Allo scoperto

Che il Vaticano non avesse firmato la moratoria proposta all’ONU riguardante la depenalizzazione dell’omosessualità è cosa nota.

Fino a ieri, i motivi ufficiali erano questi:
– è un documento fazioso che non vuole davvero soltanto depenalizzare l’omosessualità, ma anche promuovere le unioni di fatto tra persone dello stesso sesso
– la promozione di un documento del genere porterebbe gli stati che non ammettono nel loro ordinamento giuridico tali unioni in una situazione di imbarazzo, quindi si verrebbero di fatto a creare nuove discriminazioni

A qualsiasi persona dotata di un po’ di raziocinio credo sembrassero già delle motivazioni futili. La prima si smonta subito, leggendo il testo del documento (che non ho tempo di linkare, ma lo farò). Non viene mai accennato all’unione civile tra persone dello stesso sesso, o a simili diritti. La seconda è semplicemente un’esagerazione: è evidente che le eventuali "discriminazioni" alle quali verrebbero sottoposti questi stati sarebbero inesistenti se paragonate alle discriminazioni attuali alle quali vengono sottoposti gli omosessuali in moltissimi paesi del globo.

Oggi però l’Osservatore Romano va più a fondo nella questione, svelando quelli che secondo me sono i veri, tristi motivi dietro il no del Vaticano.

Da quanto ho sentito al Giornale Radio di Radio1 (quindi, mi auguro, da una fonte affidabile nel riportare le notizie almeno di "politica interna") le nuove motivazioni addotte sarebbero queste:
– è un documento fazioso che non vuole davvero soltanto depenalizzare l’omosessualità, ma anche promuovere le unioni di fatto tra persone dello stesso sesso (sì, la stessa di prima)
– se dovesse essere varato tale documento si verrebbe a creare una situazione in cui il Vaticano stesso sarebbe discriminato e si troverebbe in difficoltà, dato che considera immorale il comportamento omosessuale.

Qui casca l’asino. Il Vaticano non rinuncia a firmare il documento in quanto metterebbe in imbarazzo sè ed altri governi che volessero impedire la creazione di unioni matrimoniali (o civili) omosessuali. Non lo firma perché si sentirebbe in difficoltà dato che giudica immorale la pratica omosessuale. Sembra la stessa cosa, ma non lo è.
Nel primo caso, cioè nel contrastare le unioni civili, si tratta di un’obiezione legittima davanti all’introduzione di una nuova norma nell’ordinamento giuridico di uno stato, norma che va a intaccare – in bene o in male – l’idea avuta fin d’ora di "coppia", che è l’idea appoggiata dalla Chiesa e dal Vaticano. Un’obiezione condivisibile o meno, ma legittima.
Nel secondo caso invece si tratta di un ennesima, spudorata applicazione di un pensiero direi medievale che sempre più spesso sta prendendo piede nella Chiesa. Il ragionamento è questo:

per me è immorale –> non si dovrebbe fare –> quindi andrebbe vietato

Semplice, efficace, aberrante. L’omosessualità è un dato di fatto, esiste, e che il Vaticano si opponga alla sua depenalizzazione (pur specificando che "auspica che a nessun omosessuale siano negati i diritti civili") semplicemente perché non saprebbe più come difendere il proprio attacco contro il comportamento omosessuale in sè è penoso. Senza contare che, come ogni cristiano sa bene (?), la Chiesa non condanna l’omosessuale, ma la pratica sessuale fra persone dello stesso sesso. Pertanto, dato che gli omosessuali vengono incarcerati, torturati o anche semplicemente discriminati in molti paesi per la propria natura, al di là delle pratiche pubbliche e private, anche solo per questo la posizione Vaticana non regge. In secondo luogo, di questo passo, non vedo perché non ci si dovrebbe battere contro la non-punibilità per legge dell’adulterio, dell’autoerotismo e della mancata santificazione delle feste. Tutte pratiche immorali, che offendono Dio, e che pertanto andrebbero vietate. Per non mettere in imbarazzo il Vaticano.

fermarsi

In questi tempi più o meno tutti ricerchiamo la velocità.
Di fare, di dire, di comunicare, di raggiungere. La fretta è diventata quasi un must, più fai più potresti fare!

Però poi ci sono cose che semplicemente perché accadono riescono a fermare la nostra corsa, ci obbligano ad andare più piano, a tralasciare qualcosa.
Come succede quando nevica, e allora i limiti per le macchine non servono più: tutti vanno piano.
O quando il cellulare non ha campo o batterie e ci si rassegna velocemente a non chiamare e a non rispondere a nessuno, fino a ché non si giunge a casa, con il caricabatterie.
O come quando a Venezia c’è l’acqua alta, e bisogna andare adagio anche se si ha paura di perdere il treno, perché l’acqua fa attrito e per non riempire di schizzi sé e quelli intorno.

