ellisse

Ieri sera siamo andati al cinema a vedere Agora.

Il fatto che fossimo in 6 spettatori (di cui 4 entrati con la riduzione studenti) mi ha convinta che il motivo per cui la pellicola è arrivata così tardi in Italia sia stato lo scettismo dei distributori riguardo al suo successo di pubblico (nonché il suo costo: 73 milioni di dollari ) e non tanto le critiche del Vaticano, delle quali per altro non esiste alcuna traccia.

E questa storia della censura, del complotto, è perfettamente in linea con il tema del film: l’ellisse (credits: Lorenzo Sartori).

La protagonista del film è Ipazia, astronoma e filosofa di Alessandria d’Egitto realmente esistita nel IV sec d.C., la cui figura viene tratteggiata in modo piuttosto fedele rispetto alle fonti che possediamo.

Durante tutto il film laSignora” si interroga sui moti celesti e sul sistema solare, confutando la tesi di Tolomeo, allora la più accreditata; ciò che le fa mettere in dubbio la teoria geocentrica è il movimento delle “stelle erranti” che sembra non avere senso se si considerano le orbite come circolari. In un passaggio che non riesco a citare esattamente, dopo una considerazione del suo schiavo (curioso che il ruolo svolto ora dagli assistenti accademici venisse allora considerato un lavoro da schiavi), Ipazia nel pensare all’orbita della Terra come ellittica dice: “ma come può la perfezione del cerchio stare in una forma così imperfetta?”

Ecco, il film è tutta una descrizione di cose che sembrano perfettebuone, ma hanno un che di imperfettocattivo: i cristiani che danno da mangiare ai poveri, che non fanno distinzioni tra padroni e schiavi, che parlano di perdono e pietà sono gli stessi che compiono di continuo stragi, ora contro i pagani, ora contro gli ebrei. Gli accademici della bibliteca che conoscono il valore della ragione e coltivano le più alte scienze, scendono in piazza (pardon, nell’agora) per difendere gli dei nei quali anche loro cominciano a non credere più e non disdegnano di farlo con le armi. La stessa Ipazia, così intelligente e illuminata non mette in dubbio l’idea di schiavità.

Poi, certo, il film è un manifesto contro il fanatismo; chi è convinto che i cristiani siano tutti dei fanatici lo ha visto come un film anticristiano e ha ben pensato di creare un casus belli sulla sua non distribuzione in Italia per circa un anno. Ecco, persone intelligenti e sicuramente in buona fede si sono però comportate come le masse – elleniche, cristiane ed ebree – che animano il film: davanti ad un oratore particolarmente abile non hanno chiesto altre spiegazioni, non hanno cercato le fonti, ma hanno risposto pronti, alzando i pugni con un bel “sì, siamo con te. Alleluja”.

Spigolature

Forse non tutti sanno che il più grande Mall del mondo non si trova negli States, o a Dubbbai, ma in Cina.
Le cose curiose a questo punto sono due: la prima, che un imprenditore cinese (!) si sia messo in testa di costruire un mall nel suo paese, con tanto di Kentucky Fried Chicken e Ottovolante al coperto, e l’altra che l’abbia costruito bellamente fuori da ogni grande via di comunicazione.

Il risultato? Semplice, il più grande Mall del Mondo è vuoto.

with no alarms and no surprises. Silent.

Stasera sono andato a vedere "Pirati dei caraibi".
Film carino, degno successore del primo (attenti però, c’è un terzo episodio in agguato!).
La cosa che però mi ha più stupito, stasera, è accaduta durante i trailer, prima del film. Ad un certo punto, tra "la gang del bosco" e "ti odio, ti lascio, ti…" è apparso il trailer di "World Trade Center", di Oliver Stone.

All’improvviso in tutto il cinema è calato un silenzio irreale, totale. Più che silenzio si sentiva che gli spettatori stavano trattenendo il respiro. Anch’io.

E il silenzio si è protratto, per qualche secondo, anche dopo la fine del trailer.

Mi sono reso conto così ancora una volta di come siamo tutti segnati, irrimediabilmente segnati. E lo saremo sempre, per tutta la vita, come i nostri nonni che hanno vissuto i bombardamenti e i nostri genitori che vivevano col terrore degli attentati nelle stazioni, nelle vie o nelle piazze.

Spero tanto che i miei figli possano vivere senza quest’angoscia sotterranea, ma ho idea che sia una speranza che rimarrà tale.

alla mostra del cinema

Continuano le giornate culturali della coppia Sisila&WhiteFang!

