le ultime 24 ore

Come ogni anno, in casa mia si preparano le valigie e si parte per la montagna. Come ogni anno nelle ultime 24 ore prima della partenza farei di tutto per non partire. Non so esattamente perchè, forse, semplicemente, perché sono pigra e l’idea di pensare a tutto quello che devo portare via, impilare i vestiti sul letto, trasferirli in una valigia, fare una lista delle cose da fare e, una dopo l’altra, ricordarsi di portare via: gli scarponi, i guanti, i portasci, gli sci, i regali, i libri per preparare l’esame, il caricabatterie, il lettore, i cd, la macchina fotografica, qualcosa da leggere, la spazzola, la crema per le mani, la luce da notte, le penne, gli evidenziatori, gli analgesici, le pantofole….uff! Se penso ke quest’estate ho fatto stare tutto in uno zaino!!!

Forse, però, quest’anno mi pesa un po’ di più, perché ci sono tante persone qui con cui vorrei festeggiare, a cui vorrei fare gli auguri di persona e non con un messaggino che sa sempre di preconfezionato; ci sono tante facce che vorrei gustarmi nel momento in cui aprono i regali che anche io ho fatto loro, che posso solo farmi raccontare…

Tanti mi dicono che non dovrei lamentarmi, che è un’opportunità di pochi. È vero, me ne rendo conto. E mi piace, sia ben inteso, la montagna, la neve, rivedere la mia adorata nonnina e i miei zii, ma… ma oggi proprio non ho voglia di partire. Come sempre.

il mio Natale

Oggi ho visto una scena meravigliosa.
Stavo camminando velocemente lungo il marciapiede di una stradina un po’ isolata, con la solita fretta di chi ha poco tempo e vuole fare molte cose. Una delle macchine parcheggiare a fianco del marciapiede,in prossimità di un cantiere, aveva il bagagliaio aperto e un ragazzo ci stava armeggiando dentro; ne è uscito con una bella cesta natalizia, dentro cui troneggiava una bottiglia scura con il copritappo dorato. Passando, senza rallentare troppo il mio ritmo, ho guardato in quali mani stava andando. Era un operaio, straniero, con la pelle color caramello. Subito ho pensato che il pacco fosse per il capocantiere o il progettista o responsabile dei lavori, così come succede a mio papà sempre in questo periodo.

E invece no. Il ragazzo nel consegnare la cesta nelle mani dell’operaio ha detto, sorridendo: "Hai dei bambini? Eh, ne hanno qui di cioccolatini da mangiare!". Il sorriso così smagliante, così bianco che risaltava contro la pelle di caramello, e i suoi continui grazie, grazie, grazie mille mi hanno fatto, in un attimo solo, tornare in mente tutto il senso del Natale. Quell’uomo (e, sbirciando dentro il cancello, tutti gli altri operai) non ha ricevuto gli scarti, gli avanzi, quello che noi non usiamo più o non vogliamo più, ma qualcosa che lo rende uguale a noi, qualcosa di speciale, qualcuno ha pensato a lui, per primo, non come seconda scelta.

In queste settimane, tra fine dell’università e regali vari, non ho avuto il tempo di prepararmi davvero a questo Natale, di pensare seriamente a cosa significhi.
Grazie a quel ragazzo e a quell’operaio per avermelo ricordato.

nessun titolo

Stavo ascoltanto il nuovo live di Battiato (che peraltro consiglio: ottimamente suonato ed interpretato) quando mia sorella se n’è uscita con la seguente frase:

"Hai notato? ‘La cura‘ sembra scritta da Anakin per Padmé"

Subito sono rimasto un po’ basito, ma poi mi sono illuminato. Ha ragione, c’è poco da dire. In effetti è una canzone d’amore un po’ "malata", ma non l’avevo mai interpretata in questo senso.

A volte sono proprio orgoglioso di lei (anche se altre volte la prenderei a sprangate, ma questo fa parte del normale rapporto fratello-sorella) =)

bei momenti…

L‘altro giorno sono andato a registrare un esame di cinque mesi fa ed ho finalmente finito la prima pagina del libretto!
Questo però mi ha fatto riflettere… se dopo due anni e qualche mese di università gioisco per aver finito una pagina del libretto… beh, forse c’è qualcosa che non va.
In effetti, a conti fatti, non sono fuori corso per soli cinque crediti!!!!

Se non è stimolante per lo studio questo…


(Certo che a vedere il mio libretto sembro proprio un nullafacente…)

All in all it was just a brick in the wall…

Tre giorni fa a Matrix hanno fatto vedere un filmato, simile a quello di RaiNews24, che era saltato fuori ancora mesi fa ma non aveva suscitato tutto lo scalpore di quest’ultimo.
In questo filmato, sempre ripreso dai lagunari in Iraq, si vedrebbe una battaglia notturna sui tetti, con tanto di proiettili traccianti.
In sottofondo "another brick in the wall part 1" dei Pink Floyd.
Per fortuna non ho visto questa scena, altrimenti mi si sarebbe accapponata la pelle!!!

The wall e’ un album contro la guerra, scritto da una persona che l’ha vissuta in modo orribile, cioe’ con la perdita del padre. Il brano in questione tratta proprio questa tragedia familiare di Waters, dalla quale egli e’ rimasto irrimediabilmente segnato.

