nessun titolo

 Ieri era la giornata nazionale della colletta alimentare. Per una serie di vicessitudini, io e Lullu, che non avevamo mai partecipato a livello organizzativo a questa cosa, ci siamo ritrovate ad essere capo-equipe in un piccolo supermercato in centro a Rovigo. questo comportava essenzialmente avere la responsabilità di arruolare i volontari (fortuna che avevamo i nostri ragazzi del gruppo, Martin, gli animatori e il mio fratellone!) e di catalogare la merce raccolta. Ma il vero impegno era essere presenti dall’apertura (8:00) alla chiusura (20:00): orario che fortunatamente includeva la pausa-pranzo!

Alla sera era fisicamente distrutta (ma come facevo a fare la cameriera per 8 ore di seguito due estati fa?!?) ma felice, davvero felice; ieri abbiamo incontrato tante persone che ci hanno trattato male, tante che ci hanno ignorato, tante che ci hanno evitato. Ma non solo: tante hanno offerto moltissimo, tante hanno offerto quello che per loro era un sacrificio, tante ci hanno sorriso, dato il loro appoggio, anche ringraziato.

Personalmente sono abituata all’indifferenza, alla diffidenza, all’egoismo della gente. Forse è per questo che incontrare persone disponibili, generose, altruiste mi commuove sempre.

Help!

Il mio cane (di cui non svelerò il nome per preservarne la privacy) mangia cacca.
Non la sua (il che sarebbe ancora più preoccupante), ma quella della gatta. La gattina fa i suoi bisogni nella lettiera, quindi la mia cagnolina va, rovista fra la sabbia, prende in bocca lo "snack" e se lo va a masticare tranquilla da qualche parte in giardino.

Se vi fa schifo leggerlo, pensate a quanto possa fare schifo a me vederla mentre lo fa!!!

E sì che da mangiare gliene diamo, e anche tanto. Eppure non c’è niente da fare, ormai ha preso il vizio e non sappiamo come farla smettere…
In parte sarebbe anche comodo, per chi deve pulire la lettiera (cioè il sottoscritto), però… immaginate che odore può emanare la bestiola!

Insomma, lancio un appello dalle pagine di questo blog: se avete già vissuto situazioni del genere potreste suggerirmi un modo per dissuadere il mio cane dal suo "vizietto"? Secondo me lo fa per una sorta di "istinto materno" nei confronti della gatta, misto ad una fame insaziabile che da sempre contraddistingue gli animali (e non solo) della mia famiglia.

Grazie in anticipo!

Digging in the dirt

Something in me, dark and sticky
All the time it’s getting strong
No way of dealing with this feeling
Can’t go on like this too long

This time you’ve gone too far
This time you’ve gone too far
This time you’ve gone too far,
I told you, I told you, I told you, I told you

Don’t talk back, just drive the car
Shut your mouth, I know what you are
Don’t say nothing, keep your hands on the wheel
Don’t turn around, this is for real

Digging in the dirt
Stay with me I need support
I’m digging in the dirt
Find the places I got hurt
Open up the places I got hurt

The more I look, the more I find
As I close on in, I get so blind
I feel it in my head, I feel it in my toes
I feel it in my sex, that’s the place it goes

Digging in the dirt, to find the places we got hurt…

nessun titolo

Negli ultimi due giorni sono riuscito sempre a rimediare un passaggio al ritorno dall’università (a proposito, grazie mille Tino!!!).
Risultato: sono arrivato a casa in media un’ora prima e iper-rilassato, al punto che (volendo) avrei anche potuto ricominciare a studiare.
Che differenza rispetto agli agonizzanti, scomodi, freddi e lunghissimi viaggi in corriera…
non vedo l’ora che questa tortura finisca!

nessun titolo

Due anni e mezzo possono far paura, se ci si ferma a pensare a ciò che è passato o se ci si lascia impressionare dai numeri.
I kilometri che ci separano, i minuti che passano in attesa di una telefonata, quante coppie di amici si sciolgono…

Invece bisogna guardare oltre, a quanto si ha ora, alla ricchezza da custodire gelosamente facendone dono a tutti, alla fortuna di esserci trovati… e tenuti stretti.