O come quando si ha una settimana piena di cose da fare e improvvisamente ci si ritrova con la febbre, come è successo a me. Ma forse è un segnale preciso che stavo correndo troppo

TypeRacer

Avete mai desiderato imparare a scrivere più velocemente con la tastiera, soprattutto in inglese?
In tal caso esistono molti applicativi adatti allo scopo, più o meno divertenti, ma credo che siano nulla di fronte al brivido della classica competizione "il dito più veloce del west", con altri utenti reali.

Per sfogare questa pulsione ora c’è TypeRacer, un sito dove – tramite un’applicazione in Flash stranamente leggera – è possibile gareggiare in tempo reale con altri utenti a chi digita più velocemente.

Typeracer

Purtroppo – o per fortuna – per ora è solo in inglese, quindi ci si può trovare, come nel mio caso, a trascrivere una citazione da Full metal jacket, oppure possono capitare Joyce, Einstein ed altri autori più ameni. Ciò rende parecchio difficile la cosa per un non anglofono, dato che è palesemente più facile scrivere se si capisce quello che si sta scrivendo, e sicuramente avvantaggia i programmatori (più avezzi all’uso dell’inglese, della j, della k, della y…), ma è anche un utile esercizio.
D’altra parte, per quanto possa essere difficile il testo è vero anche che questo è unico per tutti i contendenti, quindi non ci si può lamentare: se arriviamo ultimi la colpa è soltanto nostra.

Più blogger che giornalisti

Anche se è passata in secondo piano, questa mi sembra una notizia molto importante.
Stando a quanto riferisce il comitato per la protezione dei gironalisti (Cpj) al momento vi sono, nel mondo, più giornalisti del web imprigionati rispetto ai colleghi della carta stampata.
Ecco le cifre più in dettaglio:

125 giornalisti detenuti in totale (così pochi?)
di cui
56 che lavorano per testate online o blogger
53 fotografi
16 giornalisti di carta stampata, per lo più ovviamente free-lance

Non solo quindi il numero dei giornalisti web e dei blogger è superiore, ma è di molto superiore.
E’ un dato allarmante, quindi, ma in un certo senso anche una vittoria: è la certificazione da parte del più autorevole dei pareri, cioè da parte degli stati che reprimono il dissenso, del fatto che ormai l’informazione online ha assunto la stessa importanza di quella stampata, e la stessa pericolosità.

Sembra una sciocchezza, ma credo che si tratti – nel suo piccolo – di una rivoluzione.

Fonte: Misna

Edit: potrebbe essere interessante anche dare un’occhiata ai dettagli del rapporto, tanto per scoprire dove non conviene passare le vacanze, se si è troppo curiosi 😉

La nostra società si basa sulla ______, sulla _____ e sulla libertà

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – E’ diventato quasi un eroe popolare contro le violenze della polizia e gli abusi Yang Jia, giustiziato il 26 novembre per l’uccisione di 6 poliziotti nel distretto di Zhabhei (Shanghai). Simbolo della scarsa fiducia della popolazione verso la giustizia.

Yang, disoccupato di 28 anni, il 1° giugno ha ucciso 6 poliziotti e feriti altri 3 con un coltello. Ma il suo caso ha suscitato la simpatia generale perché ha reagito a  un arresto ingiusto e alle torture subite ad opera della stessa polizia tempo prima. E anche perché nel processo non gli sono stati garantiti diritti elementari: non ha potuto scegliersi un avvocato e non è stato ammesso quello scelto da suo padre, che la Corte ha sostituito  con un difensore che lavora per il dipartimento governativo di Zhabei. In appello, del pari, non è stato ammesso il famoso avvocato scelto dalla famiglia. La questione della possibile infermità mentale è stata risolta in modo sbrigativo. L’intero processo è durato meno di tre mesi, compreso l’appello. Sua madre Wang Jingmei, l’unica a conoscenza dei maltrattamenti subiti dal figlio, è scomparsa durante il processo: poi è risultata internata all’ospedale mentale Ankang di Pechino gestito dalla polizia. L’esecuzione è avvenuta in tutta fretta, dandone notizia alla famiglia (che vive a Pechino) solo la sera prima.

(…)

Qui il resto, su AsiaNews

l’avvento

Quando ero piccola, in questo periodo, ho sempre avuto un calendario dell’avvento.
Di solito lo costruivo io, ritagliandolo dal Ciao Amici, e non era un vero e proprio calendario con delle finestrelle da aprire, ma qualcosa da costruire di giorno in giorno aggiungendo man mano un pezzetto.

Poi per molti anni, ho fatto l’Avvento senza nessun calendario, è spesso accadeva che non mi rendessi nemmeno conto dei giorni che passavano, per arrivare al 20 con tutti i regali da comprare – e con ben poche idee su quali e a chi farli -.

Ma quest’anno, proprio il 29 novembre, mi sono vista donare un meraviglioso e originalissimo Calendario dell’Avvento, fatto da Martin con le sue manine!
E iniziare la giornata aprendo una bustina con dentro caramelle, cioccolatini, candeline o un misterioso pacchetto è tutta un’altra cosa!!!

Senza contare che ora so sempre con precisione che giorno è!