Splendide Previsioni

 

Anche quest’anno Martina e io ce l’abbiamo fatta a vedere tutti i candidati a “miglior film” agli Oscar! (finendo a cerimonia di premiazione già iniziata :-P)

Il nostro personale Oscar va a “The shape of water” ma va detto che nessuno dei film in gara ci ha particolarmente entusiasmato. Forse stiamo diventando vecchi e troppo cagacazzi.

Ecco quindi le nostre recensioni, buonanotte/buongiorno!

L’ora più buia – Lingua Originale
Un film ben fatto, ben recitato e con una buona fotografia. C’è qualcosa però che non mi ha convinto. Forse è la tendenza a voler essere un film che racconta troppo, nonostante sia ambientato in una manciata di giorni: c’è il Churchill privato, familiare, quello pubblico, quello dei rapporti con il re e la Corona e quello dei rapporti con il se stesso del passato e con il proprio popolo. Mi sembra che il film nella foga di sottolineare molte cose finisca per non approfondire sufficientemente nessuno di questi aspetti. Trattandosi di una biografia parziale di un personaggio straordinario e sfaccettato non si può evitare di suscitare nello spettatore dei sentimenti contrapposti di stima e fastidio, ammirazione e odio, affetto e repulsione. In questo il film riesce bene ma, essendo confuso nel modo in cui tratta i temi, finisce per confondere troppo lo spettatore.
Voto: 7,5

Dunkirk – Italiano
Noioso. Ho trovato Dunkirk un film lungo, noioso, retorico, fatto per il gusto di stupire lo spettatore con una grande fotografia ma pieno di luoghi comuni, personaggi retorici e per niente indagati, scene d’effetto che non hanno un vero significato all’interno della trama. Sopravvalutato al massimo.
Voto: 4

Tre manifesti a Ebbing, Missouri – Italiano
La domanda che ci siamo fatti usciti dal cinema è semplice: ma cosa ne penseranno nel midwest americano di un film come Tre manifesti a Ebbing? Ce lo chiedevamo perché i redneck ci fanno veramente, in questo film, la figura di incurabili burini ubriaconi e privi di un pensiero personale che non sia autodistruttivo. I personaggi sono tutti invariabilmente delle macchiette, perfino la protagonista non riesce davvero a evolvere al di fuori del proprio personaggio iniziale. Aggiungiamo uno sceriffo deus-ex-machina che a metà film snocciola la morale e risolve le storie personali di metà del cast e otteniamo un film che mi ha fatto storcere il naso dall’inizio alla fine, con davvero poche possibilità di redenzione. In parte probabilmente la colpa è anche della qualità del doppiaggio, incredibilmente scadente.
Voto: 5

Get out. Scappa. – Lingua originale
Get out è un film abbastanza assurdo, di gran lunga il più strano tra quelli candidati.
In una prima fase, diciamo fino a tre quarti del film, si sviluppa come una storia di tensione con personaggi e situazioni sul filo tra il surreale e il realistico. Nell’ultima parte diventa una specie di horror, piuttosto sopra le righe, e la storia viene risolta in un modo che può lasciare a bocca aperta ma che purtroppo demolisce tutta la tensione precedentemente accumulata. La regia è evidentemente ispirata a Kubrick, che viene non a caso citato esplicitamente, e con ogni probabilità l’intenzione era quella di creare uno Shining del ventunesimo secolo con riferimenti ai problemi razziali dell’America del 2017. Un obiettivo mancato di diverse lunghezze nonostante la struttura ansiogena ben realizzata per buona parte della pellicola.
Voto: 6+

Chiamami col tuo nome – Italiano
Chiamami col tuo nome è un film esotico ma con la particolarità di presentare l’esotismo di una parte del mondo che conosco (conosciamo?) bene: la Pianura Padana.
E’ questo immaginario padano, fatto di silenzi ed acqua e paesi estivi semideserti, ad avermi affascinato, insieme alla colonna sonora di prim’ordine. Così come la parte visuale del film mescola un immaginario padano ambientato negli anni ottanta ma molto ’60s e lo contrappone ad alcuni elementi palesemente ’80s (walkman, abbigliamento, feste, giornali) così la musica vive di contrasti tra il piano classico e le ritmiche estetiche degli eighties, da Battiato alla Bertè. Su tutto regnano i tre meravigliosi brani di Sufjan Stevens che alzano di livello l’intero film.
Fin qui tutto bene. Peccato che l’intero lungometraggio si regga su una storia che vorrebbe essere intima e personale ma finisca per essere solo inconsistente. Il film dura una vita, si spera più volte di star assistendo alla scena finale senza successo e la maggior parte dei personaggi sono tristemente bidimensionali. L’attore protagonista è pure bravo ma è difficile immedesimarsi in un adolescente che dice di avere 17 anni e ne dimostra 12. Soprattutto se se la fa con uno studente che dovrebbe avere 24 anni (secondo il libro) ma ne dimostra 35. Insomma, fiasco. Ed è un peccato perché le idee belle ci sono, l’atmosfera c’è, la colonna sonora c’è, la fotografia è bella e le ambientazioni pure. Ho l’impressione di non essere esattamente nel segmento di pubblico giusto per apprezzare questo film ma non posso far finta di niente: mi sono annoiato quindi mi vien da dire che è un’occasione sprecata.
Voto: 7-

