Neil Young – Ohio

Il 4 maggio 1970 alla Kent University, in Ohio, quattro studenti furono uccisi dalla Guardia Nazionale durante una manifestazione pacifista.
Dieci giorni dopo Neil Young pubblicò questa canzone (la traduzione di Riccardo Venturi è postata come commento).

Tin soldiers and Nixon coming,
We’re finally on our own.
This summer I hear the drumming,
Four dead in Ohio.

Gotta get down to it
Soldiers are gunning us down
Should have been done long ago.
What if you knew her
And found her dead on the ground
How can you run when you know?

Gotta get down to it
Soldiers are gunning us down
Should have been done long ago.

What if you knew her
And found her dead on the ground
How can you run when you know?

Tin soldiers and Nixon coming,
We’re finally on our own.
This summer I hear the drumming,
Four dead in Ohio.

new way of life

Se sei buono, ti tirano le pietre!
Se sei cattivo, ti tirano le pietre…

È una giornata di svolta: ho avuto un’illuminazione! Siccome le pietre comunque si prendono, allora tanto vale meritarsele!
D’ora in poi non cercherò le lenti di nessuno, userò le mie, i miei criteri per giudicare il mio operato, le mie scelte. Gli altri non approvano, non condividono, non capiscono, non sono d’accordo?! Pazienza, come risponderebbe Martin: "Fa’ mo, queo ca te vo!"

Quindi non ho più intenzione di raccogliere le recriminazioni, non ho più intenzione di pregare la gente per ottenere qualcosa che so spettarmi di diritto. Se credo di meritarmela, semplicemente me la prenderò. E fingerò di non sentire i rinfacciamenti e gli sguardi di disapprovazione!
E poi, chissà, magari con le pietre raccolte potrei farmi un bel muretto, dietro cui nascondermi.

…e questo nuovo way of life mi ha fatto venire un’ideuzza da regalarmi per il compleanno….

[non vi preoccupate, non ho intenzione di darmi al crimine…è uno sfogo che pochi potranno capire appieno]

Time passages…

Misha little

Ormai la signorina qui sopra ha all’incirca sei mesi.

In realtà nessuno sa esattamente quando sia nata, quindi la data del suo compleanno è pura convenzione.
Dato che ci stavo pensando ieri, ho proposto, votato e deliberato da solo che il compleanno di Misha d’ora in poi sarà festeggiato il 26 agosto.

E poi c’è chi dice che il metodo democratico non funziona :P

Horror vacui

Notoriamente camera mia è piena di ogni tipo di oggetto utile e inutile.
Nell’ambito degli strumenti musicali erano presenti fino ad oggi una chitarra acustica, uno djembè, uno strumento della pioggia, un flauto, una scatola contenente una mucca e delle bacchette da batteria.

Iguana!!!Da stasera però questa famiglia si è allargata, e lo spazio a mia disposizione (per la gioia di mia mamma) si è ulteriormente ristretto: !ho portato a casa una chitarra elettrica!!!
Non l’ho comprata, ne’ noleggiata: un mio amico da un po’ di tempo non la usa più e me l’ha prestata, assieme al relativo amplificatore.

Non che sia chissà che chitarrona, si tratta di una Iguana STC-33 verde marmorizzata (neanche tanto bella, quindi). Ha un pulito accettabile ed un distorto che sembra quello di "Schizoid man" in un Mp3 a 24Kbit. Praticamente sembrano i suoni prodotti da una sega circolare contro uno spaventapasseri. L’amplificatore è un anonimo affarino a transistor da 15 watt.

Però tutto questo è decisamente relativo: fa casino e quindi compie il lavoro per il quale è stata progettata. Quando vorrò suonare con un minimo di qualità sonora riprenderò in braccio la mia vecchia "Manuel Gomez" acustica di 25 anni fa!
L’unico problema di una certa entità è che deve aver fatto qualche "volo" di troppo quindi il buco del jack si è un po’ spannato. Morale della favola: se voglio che il segnale arrivi all’ampli devo mettere un fazzoletto arrotolato a mo’ di spessore sotto al jack e ricoprire il tutto con abbondanti dosi di scotch-carta :P

Ma che volete… anche questo (anzi, forse soprattutto questo) è rock’n’roll!