Che vergogna (per me Italiano), che schifo sentirla usare come sottofondo per una battaglia. Spero soltanto che Waters non venga mai a saperlo.
D’altra parte, questo e’ il rischio che si corre ascoltando musica senza sapere cosa venga detto. Peccato solo che queste parole non abbiano il potere di prendere vita, uscire dallo stereo e fermare i proiettili nei fucili.

"Daddy’s flown across the ocean
Leaving just a memory
a snapshot in the family album
Daddy what else did you leave for me?
Daddy, what d’ya leave behind for me?
All in all it was just a brick in the wall.
All in all it was all just bricks in the wall."

per Tookie Williams

Non sono nemmeno sicuro che c’entri un granché, soprattutto considerando che spesso mi è capitato di interpretare male i testi di De Gregori.

Ad ogni modo la canzone è bella e fa riflettere, quindi la posto. Tutto qui.

Da qualche parte dicono che vive bene,
che relativamente non gli manca niente.
Può bere, camminare, scrivere e camminare,
fantasma senza catene.
Da qualche parte dicono è sempre uguale,
anche se non si somiglia più.
La mattina di Pasqua con le mani in tasca
e una corona di spine.
Da qualche parte al mondo suonano le sirene,
milioni di uomini cominciano a remare.
Si confondono il turno della notte e del giorno
si confondono gli agnelli con le jene.
Da qualche parte al mondo dicono, va bene
con una colomba morta tra le mani.
Fuori dall’orizzonte con il muro di fronte,
risultato senza soluzione.

Condannato a morte,
condannato a vita.
Condannato a morte per la vita.
Condannato a morte,
condannato a vita.
Condannato a morte per la vita.

Che silenzio che c’è qui intorno,
che paura che c’è qui intorno.
Religione può essere un sentimento,
religione può essere una fuga d’amore.
Religione può essere intrattenimento,
religione può essere terrore.
Da qualche parte dicono che vive bene,
anche se gli fa paura ogni rumore.
Una foglia che cade, una faccia che vede,
una notte che ha sentito abbaiare il suo cane.
Da qualche parte al mondo suonano le campane,
milioni di uomini cominciano a pregare.
Ognuno dal suo punto cardinale,
nella corrente dello stesso fiume.
Da qualche parte dicono va bene,
seduto nella pioggia sopra una panchina.
Fin quando non avrà il suo posto al sole,
tutto quanto questo mondo sarà, prigione.

dolce e amaro

Oggi ho fatto il viaggio di ritorno in treno, guardando semplicemente fuori dal finestrino. Non avevo portato con me nulla da leggere e non avevo voglia di tirare fuori il lettore dalla borsa, mi sono limitata a seguire la linea più o meno continua che si dipanava veloce sotto i miei occhi. E ho pensato. O meglio, ho lasciato scorrere i pensieri. A poco a poco si è fatta spazio nella mia mente la melodia di una canzone che conosco, forse di De André, e piano piano ci sono spuntati sopra i versi di un’altra canzone:

capirai…
che non c’è solo il dolce ad attenderti, ma molto d’amaro
e non è senza un prezzo salato diventare grande…

(ci ho messo un po’ a capire cos’era…)

e queste poche parole continuavano a ronzarmi in testa. E a spaventarmi un bel po’. Sì perché io, finora, ho avuto solo dolce, fiumi di dolce e anche i momenti che mi sembravano decisamente amari, in realtà erano solo un po’ meno dolci… E questo mi spaventa, perché non so davvero se e come potrei affrontare dell’amaro. Considerando poi la mia predisposizione alla tragicità, vedo davvero molto molto molto nero.

La verità è che ora sono davvero felice, mi entusiasmo facilmente, ho degli ideali in cui credo, sono ottimista e pronta a mettermi in gioco.  Il pensiero che questo un giorno possa finire mi fa tremare…

mondo ikea

Sabato mattina sono andata, dopo tanta attesa, all’ikea, con Diego e Martin. Innanzitutto è ENORME, sembra davvero di entrare il un altro mondo, un intero mondo, è così grande che si potrebbe non riuscire ad uscirne più (e noi abbiamo davvero rischiato!). Però è davvero bellissimo: io che mi diverto anche alle esposizioni di divani, figuratevi se ci sono delle intere stanze, degli interi appartamenti, arredati di tutto punto, in cui non solo si può entrare, ma addirittura nessuno ti guarda male se apri i cassetti, entri nel box doccia, ti stendi sul divano…MMMERAVIGLIOSO!

Siamo arrivati alle dieci e a mezzogiorno avevamo appena finito il primo piano (che era solamente espositivo!), abbiamo mangiato un tramezzino fritto (hanno del cibo leggerissimo ‘sti Svedesi…) e via verso il vero e proprio piano degli acquisti, armati di carrello ed enorme sportina gialla. File e file di candele, sedie, tappeti, piatti, lampade, piante finte, quadri, copriletti…da perdersi. Alle due e un quarto abbiamo varcato la soglia delle casse, carichi di oggettini colorati e odorosi di nuovo. Ma siamo a Natale no?! Quindi fuori dalle casse c’erano rotoli e rotoli di carta per impacchettare i propri acquisti: Diego ha incartato anche il carrello!!!

Dopo un pessimo hot-dog, grande quanto un mignolo e al gusto di plastica, siamo tornati all’aria fredda e pungente di un sabato pomeriggio invernale, abbiamo raggiunto la mini gialla e, finalmente siamo ripartiti per tornare a casa.

Mi è piaciuto? Direi di sì, ma mi ha devastata… sono sempre più convinta che io sono fatta per shopping da 30 minuti!