Macramè

«Vorrei cominciare dalla piccola idea dei nodi e del tessuto perché mi sta molto a cuore.
Quando mi sono messo a lavorare a questo album ho pensato alla facilità, mia e di tutti, con cui dimentichiamo le cose, i sentimenti e le persone. E a come ormai sembriamo incapaci di trattenere le cose, i sentimenti; perfino la paura. Siamo diventati tutti coraggiosi, forse perché riflettiamo poco. Un modo per raccontare questo mio timore era simboleggiarlo con i nodi di una rete. In fondo nella vita continuiamo tutti ad annodare e snodare in continuazione…
Io ho una grande paura di dimenticarmi le cose le persone. Pensate, ci siamo dimenticati tutti anche la guerra che era così vicina a noi.
Tutti presi come siamo a fare subito posto al nuovo… Mi rendo conto che non possono bastare il disco o le mie parole a lanciare l’allarme. ma vi assicuro che la mia riflessione è vera – non mi piace il termine seria… Ecco: con questo album ho cercato di rieducarmi a ricordare meglio. E questo è il primo e il più importante nodo del mio macramè»
 
macramc3a8-tourCome nel macramè i fili importanti sono tre:
1) tentare di non dimenticare;
2) contemporaneamente incastrarsi, intrecciarsi l’uno con l’altro, imparando a pensare al tempo stesso da vincenti e da perdenti;
3) imparare a fare coesistere la rete dei ricordi con quella telematica dell’attualità
 
Ogni volto che penso di essermi mosso troppo o male, ripenso all’album “Nefertiti” di Miles Davis, pubblicato nel 1965, e mi torna il coraggio. Ogni volta che ascolto qualcosa diveramente importante provo una specie di spavento. Che può spingerti in due direzioni: verso la frustrazione e verso il coraggio. A me, per fortuna, quasi sempre spinge verso il coraggio».
 
Quali sono gli ‘spaventi’ più forti della tua vita?
 
«Quando ho visto, al Parco di Nervi, l’orchestra di Duke Ellington. Avevo 18 anni. Fu l’ultima volta che Ellington si esibì in Italia. Ma anche quando ho scoperto che l’America produceva anche Randy Newman».
 
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