P.S. Nella pagina a cui si accede cliccando sulla foto (oppure, per i pigri, direttamente da qui) è possibile visionare un filmatino di un minuto e mezzo di dimostrazione: beh, penso che per ottenere dei suoni del genere il tipo abbia dovuto attaccarci un valvolare della MesaBoogie, altrimenti non si spiega come quella chitarra possa essere la stessa che suonavo io dieci minuti fa!!!!

nessun titolo

Don Giuliano era parroco a Pezzoli (Ro), prima di partire in missione per il Brasile.
Da quando è laggiù ha scritto alcune lettere ai ragazzi che ha lasciato in paese i quali, stimolati dall’ambiente culturale molto florido instaurato dal Don, hanno creato un’associazione culturale chiamata "Teatro 99".

Le sue lettere sono di una bellezza e di una limpidezza secondo me sconcertanti, quindi mi piacerebbe riproporle qui. Comincio, com’è giusto, dalla prima, ma dal sito dell’associazione è possibile leggerle tutte.
Vi invito a fare uno sforzo: lo so che è lunga, ma vale la pena arrivare fino in fondo, e magari anche pensarci su.

“Felizes os que promovem a paz e bem-aventurados aqueles que amam a verdade”

PACE non è solamente assenza di guerra, perché anche la tirannia, la non democrazia, può portare tranquillità sociale, impedendo rivolte, schiacciando quelli che non condividono una determinata linea politica, come fu la PACE ROMANA in altri tempi e come è oggi, ai nostri tempi, il caso dell’egemonia bellica degli Stati Uniti. La tranquillità sociale è pace soltanto quando le esigenze della giustizia trovano una realizzazione armonica.

Per il fatto che nessun ordine è giusto per principio, ogni ordine creato deve sempre confrontarsi con l’etica. Non è possibile una pace della monotonia.

Così, come l’arte della musica risiede nell’armonizzazione dei diversi suoni, è la giusta armonia di una società che fa della pace una sfida tanto più grande quanto più complessa e diversificata è questa società.
Aspirazione profonda di ogni persona, la pace è UTOPIA e CONQUISTA. Utopia perchè, nella sua pienezza presuppone la riconciliazione universale, che oltrepassa la capacità umana.
E’ conquista perchè si costruisce nella misura in cui investiamo le nostre energie in questa grande impresa.
Si va dal livello più basso, più vicino, dal PERSONALE (micro) fino al punto più alto, il SOCIALE, il PLANETARIO (macro). La pace si conquista nella fatica e nella lotta quotidiana, è un modo di vivere che comprende la pace interiore (con se stessi), la pace con chi ci vive accanto (famiglia, vicini, colleghi di lavoro, compagni di scuola), con la natura (difesa dell’ambiente) e con Dio (riconciliazione ed esperienza del perdono).
Desiderio e aspirazione esigente, la pace non ammette mezze misure, non prevede i “se” e i “ma”! Non esiste una pace a metà.
Barattare l’UTOPIA dell’armonia planetaria con la tranquillità dell’ambiente chiuso, innalzare muri materiali o simbolici per non vedere che il mondo sta andando alla deriva, chiudere le finestre della propria vita, è accettare una vita mal vissuta!

Molti di coloro che scelgono questo percorso di vita poco saggio e poco salutare, finiscono col cercare la compensazione al vuoto della propria vita nel consumo insaziabile di novità, nelle droghe di ogni tipo o nell’intontimento, ritualmente provocato.
La sete della pace non ammette limitazioni, perché pretende di raggiungere tutto l’universo e realizzare il sogno del paradiso terrestre, che non è nostalgia – come se si trovasse alle nostre spalle – ma sfida e speranza.
Tutti abbiamo bisogno di speranza per vivere. La grande speranza è vedere un giorno completarsi l’opera della creazione tramite una riconciliazione ampia, generale e senza restrizioni, tra uomo e donna, tra persona e natura, interiorità e mondo, umanità e divinità, nella ricca armonia della sue differenze.

Quando parliamo di pace, bisogna pensarla in due direzioni: la prima è che la pace deve vivere in noi; la seconda è che dobbiamo essere suoi costruttori, portandola nella nostra società.
I costruttori di pace devono diventare loro stessi strumenti di pace, a tal punto che possono dire, anche nell’ora del conflitto estremo: “Io ti do la mia pace”.
La pace è innanzitutto una visione: la visione che l’umanità è come un corpo e che noi tutti siamo membri di questo corpo. E’ una prospettiva che ci fa scoprire che l’altro, invece di essere un mio antagonista o nemico, è mio fratello o mia sorella.

La pace diventa, così, una forza interiore che ci permette di amare i nemici e di affrontare i conflitti con azioni e metodi non violenti, perchè tutti possiamo ottenere e vivere la pace.
La pace diventa quindi un valore senza frontiere, un valore assoluto. E ci riguarda tutti, piccoli e grandi. E’ un bene incondizionato.

