TROL

Due parole su The ReconstruKction of light, ovvero “il post del quale nessuno sentiva alcun bisogno”

Finalmente ho trovato il tempo di ascoltare The ReconstruKction of light. Non è stato facile non avere aspettative perché TCOL è uno dei dischi dei King Crimson ai quali sono più legato. Devo ammettere però che il remix è stato fatto veramente bene e il lavoro di Mastelotto alla batteria è qualcosa di notevole.

All’inizio dell’ascolto sono rimasto spiazzato perché mi aspettavo un approccio molto acustio alla batteria invece ProzaKc è ancora molto elettronica, come se volesse traghettare l’ascoltatore piano piano nelle nuove sonorità del disco. Batteria più ritmica, non molto dinamica, non sono sicuro che mi piaccia di più rispetto alla versione originale. Mi fa sempre piacere risentire il vocione del Belew-ciccione, secondo me è stata una gran trovata. Nel refrain centrale la batteria sembra rallentare il tempo, piacerà agli amanti del blues, non a me. Sul finale però è meglio dell’originale. Dal punto di vista del remix mi sembra siano messe più in evidenza le chitarre, rese forse anche un po’ più acide e meno sintetiche.

Tcol: curiosa la scelta di suonare una parte di batteria diversa dalle versioni del 2001 e 2003. Forse somiglia a quello che fa Mastelotto nella nuova versione con tre batteristi? La sezione iniziale “in levare” è spiazzante ma una volta abituati è davvero notevole. Non so dire se mi piaccia di più dell’originale o delle mille versioni che abbiamo sentito in questi 19 anni (!), di sicuro è un approccio nuovo a un brano che non finisce mai di stupirmi e va bene così. Nella sezione centrale si sente molto più chiaramente la seconda traccia di Gunn (credo) che fa degli accordi che sanno quasi di organo hammond. Meravigliosa. È meno centrale il lavoro delle chitarre che sono anche distribuite in maniera meno estrema nei due canali stereo, la batteria è più in primo piano e accompagna la Warr Guitar che non è più il solo perno del pezzo. Rimane però la struttura “colonnare con decorazioni” che è la vera particolarità di questo capolavoro. Segnalo tra 4:08 e 4:13 un magheggio di P@t che mi ha fatto venire i lacrimoni.
La parte cantata è stupenda, remixata benissimo, più ricca di dettagli e rutilante. Anche qui gli accordi di accompagnamento di Gunn sono più in evidenza. Mi mancano un po’ i colpi di batteria alla fine, che andavano da 1 a 5, un po’ didascalici forse ma mi piacevano 😛

L’introduzione di Frying pan… boh, da dove salta fuori? Le soundscapes qualcuno deve averle registrate, anche le parti “parlate” che sembrano fatte da Gunn con il talker da qualche parte proverranno. Chissà se dalle sessions di Tcol o da qualche show dal vivo.

Frying pan: molti cambiamenti negli attacchi (ad esempio all’inizio la batteria sul cantato entra molto dopo, ed è una buona idea). La rivistazione di batteria ricorda un po’ Oyster Soup, con parecchi incastri di tempo che vogliono distrarre l’ascoltatore e portarlo fuori da una canzone che fondamentalmente ha lo stesso tempo di 4/4 dall’inizio alla fine. Il trucchetto di accelerazione prima dell’assolo finale in cui Mastelotto acelerava è stato reso meno evidente e più tecnico. Belli i piccoli tocchi di classe come gli attacchi di Trey Gunn messi in evidenza tra 3:19 e 3:35.

FraKctured. Questa già la conoscevamo grazie all’hot tickle pubblicato nei #kc50. Rework spettacolare grazie al quale un brano che in Tcol tendenzialmente skippavo diventa un pezzone, soprattutto grazie ad alcuni trucchi:

  • enfatizzare il basso nei primi minuti
  • far entrare la batteria mooooooolto prima, come accompagnamento, letteralmente.
  • giocare molto meglio sulla sezione intorno al minuto e mezzo
  • spaccare i culi sulla sezione centrale, dando più volume alle follie frippiane e creando un wall of sound di warr guitar e batteria che prima non c’era
  • usare i piatti e la cassa in maniera molto intelligente sulla parte centro-finale nella quale Fripp riproduce per 32 volte (se non sbaglio) il riff veloce prima di tornare all’incastro iniziale.

