Ghelodigo… Ala suora!

E’ un problema quando il tuo gruppo preferito è formato da degli anziani che si fanno i dispetti.
Uno sa che dovrebbe andare in tour con gli uni, ma gli dicono che dovrebbe andare nello stesso periodo in tour con degli altri, così dice ai primi che ha già le date con i secondi.
Il leader degli uni, a cui già girano facilmente, quando legge la mail pensa "cavoli, allora adesso non si va. Che palle!". Poi riceve la disdetta, perché quell’Uno non aveva davvero delle date con gli altri, ma ormai il leader dice "è troppo tardi, cicciociccio. Ormai mi è passata la voglia".

…sono quasi contento che non vengano più in Europa, vah. Almeno mi risparmio i patemi del tipo "oddio, potrò mangiare la Chewing Gum, o Fripp mi vede da 200 metri e mi lancia addosso un intero rack di effetti dritto negli zebedei?"

Aspettando Godot

"Caro direttore,
non posso. Io, ricercatore (precario) di filosofia politica, che da anni frequenta l’Università italiana e che si riconosce nei valori di una sinistra moderna, non riesco proprio ad aderire acriticamente alle manifestazioni contro l’ancora inesistente decreto Gelmini. (…)  La Gelmini sbaglia se prevederà tagli indiscriminati, perché finirà con l’avvantaggiare i più ricchi e privilegiati, ma la sinistra dov’era in tutti questi anni in cui nelle università entravano rigorosamente i figli di e i raccomandati, da dove il vincitore del concorso veniva stabilito prima ancora di bandire il concorso e sulla base di accordi fra i vari ordinari, non su quella di un valore scientifico dello studioso e della sua produzione? (…)
Dalla destra ci si possono e forse devono aspettare misure pensate con il criterio della gerarchia sociale, ma dove sta scritto che dalla sinistra ci si debba aspettare il nulla e il silenzio? Perché tutti si sono svegliati solo ora che il governo sembra voler affrontare una situazione che non può più andare avanti in questo modo, fornendo inevitabilmente l’immagine di una sinistra sempre al rimorchio d’idee d’altri, prontissima ed efficace a contestarle ma tristemente incapace di proporne di proprie a tempo debito? (…)
se il sapere degrada presso la generalità degli studenti, a ottenere successo comunque nella società saranno quelli provenienti dalle famiglie agiate, così come a potersi permettere la carriera universitaria saranno soltanto quelli sempre con famiglia ricca alle spalle. Un paese in cui la «famiglia» diventa il fattore più importante di avanzamento dei saperi e delle carriere è inevitabilmente condannato al degrado e all’emarginazione internazionale. Ecco perché non ce la faccio a scendere in piazza con questi studenti (alcuni dei quali anche i miei), in maniera acritica e senza che un tormento interiore s’impossessi del mio animo, senza potergli dire le cose che sto scrivendo qui. Così come non ce la faccio a manifestare a fianco di quei tanti «incardinati» che hanno trovato posto nell’università grazie alle logiche grette e degradanti di cui abbiamo parlato, e che oggi vorrebbero solo che si potesse continuare a vivere come se le vacche fossero sempre grasse e le botti piene. (…)

Vorrei tanto dirgli che ha torto, ma mi sa proprio che ha ragione. Certo, la conferenza dei rettori e le varie associazioni studentesche hanno fatto delle valide controproposte, per fortuna, al Decreto Gelmini, ma resta il fatto che dall’opposizione si è sentito ben poco. Prima, durante e dopo.

Il testo completo (del quale spero di non aver alterato il senso, tagliuzzandolo) è su www.ariannaeditrice.it

Sad but true

Da una bibliografia di Sergio Romano, tratto da www.italialibri.net

"In Le Italie parallele. Perché l’Italia non riesce a diventare un paese moderno (Tea, 1996) descrive le condizioni che portarono Mussolini nei primissimi anni di governo a sopprimere le tradizionali istituzioni democratiche e ad instaurare un regime, il tutto con il praticamente unanime consenso della gente e delle categorie professionali, comprese le forze ideologicamente non fasciste. Il consenso derivò dallo spazio che il governo seppe dare a queste forze per estrinsecare la propria professionalità mettendola al servizio del Paese. L’effetto fu un decennio di fervore innovativo in tutti i campi, architettura, urbanistica, trasporti, agricoltura, giurisprudenza, scuola."