Assomiglia a Dio. E’ Dio stesso. E’ per questo che dovremmo continuamente pregare il Signore perché ci dia la PACE. Perché Egli, che è la PACE, venga in mezzo a noi!
Perché la nostra sicurezza non ci venga dalle armi, ma dal rispetto reciproco.
Perché la nostra forza non sia la violenza, ma l’amore.
Perché la nostra ricchezza non sia il denaro, ma la condivisione.
Perché il nostro cammino, i nostri percorsi di vita non siano l’ambizione, ma la giustizia.
Perché la nostra vittoria non sia la vendetta, ma il perdono.
Siamo nati per amare gli altri. Amare gli altri è l’unica vera salvezza individuale e collettiva.
E’ la grande sfida di questo periodo storico. Ma lo è stata e lo sarà sempre, in ogni periodo.
In questi anni, più che mai, come uomini e come donne e come credenti, siamo chiamati e sollecitati a riscoprire e a ritrovare la nostra coscienza storica e la nostra bellezza identitaria.
A leggere la realtà con occhio attento, critico e libero, a non sfuggire alle sfide e alle provocazioni del nostro tempo. A stare dentro alla storia e ai suoi eventi. Come credenti, dobbiamo stare dentro a questa storia da persone (donne e uomini) libere, con la schiena diritta, in piedi e non inchinati (ci si può inchinare soltanto davanti a Gesù Cristo!), senza rintanarsi e senza nascondersi nelle chiese, senza rifugiarsi sotto gli altari per la paura del mondo, dei suoi problemi e delle sue inevitabili contraddizioni.

Se il mondo non fosse complesso e complicato, che senso avrebbe tentare di credere in Gesù Cristo e di averlo come unico Maestro e sperare di trovare in Lui la risposta sempre provvisoria e sempre “oltre le nostre mete e le nostre conquiste”?

Ritrov
are, riscoprire, riappropriarsi della propria bellezza identitaria, ma tutto questo in un dialogo continuo, amoroso e coraggioso con le donne e gli uomini del nostro tempo.


Con affetto, don Giuliano.
Brasilia, 24 aprile 2005

resto?!|

Stamattina, quando sono uscita dalla doccia e, ancora in accappatoio, mi sono trascinata fino in cucina, mamma mi ha messo sul tavolo tre banconote da 20,00 euro. "Mi darai il resto", ha detto prima di augurarmi buona giornata e andare a lavorare. Ora, dopo poco più di tre ore dalla consegna del denaro, nel mio portafoglio rosso resta soltanto una banconota da 10,00 euro. Com’è possibile??! Sono passata in due librerie ed una copisteria, il mio portafoglio si è svuotato e la mia borsa si è riempita (neanche tanto…). Al momento sono carica come un mulo da soma…e poi dicono che la cultura non pesa!!!

Però dovrebbero riconoscermi qualcosa, chessò, una letterina, un piccolo assegno: insomma caro Silvio, dai 1000 euro ad ogni nuovo nato, puoi darne 30 a me che faccio girare l’economia, no?!

[sì, sto fingendo di non considerare il fatto che i soldi li guadagna mia mamma e io li spendo, ma è un dettaglio trascurabile…]

Incontri ravvicinati del 100101100101 tipo

Nerd - an imageSono in laboratorio, sto studiando e davanti a me si piazza un tipo. Parla col ragazzo seduto alla mia sinistra, e’ eccitato come "una roia in te ‘na molonara" (scusate il latinismo). Di cosa parlera’ mai? Di donne? Di motori? Di uncinetto? Di computer (siamo pur sempre in un dipartimento di informatica)?

Si’, parla di computer, ma non come ne parlerebbe chiunque altro. Lui e’ un Nerd.
Quando parla dei nuovi processori Intel gli si illuminano gli occhi, mentre invece gli si apre un sorriso incredibile quando ha l’opportunita’ di dimostrare la sua sapienza raccontando al mio malcapitato vicino le vicissitudini del codec DivX, dagli albori ad oggi. L’apice pero’ lo raggiunge quando il discorso tocca la Microsoft e la sentenza che l’ha costretta a far leggere a WindowsMediaPlayer anche i files .avi oltre ai .wma per non incorrere in sanzioni antitrust.
Il volume della sua voce si fa sempre piu’ elevato, si muove, sgrana gli occhi, finche’ finalmente si siede e comincia una lezione privata di grafica al calcolatore, e la sua voce (e la mimica) si calma.

Chi mi conosce potrebbe pensare: "e vabbe’, e’ il bue che dice ‘cornuto’ all’asino. Tu sei uguale!"

