Non sentirsi in colpa con Spotify?

Grazie ai sempre provvidi commenti de Il Post ho scoperto un meraviglioso approfondimento di Tiziano Bonini riguardo alla questione “is Spotify the evil itself?“. Era da mesi che cercavo un post così ben sviluppato e trovarlo in Italiano è stato un doppio sollievo. L’argomento è affrontato da più o meno tutti i punti di vista: storico, innanzitutto, e di compensi agli artisti e case discografiche in secondo luogo. C’è anche una lunga digressione centrale che risponde a una domanda più insidiosa di quanto si pensi, cioè “l’artista guadagna di più da un ascolto su Spotify o da un passaggio in radio?”. E la risposta non è scontata.

Il post è approfondito e quindi ovviamente non offre facili soluzioni. Se avete rimorsi ve li terrete, ma sicuramente alla fine sarete più informati. Ci sono però due punti importanti sui quali il post non si sofferma e che mi permetto di citare qui a margine:
– La centralizzazione della collezione. Se ascoltando la radio non ho già in partenza la sensazione di accumulare materiale musicale, è vero invece che con dischi, cassette e CD (originali o meno) si accumula una collezione propria e indipendente. Ad ogni salvataggio di una playlist su un servizio cloud invece si pianta un chiodo su un’asse che ci lega a quel servizio particolare, il quale non avrà alcun interesse a permettere di esportare i dati che ho memorizzato e inserito per poterli usare poi altrove.
– La diffusione della cultura dello stream come unico modello: la mia generazione, quella dei trentenni del 2014, si scambiava CD masterizzati ma sognava, un giorno, di avere un lavoro e abbastanza soldi per poter comprare i CD originali che vedevamo nelle madri degli amici più grandi. Ora invece c’è un livellamento, lavoratori di mezza età hanno lo stesso tipo di accesso alla musica, totale e infinito, che hanno i loro figli o nipoti. Il rischio concreto è che si perda il gusto del consumo della musica da un supporto fisico. Il che non è necessariamente un male, ma è un segnale di cui prendere atto perché significherebbe la definitiva rovina del rapporto ascoltatore-supporto iniziata con i cilindri in cera di Edison.

Buona lettura. Per chi si fosse perso il link più sopra, potete trovare il post qui.

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