[on] fire

Siamo tutti convinti che il bullismo alberghi nelle persone cattive, nei falliti rancorosi come Secco e Patata dei Simpson. Invece no, basta vedere cos’è successo stamattina con un post di Elisa.

Elisa se n’è uscita da poco con un disco, quello con il gattino in copertina che ha fatto tanto scalpore. Il disco è un album pop usa-e-getta ma con una qualità media decisamente superiore a quella di molti artisti blasonati dato che Elisa, se scrive in inglese, sa scrivere ottimi pezzi pop. Di conseguenza è un disco interessante perché porta un modo di scrivere musica italiano e riconoscibile nell’ambiente e nei suoni del pop internazionale: quel che ne esce è un album contemporaneamente riuscito e dimenticabile, impeccabile e raffazzonato. Ci sono buone melodie ma anche cadute abissali (guarda caso per lo più quando arriva Sangiorgi), chitarre ma anche vocoder “à la Daft Punk”; insomma c’è tutto e il contrario di tutto, in modo da cercare di appassionare sia i fan di vecchia data di Elisa che i nuovi arrivati che la scoprono grazie a Maria De Filippi, con la quale apparentemente collabora.

In tutto questo ovviamente non sono pochi i fan della prima ora che si sono sentiti a disagio, così come non sono pochi i critici che si sono divertiti a smontare un prodotto così facilmente smontabile. Tra questi si è distinto Paolo Madeddu di Rolling Stone che ha scritto una lunga recensione piuttosto dettagliata e ficcante. Una recensione acida come molte altre, ad opera di un recensore documentato che scrive su Rolling Stone. Dev’essere particolarmente fastidioso – per l’artista oggetto della critica – leggere parole come queste. Ma è parte del mestiere, giusto?

Pare di no. Elisa legge la recensione, si incazza e pubblica un post sul proprio profilo Facebook: non si arrabbia però per le critiche alla musica o a se stessa – almeno così dice – bensì per un altro motivo.

Qui facciamo un passo indietro: nel nuovo disco di Elisa c’è una canzone che inizia con un frammento audio di un’anziana, la nonna della cantante a quanto pare, che canticchia un pezzo italiano del tempo che fu. La stessa canzone si conclude con la medesima nonna che, intervistata da Elisa, si lamenta di come la musica nuova sia tutta un tum-tum-tum “come se stessero tagliando la legna” e manchi di melodia.

Ora, facciamo finta che non sia paradossale inserire questo frammento nel disco di Elisa che più di tutti flirta con quel tum-tum-tum da taglialegna. Dimentichiamocene. A proposito di questo frammento Madeddu scrive nella recensione: [il] DeFilippismo assoluto della nonna di Elisa (credo) che canta Serenata a Marirosa di Otello Boccaccini e poi si lamenta delle “canzoni moderne con quel tomtomtomtom da spaccalegna

Insomma, Madeddu fa la parafrasi di quel che succede, né più né meno. Così non sembra a Elisa, che pubblica il seguente post sulla propria pagina ufficiale:

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È evidente come alla base di questo post ci sia un malinteso, Madeddu non ha insultato nessuno e – diciamolo – se metti la nonna nel disco non puoi chiedere che nessuno parli della nonna. Eppure il pubblico dei fan si scalda e comincia a commentare: sull’onda dell’emozione emotiva e familiare escono ovviamente commenti tra i peggiori, galoppando sul fatto che se la sobria Elisa si è data al turpiloquio per l’arrabbiatura allora anche i fan sono giustificati a farlo.

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Il recensore interviene anch’esso nei commenti cercando di difendersi, in modo a dire il vero un po’ impacciato. Sostiene di non aver mancato di rispetto a nessuno e propone a Elisa, in un modo un po’ contorto, di ascoltare il giudizio della nonna e stare attenta al tum-tum-tum.

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La frase “sento che come critico musicale dovresti ascoltarla” viene subito interpretata diversamente, ovvero come “essendo un critico musicale penso che dovresti ascoltarla”: poco importa che la frase girata così abbia meno senso, è questa l’interpretazione che va per la maggiore. Anche qui i fan si scatenano, insultando il recensore reo di aver rincarato la dose (giocando fuori casa, sulla bacheca di Elisa) e di aver pure sostenuto di essere lui stesso un critico musicale (!). Elisa interviene di nuovo, cita esplicitamente il brano della recensione e rincara la dose, chiedendo di non toccare la famiglia. Un commento totalmente di pancia, uno sfogo. Il che dà ovviamente via libera ad ulteriori commenti pesanti, giustificati dal manifesto dolore della cantante verso la quale gli iscritti alla pagina provano giustamente empatia.

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Alla fine partendo solamente da un disco pop e una recensione caustica si è giunti ad un vero e proprio atto di bullismo mediatico, per di più avvallato da un’artista che fino a ieri sembrava essere la più schiva e timida del mercato discografico italiano. Una riprova di quanto sia difficile non abusare del potere che i social network e lo stuolo dei fan sono in grado di garantire.

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