Sabato infatti siamo andati niente di meno che alla Mostra del cinema di Venezia!
L’approdo al Lido è stato molto avventuroso: per procurarci la CartaVenezia che permette agli abitanti del Veneto – quali noi siamo – di pagare il vaporetto 1€ a corsa anziché 5, abbiamo dovuto attraversare la Casa che rende folli! Ma solo l’idea di essere insieme, a Venezia, e di andare davvero a vedere il film che avevamo deciso, ci è bastata per farci restare calmi e piuttosto sorridenti.

Il viaggio in vaporetto è stato…nostalgico: ci sembrava di essere tornati alle superiori, stipati nell’autobus della mattina! Però la vista era davvero spettacolare. Passando vicino a queste navi da crociera, enormi e coloratissime, perfino io, che le ho sempre snobbate, solo rimasta a bocca aperta!

Arrivare al Lido è sorprendente: chi si aspetta di trovare macchine e autobus, lungo le strade, proprio come in una normale località di mare??? Ma noi, intrepidi, ce la sia scarpinata tutta fino al Palazzo del Cinema, contornato da chioschetti di cibo e di dvd. Identificata la biglietteria, ci siamo fiondati lì, ma i coupons gratuiti erano già finiti….tristeeeeeeeza!

Così abbiamo ripiegato in un giretto davanti ai Leoni d’oro e un bel panino nel bar della mostra, dove ci siamo divertiti ad origliare i discorsi dei nostri vicini intellettuali….ci sentivamo un po’ intellettuali anche noi!

Quindi abbiamo ripreso il vaporetto e siamo arrivati, da bravi turisti, proprio in piazza San Marco, per un bel bagno di folla, di quelli che piacciono a WhiteFang!

Granita e visita ad una piccola mostra dell’arte liutaia, per poi correre lungo le calli, imbattendoci in un considerevole numero di artisti, verso il treno che ci avrebbe portato a casina.

E dopo meno di un’ora eravamo già andati allo spettacolo teatrale, che ha visto il debutto di Martin…ma, per un evento di tal portata, ci vuole un post nuovo nuovo…
…ma una cosa è certa: stiamo proprio diventando una coppia chic!

nessun titolo

"…Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere.
Non voglio governare ne conquistare nessuno, vorrei aiutare tutti se possibile, ebrei, ariani, uomini neri e bianchi, tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro.

In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi.
La vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato.
L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca fra le cose più abbiette.
Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi.
La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformato in cinici, l’avidità ci ha resi duri e cattivi, pensiamo troppo e sentiamo poco.

Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto.

L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità.
Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.

A coloro che mi odono, io dico, non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano.
L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e qualsiasi mezzo usino la libertà non può essere soppressa.

Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie.
Non vi consegnate a questa gente senza un’anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore.

Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini!"

— Charlie Chaplin, Il grande dittatore 1940

Slevin

Lo so, sono acido. Ma cosa posso farci?
Odio andare al cinema e scoprire alla fine che a me, solo a me, il film non è piaciuto.
Mi fa sentire, a seconda dei casi, terribilmente idiota o terribilmente lucido. In ogni caso, solo.
Fondamentalmente si va al cinema per condividere un’emozione, un’esperienza. Per me uscire e scoprire che solo a me un film non è piaciuto (o solo a me è piaciuto, ma questo non è mai capitato) è una delusione.

Il film che siamo andati a vedere stasera, e che sconsiglio con tutto il cuore, è slevin (patto criminale).
Ero partito con i migliori propositi: il trailer sembrava allettante, la compagnia era quella giusta, il cinema uno dei migliori della zona.

Parte il film e già dopo un quarto d’ora capisco l’andazzo. In pratica il film si barcamena su una serie di situazioni volutamente pulp, cercando in tutti i modi di essere sia carne che pesce, sia coinvolgente che leggero.
Ecco quindi che abbiamo un protagonista apparentemente privo di sentimenti, a suo agio nel mondo dei gangster così come con la sua vicina di casa (Lucy Liu), con la quale ha un rapporto amoroso talmente stereotipato e vuoto (e insulso ai fini del film) da non sfigurare in un film porno.
Ecco le scene splatter, inserite ritmicamente ogni cinque minuti, spesso ripetute a vuoto tanto per far inorridire lo spettatore, ormai de-sensibilizzato alla vista del sangue dopole prime due.

Lo so, sono acido. Ma cosa posso farci?
Odio andare al cinema e scoprire alla fine che a me, solo a me, il film non è piaciuto.

Comunque, non bastasse ciò, la storia narrata è di una banalità sconcertante. Ciò ovviamente non basta a fare un brutto film, ci sono storie banali dirette benissimo, ma spesso una storia originale è servita a  salvare un film scadente.

