problemi di(f)fusi

Il problema di essere in una città grande, per lo più a te sconosciuta e interessantissima è che ti scombussola i ritmi.

All’ora in cui tu vorresti pranzare, loro stanno già facendo lezione;
all’ora in cui tu vorresti andare a fare la lavatrice, loro ti chiudono la lavanderia;
all’ora in cui tu vorresti cenare, loro cominciano ad uscire;
all’ora in cui tu ti sei appena preso la tua pinta di birra, loro suonano la campanella.

E così l’ora in cui io dovrei studiare per la tesi non arriva mai, o meglio arriva sempre nel momento sbagliato!

Sarà colpa del fuso orario?
Forse la risposta in realtà è, come sempre, questa


Sisila

attualità?

“Dite sempre quello che è bene o vi par tale anche se questo bene non va precisamente a genio ai vostri amici: dite sempre quello che è giusto, anche se ne va della vostra posizione, della vostra quiete, della vostra vita. Ricordatevi sempre ciò che lo spirito dell’Imbonati diceva al Manzoni:

non ti far mai servo,
non far tregua coi vili: il santo vero
mai non tradir…

Siate dunque indipendenti e inchinatevi solo davanti alla libertà, ricordandovi che prima di essere un diritto la libertà è un dovere

Un estratto di qualche discorso contro il tanto discusso decreto bavaglio?
No, sono parole di Mario Borsa, in Memorie di un redivivo. Le ha scritte nel 1945, dopo essere stato più volte incarcerato per essersi schierato apertamente contro il regime.

Parole ancora tristemente attuali. troppo.

ellisse

Ieri sera siamo andati al cinema a vedere Agora.

Il fatto che fossimo in 6 spettatori (di cui 4 entrati con la riduzione studenti) mi ha convinta che il motivo per cui la pellicola è arrivata così tardi in Italia sia stato lo scettismo dei distributori riguardo al suo successo di pubblico (nonché il suo costo: 73 milioni di dollari ) e non tanto le critiche del Vaticano, delle quali per altro non esiste alcuna traccia.

E questa storia della censura, del complotto, è perfettamente in linea con il tema del film: l’ellisse (credits: Lorenzo Sartori).

La protagonista del film è Ipazia, astronoma e filosofa di Alessandria d’Egitto realmente esistita nel IV sec d.C., la cui figura viene tratteggiata in modo piuttosto fedele rispetto alle fonti che possediamo.

Durante tutto il film laSignora” si interroga sui moti celesti e sul sistema solare, confutando la tesi di Tolomeo, allora la più accreditata; ciò che le fa mettere in dubbio la teoria geocentrica è il movimento delle “stelle erranti” che sembra non avere senso se si considerano le orbite come circolari. In un passaggio che non riesco a citare esattamente, dopo una considerazione del suo schiavo (curioso che il ruolo svolto ora dagli assistenti accademici venisse allora considerato un lavoro da schiavi), Ipazia nel pensare all’orbita della Terra come ellittica dice: “ma come può la perfezione del cerchio stare in una forma così imperfetta?”

Ecco, il film è tutta una descrizione di cose che sembrano perfettebuone, ma hanno un che di imperfettocattivo: i cristiani che danno da mangiare ai poveri, che non fanno distinzioni tra padroni e schiavi, che parlano di perdono e pietà sono gli stessi che compiono di continuo stragi, ora contro i pagani, ora contro gli ebrei. Gli accademici della bibliteca che conoscono il valore della ragione e coltivano le più alte scienze, scendono in piazza (pardon, nell’agora) per difendere gli dei nei quali anche loro cominciano a non credere più e non disdegnano di farlo con le armi. La stessa Ipazia, così intelligente e illuminata non mette in dubbio l’idea di schiavità.

Poi, certo, il film è un manifesto contro il fanatismo; chi è convinto che i cristiani siano tutti dei fanatici lo ha visto come un film anticristiano e ha ben pensato di creare un casus belli sulla sua non distribuzione in Italia per circa un anno. Ecco, persone intelligenti e sicuramente in buona fede si sono però comportate come le masse – elleniche, cristiane ed ebree – che animano il film: davanti ad un oratore particolarmente abile non hanno chiesto altre spiegazioni, non hanno cercato le fonti, ma hanno risposto pronti, alzando i pugni con un bel “sì, siamo con te. Alleluja”.