L’uomo nero

Brunori non mi è mai piaciuto. Principalmente per come canta ma anche per la ritmica delle canzoni così monotona e poco dinamica. Mi sembra un autore che potrebbe scrivere buone canzoni per altri, uno di quelli di cui quando un giorno fanno un album tributo con cover di pezzi suoi ti dici – sbagliando – “ah però, hai capito che pezzi che scriveva? Magari se li fosse cantati lui!”. Tipo Pacifico o Bubola, per capirsi.

Questa qui è una canzone bellissima, che ho sentito per la prima volta nell’interpretazione del duo Storie Storte l’altra sera in Via Garibaldi. Ecco, la versione di Storie Storte secondo me è molto più bella di quella di Brunori, però Brunori l’ha scritta e quindi un po’ di credito va dato anche a lui 😛

Ad ogni modo è davvero un bel pezzo. Musicalmente somiglia molto a “Solo un uomo” di Niccolò Fabi ma non stiamo a guardare il pelo nell’uovo. Qua è soprattutto il testo che conta. E conta.

Hai notato l’uomo nero
Spesso ha un debole per i cani
Pubblica foto coi suoi bambini
Vestito in abiti militari
Hai notato che spesso dice
Che noi siamo troppo buoni
E che a esser tolleranti poi
Si passa per coglioni.

Hai notato che gli argomenti
Sono sempre piu o meno quelli
Rubano, sporcano, puzzano e allora
Olio di ricino e manganelli.
Hai notato che parla ancora
Di razza pura, di razza ariana
Ma poi spesso è un po’ meno ortodosso
Quando si tratta di una puttana.

E tu, tu che pensavi
Che fosse tutta acqua passata
Che questa tragica misera storia
Non si sarebbe più ripetuta
Tu che credevi nel progresso
E nei sorrisi di Mandela
Tu che pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata una primavera
E invece no
E invece no

Hai notato che l’uomo nero spesso ha un debole per la casa
A casa nostra, a casa loro
Tutta una vita casa e lavoro
Ed è un maniaco della famiglia
Soprattutto quella cristiana
Per cui ama il prossimo tuo
Solo carne di razza italiana.

Ed hai notato che l’uomo nero
Semina anche nel mio cervello
Quando piuttosto che aprire la porta
La chiudo a chiave col chiavistello
Quando ho temuto per la mia vita
Seduto su un autobus di Milano
Solo perché un ragazzino arabo
Si è messo a pregare dicendo il corano.

E tu, tu che pensavi
Che fosse tutta acqua passata
Che questa tragica misera storia
Non si sarebbe più ripetuta
Tu che credevi nel progresso
E nei sorrisi di Mandela
Tu che pensavi che dopo l’inverno sarebbe arrivata una primavera
E invece no
E invece no.

E io, io che pensavo
Che fosse tutto una passeggiata
Che bastasse cantare canzoni
Per dare al mondo una sistemata
Io che sorseggio l’ennesimo amaro
seduto a un tavolo sui Navigli
Pensando in fondo va tutto bene
Mi basta solo non fare figli
E invece no
E invece no

E io, io che pensavo
Che fosse tutto una passeggiata
Che bastasse cantare canzoni
Per dare al mondo una sistemata
Io che sorseggio l’ennesimo amaro
seduto a un tavolo sui Navigli
Pensando in fondo va tutto bene
Mi basta solo non fare figli
E invece no
E invece no

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