Invece qui niente, una banalissima storia di vendette trasversali attraversate da dei colpi di scena che non sono tali.
Nessun brivido, nessuna sorpresa vera, nessuno straniamento: solo sangue e tante, tante inquadrature alla Quentin Tarantino.

Ecco, l’impressione che ho avuto da questo film è "vorrei essere Pulp Fiction ma non posso". Stesso senso dello humour, almeno nelle intenzioni, stessa freddezza nel trattare la morte e la vita. Con la differenza che qui, nei due-tre punti chiave, hanno provato addirittura ad inserire dei momenti strappalacrime. Con risultati ovviamente disastrosi, dopo due ore passate a demolire ogni sorta di sensibiltà nello spettatore.

Un film senza un apice narrativo, con delle inquadrature spesso smaccatamente "costruite", così ricco di battute prevedibili che ad un certo punto pensavo di essere io lo sceneggiatore.

Lo so, sono acido. Ma cosa posso farci?
Odio andare al cinema e scoprire alla fine che a me, solo a me, il film non è piaciuto.

…senza contare l’introspezione psicologica, a livello da puntata dei Puffi.
Ma forse nemmeno: almeno dei puffi si conosce qualcosa: vanitoso è vanitoso, forzuto è forzuto, Grande Puffo è canuto.
In Slevin invece non si riesce a dedurre nulla dalle azioni o dalle parole dei protagonisti: non si capisce cosa sia menzogna e cosa sia realtà, e la cosa peggiore è che non mi sembrava affatto un effetto "voluto" dagli autori. Il protagonista passa nella considerazione dello spettatore da "atarassico" a "spietato" a "vittima di un crudele destino", ma non si capisce nulla di più di lui. Mr. Goodcat (alias Bruce Willis), poi, è più che altro un "deus ex machina" che un personaggio vero e proprio.

Tonnellate di cliché (dagli ebrei al figlio omosessuale del gangster, dalla carta da parati nell’albergo alla vicina che chiede la tazza di zucchero) che farebbero anche ridere se inserite in un contesto paradossale, ma messe in un film che negli ultimi tre quarti d’ora pretende di essere un dramma realistico fanno cascare le gonadi.

Lo so, sono acido. Ma cosa posso farci?
Odio andare al cinema e scoprire alla fine che a me, solo a me, il film non è piaciuto.

Soprattutto quando, come in questo caso, sembra che non sia piaciuto davvero soltanto a me (almeno a giudicare dai premi che questo filmazzo si è cuccato e dalle opinioni adoranti che si trovano in giro per la rete…)

violenza di coppia

L’altra sera ho visto "Mr. and Mrs. Smith" assieme a Martin e Giuls.

Fino a metà circa del film, avrei detto che era carino: un’alternarsi divertente di momenti di azione e sparatorie e momenti un po’ più lenti. Dopo un po’, però, questo ritmo diventa un po’ pesante e per niente interessante…e contemporaneamente la storia diventa del tutto prevedibile (grazie anche ai trailer che vedi in tv e che sono studiati appositamente per rovinarti qualsiasi possibile colpo di scena).

Con una trama fondamentalmente banale, rimpinzata di ampi momenti di sparatorie tipiche del film americano, ci sia aspetta che il film duri poco più di un’ora. E invece no. Solamente dopo un’ora e cinquanta minuti si possono vedere i titoli di coda, con un sospiro di sollievo.

Diciamo che è il tipico film più divertente da girare che da guardare: mi immagino che sul set sia stato il delirio: una vera coppia di attori che fa la parte della coppia con problemi di comunicazione…c’è qualcosa di più divertente?! Senza contare che Angelina Jolie non ha fatto altro che giocare a Lara Croft e il bravo Brad a fare finta di essere ancora sul set di Ocean’s eleven… insomma, girare questo film dev’essere stato più o meno, come una serata tra amici, in cui ognuno scimmiotta qualcosa che gli è successo a lavoro. Divertente per chi c’è dentro, un po’ meno per chi guarda da fuori e, per di più, ha pagato.

Comunque ci sono delle cose apprezzabili, certe situazioni, certe frasi taglienti, certe riprese (la telecamera a spalla nelle scene "quotidiane" è azzeccatissima!)…e poi c’è la morale:

"se la vita di coppia comincia ad andare male,
basta un po’ di violenza e del sano odio competitivo
per risistemare tutto!"

A giudicare dalla telefonata di oggi con WhiteFang e dai periodici momenti di violenza – noi l’abbiamo proprio capita!