Il fatto e’ che il punto non e’ l’eccitazione per i processori (che non condivido ma capisco benissimo), o per le sentenze contro la Microsoft (che gia’ condivido di piu’), ma il fatto che il personaggio in questione e’ qui (perche’ e’ ancora qui!) da piu’ di mezz’ora e MAI, dico MAI l’ho sentito parlare di qualcosa che non fosse inerente al mondo dell’informatica, in tutte le sue nevrotiche, seppur affascinanti, variazioni.

Ebbene si’, lo ammetto, i Nerd mi fanno paura. Se un giorno dovessi diventare cosi’ anch’io, per favore, fatemelo notare… prima di sopprimermi!

…e adesso scusatemi, vado a comprarmi un pocket protector!!!

Troubles with veils

Dalla prima lettera di San Paolo ai Corinzi: "Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. Ma ogni donna che prega o profetizza, senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. Se dunque una donna non vuoI mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi capelli o radersi, allora si copra. L’uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria  di Dio; la donna invece è gloria dell’uomo. E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per  la donna, ma la donna per l’uomo. Per questo la donna deve portare  sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l’uomo, né l’uomo è  senza la donna; come infatti la donna deriva dall’uomo, così l’uomo  ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio.
Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso  per l’uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la  donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio."

Ammetto che la lettura di questo pezzo mi ha turbato molto, e ha riaperto in me un dilemma che non si era mai sopito: "anche credendo alla divina ispirazione delle scritture, dove inizia la parola di Dio e finisce quella dell’uomo, e viceversa?". Oggi sappiamo che la natura non insegna che per l’uomo è indecoroso lasciarsi crescere i capelli: se un uomo se li lasciasse crescere li avrebbe lunghi quanto una donna.
Che brutta poi la frase: "se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine". Insomma, per un bastian contrario come me è proprio una mazzata nelle gengive!

Vabbè dai, per ricordarmi che sono comunque piccolezze mi consolo con questo aneddoto riferito ad un missionario cristiano evangelico:

Un missionario fu chiamato alle Isole San Blas nei Caraibi dove le donne anziane venivano in chiesa e fumavano pipe, mentre gli uomini portavano cappelli, come in tutti gli edifici pubblici. Qualcuno chiese al missionario:  "Ma che fai, non predichi su queste cose?"  Egli ripose: "Oh, no! Ho tante cose più importanti da fare che non parlare di pipe e cappelli!"

strade

La prima settimana di lezioni è quasi finita. Come va? Beh, l’orario non è certo dei migliori – per usare un eufemismo – : avrei lezione tutti i giorni fino alle otto di sera! Fortuna che qualche prof finisce per le sette, così almeno sono a casa per le otto. Ma certe sere, oggi per esempio, non sono a casa prima delle nove…è una bella seccatura.
Questo orario limita la mia vita sociale!!!

La cosa buona è che ho dei corsi molto interessanti istituzioni di regia, storia del cinema, cultura visuale, storia dell’arte contemporanea, storia del teatro e dello spettacolo…
La cosa brutta è che sono corsi che mi erudiscono e basta, non mi insegnano niente, non c’è niente di pratico, niente che mi premetta di diventare un artigiano, nel senso più letterale della parola, cioè padrone di un’arte.

Però per il momento non ho proprio voglia di pensarci. Per un po’ scendo dal treno, vagabondo, prendo il meglio, concentrandomi solo sull’oggi, sul qui e ora, cercando di spremerlo fino in fondo, e non alzo lo sguardo, non penso troppo a cosa sarò, e se mai lo sarò.
Anche perché più vado a avanti più mi rendo conto che non so assolutamente cosa voglio fare davvero, ho tante vaghe idee, non so che ruoli ci siano in questo mondo che sto poco a poco scoprendo nei miei corsi, e non riesco, ovviamente, a ritagliarne uno per me.

Quindi, per evitare di ansiarmi inutilmente, mi fermo, non ci penso. Penso ad adesso, che ho 20 anni, sto scoprendo tante cose, sto acquisendo tante informazioni, mi sto divertendo, sto facendo la studentessa. Quando sarà ora fare la lavoratrice, allora ci penserò.

Sembra un discorso un po’ stupido: non sono una di quelle che sostiene che le opportunità ti cadono dal cielo, bisogna sapersi preparare la strada, se si vuole arrivarci davvero. Ma al momento non so dove voglio arrivare, quindi mi concentro sui 50 metri intorno a me, li compatto, li spiano e proseguo piano piano, 2 – 3 metri alla volta. Ovunque andrò, qaundo lo scoprirò, avrò intorno a me linizio della strada spianato…