Hanno fatto bene a sceglierla come esempio per i Kc50 perché è un piccolo compendio di tutte le cose belle che sono state fatte in questa ReconstruKction.

Oyster Floor: una canzone alla quale sono molto affezionato, anche lei in 4/4 mascherati come Frying Pan. Sono molto felice che P@t abbia deciso di non tradire l’approccio “tradizionale” del pezzo, cioè una parte di batteria molto percussiva e studiata per non battere mai sul 2 e sul 4 in modo da ingannare il più possibile l’ascoltatore e rendere interessante il pezzo. Il rework non è molto diverso dalle versioni live 2001-2003, e va bene così. Permane l’abuso di rullante, che adoro.

Larks’ IV: partenza più rumoristica, con un ostinato su un piatto elettronico che mi piace poco. Per il resto con il nuovo condimento di batteria ricorda di più le versioni live del 2003, naturalmente. Ci sono dei bei momenti di unisono con Gunn che vengono sottolineati. Globalmente mi sembra meno concentrata sulle chitarre, a livello di volumi e mix. Quella roba che succede a 2:15 è bellissima.
Parte b ripensata un po’ come il centro di FraKctured, dalla quale del resto è clonata, con l’assolo di Fripp molto più in evidenza (almeno mi sembra) e accompagnamento percussionistico anch’esso alzato nel mix. Più giocata su pieni e vuoti e meno sulla rutilanza delle percussioni, e ci guadagna.
Parte c non molto alterata se non nei suoni di batteria e in qualche stacco in più per accumulare tensione.

I have a dream: è la Afterglow dei King Crimson, nel bene e nel male. Ponderosa, possente, ha come unico difetto quello di essere uguale dall’inizio alla fine. Della versione in studio ho sempre amato alcuni giochi di controtempo all’inizio che qui vengono omessi, rendendola più lineare. Mastelotto sembra seguire più le soundscapes e meno la chitarra e il basso. Mi aspettavo che il testo, per molti discutibile, sarebbe stato sepolto nel mix, invece lo sento forte e chiaro. Bravi.

In generale mi sembra che P@t abbia optato per usare comunque dei suoni molto elettronici, forse per non tradire lo spirito originale del disco, e mi piace questa scelta. In diversi punti mi sembra che P@t abbia anche voluto mantenere alcuni “crash” di piatti elettronici della traccia originale, proprio per non distaccarsi troppo.

Nel complesso mi sembra che la ri-scrittura della batteria abbia il lato negativo di dare più spazio nel mix a Mastelotto, a volte un po’ a discapito degli altri. Nel disco originale Mastelotto era ovunque e c’erano in media 5395 colpi di rullante al minuto ma avendo una batteria giocattolo nel mix risultava più modesto e suonava davvero come un disco a quattro voci di pari peso, come quattro musicisti che suonano in una sala prove. Ora invece con la parte di batteria più prominente e riarrangiata suona magari più crimsoniano – perché siamo abituati dai tempi di Billy alla nuova front-row ad avere una sezione ritmica invadente – però un po’ meno corale rispetto a prima.

Al di là di questo apprezzo tantissimo il lavoro di Mastelotto e anche quello di chi ha compiuto il resto della re-construKction, andando a remixare il disco per i rimanenti strumenti. Il lavoro fatto permette di riscoprire un album troppo sottovalutato e di gettarci sopra, letteralmente, uno sprazzo di luce. Una luce che secondo me permette di vederlo come ciò che è, ovvero il più originale, potente, ricco, urgente, bel disco dei King Crimson in studio del post-Discipline.

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