Allora non ti dico nient’altro se non un enorme grazie. Il resto posso esprimerlo solo con un abbraccio, o uno sguardo… e per quelli aspetto (trepidante) domani! =)

30 mesi

In 30 mesi un bambino è in grado di camminare senza problemi, riesce a pronunciare tutti i suoni dell’alfabeto (difetti di pronuncia a parte), riesce a riprodurre le forme e i colori che vede, la sua dentizione da latte è completa. Tutto in 30 mesi. Ogni mese, ogni giorno fa una scoperta in più, raggiunge un piccolo obbiettivo, fa un piccolo grande scalino, necessario e fondamentale per crescere in modo armonioso e funzionale. Ma la cosa più importante è che riceva tutto l’amore di cui un bimbo ha bisogno.

In 30 mesi…quante cose, succedono, quanti momenti meravigliosi, quante piccole cadute, quanti sorrisi, quante nuove esperienze, pezzetto dopo pezzetto stiamo costruendo un mosaico magnifico. Oggi sono 30 mesi che io e WhiteFang siamo insieme: sarebbe una bugia se dicessi che non credevo che saremmo arrivati così lontano, ma davvero non pensavo che questo stato di ebbrezza e felicità sarebbe durato così a lungo.

Come un bimbo, la nostra piccola storia sta crescendo…ed è incredibilmente bello, proprio quanto vedere che quello stesso neonato così piccolo e indifeso ora trotterella sicuro, con un sorrisetto beffardo.

Buon compleanno (che poi era il 19… ma vabbè…)

Un anno. E’ davvero un sacco di tempo.
Capitano tantissime cose in un anno, avvengono migliaia di piccoli e grandi cambiamenti, mentre altre cose restano sempre le stesse. Anzi no, in realtà nulla resta sempre lo stesso.
E’ da un anno che io e Sisila ci siamo imbarcati in questa avventura chiamata blog. Subito è nato nelle nostre menti come una specie di "monolocale" dove riporre pensieri di entrambi, lasciare la nostra firma, il nostro stile.
Anche questo blog però col tempo è cambiato, sembra meno un appartamento e più ciò che è, cioè una bacheca dove scriviamo a volte i nostri sfoghi o le nostre riflessioni, altre volte semplicemente piccoli attimi di felicità o tristezza.
Forse, paradossalmente, questo blog è servito più a noi che agli sporadici lettori, anche per sentirci più vicini.

nessun titolo

Nel 1973, sul numero 32 di Zig Zag, un’ottima fanzine del tempo andato, appare uno scritto dal titolo: “Notes towards the illumination of the Floyd”.

L’attacco recita così: “Tre anni fa, quando l’Arsenal era una squadra di calcio interessante e io avevo tempo, andavo alla partita ad Highbury. Lì incontravo un vecchio conoscente dell’Università, accompagnato da uno strano tipo grande e grosso che non parlava molto, ma che avrei giurato di conoscere. Un’altra faccia vista all’Università, pensavo. Dopo due anni di saluti appena accennati, finii per domandargli che cosa facesse nella vita. “Sono musicista”. “Oh davvero? E che tipo di musica?”, ripresi io. “Suono in un gruppo chiamato Pink Floyd”, fece quello, con lo stesso tono che potresti usare per dire a qualcuno che hai lavorato per J. Walter Thompson. Era Roger Waters”.

Due anni allo stadio, senza che un giornalista musicale riesca mai a riconoscere il leader di una band straordinaria.
Tra le molte storie che circolano sui Pink Floyd, questa è la mia preferita. Perché racconta tutto del gruppo che non ha mai avuto un volto pur avendo avuto tre teste: Barrett, il pifferaio magico alle porte dell’alba; Waters, l’uomo con così tanti incubi da costruirci un muro; Gilmour, l’operaio che tiene aperta la fabbrica dei sogni.
Il gruppo che non ha un volto perché è puro suono. La band che ha cambiato faccia al rock psichedelico ma che non ne ha una. L’utopia dei musicisti veri: sapere che le tue canzoni sono più importanti del taglio di capelli e dei vestiti alla moda. E che resisteranno anche senza di te, anche dopo di te. Perché puoi anche non sapere come sono fatti, ma sai di che pasta sono fatti i dischi, le suite, le canzoni, le invenzioni, i canti dolenti per l’amico perduto, le invocazioni, gli effetti, i sospiri, i lati oscuri della luna. Gli artisti che continui a sentire accanto anche se non tornano mai. Così lontani, così vicini. E così splendidamente belli, senza volto.
    “Chi di voi è Pink?”.

    Massimo Cotto