un valzer à la casadei. Essendo poi un pezzo molto personale guadagna punti anche se si capisce il testo, mentre Girl in the yellow dress rimane solo un perfetto B-side, probabilmente non meritava l’inclusione nel disco. Però si sa, se l’ispirazione scarseggia si butta dentro di tutto.

3- Tutte le canzoni finiscono sfumate. Dite quel che volete ma secondo me se nel 2015 in un intero disco non si riesce ad inventare dei finali che non siano sfumati significa che si vuole annoiare l’ascoltatore. I finali non sfumati risvegliano l’attenzione, rendono più viva l’attesa del brano successivo, incuriosiscono. Qui l’unico pezzo che non finisce sfumato è la Extended version di RTL, che però non è finita nel CD. Bah.

4- Dancing right in front of me potrebbe essere uscita da The division bell, nel bene e nel male. Non è così brutta come molti la dipingono

rattle-that-lock5- Today invece sì che è brutta. Un Frankenstein di tre abbozzi diversi messi insieme a caso, con risultanti deludenti. L’ “oh yes it is” che c’è a 1:18 è da denuncia penale.

6- La title track rimane uno dei pezzi pop più appiccicosi e riusciti della carriera di un floyd solista. Alla fine del concerto in Arena, dopo Time, Comfortably Numb, Run like hell ecc, ad essermi rimasta in testa era sempre lei, Rattle that lock. Ovvero il secondo pezzo in scaletta! Diabolica e – secondo me – riuscita.

7- Gli strumentali sono da galera. 5AM, Beauty, And then… sono uno peggio dell’altro. Zero ispirazione, zero dinamica, pura musica da sala d’attesa. Come The endless river, ma ancora più noiosi: l’iniziale 5AM mi ricorda da vicino Sign language degli Yes. E non è una bella cosa. Qui comunque ci ricolleghiamo al prossimo punto, ovvero il grande e grosso limite – secondo me – della produzione gilmouriana odierna:

8- Gli assoli. Già si notava su The endless river, e in parte anche su On an island: David Gilmour non sa più scrivere un assolo decente. La sua caratteristica è sempre stata quella di saper partorire delle parti di chitarra sollista molto liriche, cantabili, memorizzabili, talvolta più oniriche e altre volte più incisive ma sempre memorabili. Ora non è più così e tutti gli assoli di Rattle that lock, tutti gli assoli di The endless river, buona parte degli assoli di On an island (tutti tranne la title track) non hanno un assolo con una linea melodica degna di tal nome. Solo pentatoniche e derivati, esercizi di stile. Si sente che ci prova, secondo me, è proprio che non sa più andare da nessuna parte.
Oppure forse lo fa apposta, solamente ultimamente si diverte a provare, suonando assoli volutamente più obliqui: si notava anche dal vivo in Arena dove spesso variava i pezzi solisti dei brani più celebri rendendoli spesso meno immediati. Peccato che Gilmour non sia Zappa e questo discorso non gli venga proprio bene, col risultato che canzoni spesso già non ispiratissime vengono penalizzate da assoli che non le fanno decollare.

Globalmente quindi trovo che Rattle that lock sia un disco onesto, prodotto da un Gilmour che ha ancora voglia di suonare e cantare e lo fa con sincerità. Le canzoni sono in media migliori di quelle di On an island ed è un gradito ritorno, anche se per quanto mi riguarda il disco non è abbastanza buono da meritare l’acquisto. A penalizzare sono soprattutto un paio di pezzi più sottotono e una generale caduta libera della quantità degli assoli. Rimane meglio di The endless river ma è un disco Knopfleriano come molti, e a Knopfler riescono pure meglio.

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