May 02, 2018 at 02:20AM

Uno dei reportage più inquietanti che abbia letto di recente è quello qui sotto, del New York Times.
Si tratta di un reportage che affronta il tema della burocrazia dell’ISIS, quella burocrazia che permise allo stato islamico di diventare – per qualche tempo – un vero stato con vere dinamiche statali. Nonostante in Europa ci venisse narrato che l’ISIS raccoglieva soldi principalmente dal petrolio e dalle risorse naturali dei paesi occupati, leggendo i documenti lasciati dopo la sconfitta dell’ISIS in Iraq abbiamo scoperto come di fatto fossero la raccolta delle imposte e le confische a mantenere i fondi necessari al sostentamento del califfato.

Cito dall’articolo: “Prima che un singolo seme di grano – per esempio – fosse seminato, il gruppo [l’ISIS] raccoglieva l’affitto per il campo che era stato confiscato. Poi, quando le piante erano pronte per essere mietute, raccoglieva una tassa sul raccolto. Ma non finiva qui.
I camion che trasportavano il grano pagavano una tassa autostradale. Il grano era conservato in silos, che i militari controllavano, e facevano soldi nel momento in cui il grano veniva ceduto ai mulini che essi pure controllavano. I mulini trasformavano il grano in farina, che il gruppo vendeva ai grossisti.
A quel punto le borse di farina venivano caricate su camion, che attraversavano il califfato, pagando altri pedaggi. Venivano vendute a supermercati e negozi, anch’essi tassati. E tassati erano pure i consumatori che compravano il prodotto finito.

In sole 24 ore nel 2015 – mostra uno dei fogli nella valigetta ritrovata – l’ISIS raccoglieva 1.9 milioni di dollari solamente dalla vendita di orzo e grano.”

Se possibile questo è ancora più inquietante dell’occupazione militare. Una “occupazione burocratica” è più simile a quanto abbiamo già nello stato di diritto, ne usa gli stessi mezzi.

E c’è un altro punto preoccupante, perdonatemi se non traduco.

““We have to be honest,” Mr. Hamoud said. “It was much cleaner under ISIS.”

In the northern town of Tel Kaif, for example, residents recall how the militants conscripted a committee of electrical engineers to fix an overloaded power grid. They installed new circuit breakers, and for the first time, residents who had been accustomed to at most six hours of electricity a day could now reliably turn on lights.

In early 2017, Iraqi soldiers reclaimed the town, and were welcomed as heroes. But then they disconnected the Islamic State circuit breakers — and the power failures resumed.

“If the government was to go back to the system that ISIS put in place, we would go so far as to kiss their foreheads,” Mr. Younes, the truck driver, said at the time.

Within a few months, the government did just that.

The irony that it had taken a terrorist group to fix one of the town’s longstanding grievances was not lost on its citizens.”

La lettura è lunga ma ne vale la pena.

Link: The ISIS Files: When Terrorists Run City Hall

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