The Post – Lingua originale
Un film di Steven Spielberg con Maryl Streep e Tom Hanks. Ecco, è esattamente come ve l’aspettate. Perfetto nelle scene, nelle inquadrature, nelle interpretazioni.
Però.
Però c’è qualcosa che non quaglia del tutto. I documenti che il Washington Post trova risultano più interessanti del procedimento fatto per trovarli, anche perché in buona parte il Post si “accoda” allo scoop del New York Times. Il personaggio di Tom Hanks non cambia e rimane uguale a se stesso dall’inizio alla fine mentre quello di Maryl Streep, più vario e complesso e sicuramente più interessante, viene approfondito soprattutto nella seconda parte del film mentre all’inizio viene trattato in modo abbastanza superficiale.
Si tratta in fondo di un film al quale non si può imputare nessun vero difetto – il che è quasi ovvio visti i nomi in gioco – però pecca certamente a livello di interesse suscitato nello spettatore.
Voto: 6,5

The shape of water – Lingua originale
The shape of water è una fiaba e non fa nulla per sembrare qualcosa di diverso. Il modo in cui viene raccontata la storia è fiabesco, l’ambientazione (gli ormai mitizzati tardi anni cinquanta) è fiabesca, tutto è fiabesco. Il tema di fondo è però molto intenso e così la struttura fiabesca, così come la semplicità estrema dell’intreccio, non fanno altro che sottolinearne la centralità. Fino a metà film siamo di fronte ad una specie di Arrival-al-contrario: là dove in Arrival avevamo una etnolinguista che non sapeva fare il proprio lavoro, personaggi piatti, una trama piena di buchi logici e una colonna sonora rumorosa e fastidiosa, qui abbiamo una protagonista che sa come comunicare, personaggi a tutto tondo e ben approfonditi, una trama lineare ma solida, una colonna sonora classica. I problemi emergono nella seconda parte del film, quando dopo l’accumulo di tensione sciolto nell’azione collettiva di metà pellicola lo spettatore si aspetta una sterzata e un nuovo intreccio che invece non arriva. I personaggi continuano a muoversi con le dinamiche che ci sono già state presentate in precedenza, la trama prosegue lungo le linee che erano già state intraviste e a questo punto il film diventa pericolosamente prevedibile fino alla fine, perdendo spunti di interesse.
Anche The shape of water quindi è un’occasione mancata, anche se meno clamorosa di altri film in lizza per questi Oscar. Non è un brutto film ma si percepisce chiaramente come non arrivi dove potrebbe arrivare.
Voto: 8

Ladybird – Italiano
Come hanno individuato agilmente sia Zerocalcare che la tipa seduta di fianco a noi al cinema, “mi aspettavo sarebbe successo qualcosa”. Ladybird sembra il classico film con una storia nella quale non succede niente ma tutto è basato sull’introspezione dei personaggi, soltanto che purtroppo l’introspezione dei personaggi latita. La protagonista non evolve durante lo svolgimento del film e le persone intorno a lei, che invece evolvono e sarebbero interessanti da approfondire, rimangono sullo sfondo. Essendo ambientato nel 2003 ha un potenziale fascino su chi aveva l’età della protagonista all’epoca (i nati nel 1984-1985) ma il comportamento della protagonista rende difficile mettersi nei suoi panni.
Voto: 5,5

Phantom Thread – Lingua originale
Probabilmente è un bel film nel suo genere, peccato che sia un genere difficile da apprezzare (almeno per noi): i protagonisti in maniera eccellente e in generale il film è ben gestito sia a livello di regia che di interpretazioni. I momenti di silenzio, che sono molti, non sono mai fini a se stessi e la storia evolve in maniera solida. Peccato che i personaggi raccontati siano rimasti – almeno per noi – poco interessanti e distanti. Sembra un film perfetto come candidato all’oscar nel 1963.
Voto: 7

 

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