September 12, 2018 at 02:39PM

“Siamo in cucina, Lucia ha un vestito poco adatto alla stagione ma non c’è verso di farglielo cambiare. Stiamo bevendo il caffè e, nel suo, ho tritato e sciolto la terapia, ovviamente a sua insaputa. È l’unico modo che abbiamo trovato per fargliela assumere. Poi, quando posa la tazzina, cambia espressione e inizia.
L: «Mi vuoi dire chi è quella di là?»
M: «Chi?»
L: «La sconosciuta che c’è in camera. Mi vuoi dire chi è?»
M: «Ma’, guarda che è Sebastiano.»
L: «Ma che cazzo vai dicendo? Sono fatta scema che non riconosco a mio marito?»
La guardo e resto in silenzio.
L: «Me vuo’ rice chi n’è ‘sta zoccola che sta in camera mia?»
M: «Ti dico la verità, non lo so.»
L: «E allora spiegami che ci fa qui a casa dei miei.»
M: «Guarda che siamo a Milano, questa è casa tua.»
L: «Eh sì, vedi? C’è l’arianese che vende lu pane qua sotto, c’è quell’altro che è pure di qua, perciò da Zungoli sono venuti tutti sotto casa mia perché mi volevano bene.»

In effetti, neanche a farlo apposta, a gestire la panetteria qui sotto casa c’è Antonella, nata ad Ariano Irpino, un paese che dista poco più di 10 km dal paese dei miei; di fronte, invece, abita un vecchio amico di mio padre, anche lui nato in provincia di Avellino. È ovvio che, nella logica malata di mia madre, il fatto che loro stiano a pochi metri di distanza è la conferma che ci si trovi giù al suo paese

(…)

Riapro la porta di casa e, appena entro, mia madre è di nuovo sul piede di guerra: nella sua testa, infatti, lo scenario è cambiato nuovamente.
L: «Ah, è arrivato il Re pìpì.»
Io non rispondo, soprattutto perché non capisco adesso quale sia la sua “realtà”.
L: «Perché volevi farmi credere che siamo a Zungoli e non a Milano?»”

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