Razza di deficienti – Isaac Asimov – 1957

Naron, dell’antichissima razza di Rigel, era il quarto della sua stirpe che teneva i registri galattici.
Aveva un libro grande, con l’elenco delle innumerevoli razze di tutte le galassie che avevano sviluppato una forma d’intelligenza, e quello, notevolmente piu’ piccolo, nel quale erano registrate tutte le razze che, raggiungendo la maturita’, venivano giudicate adatte a far parte della Federazione Galattica.
Nel registro grande erano stati cancellati molti nomi: erano quelli di popoli che, per una ragione o per l’altra, erano scomparsi. Sfortuna, difetti biochimici o biofisici, squilibri sociali avevano preteso il loro pedaggio. In compenso, nessuna annotazione era mai stata cancellata dal libro piccolo. Naron, grande e incredibilmente vecchio, guardo’ il messaggiero che si stava avvicinando.
"Naron!" disse il messaggero. "Immenso e Unico!"
"Va bene, va bene, cosa c’e’? Lascia perdere il cerimoniale."
"Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturita’."
"Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori uno nuovo. Chi sono?"
Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coordinate del pianeta al suo interno.
"Uhm, si’" disse Naron, "conosco quel mondo."
E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferi’ il nome sul secondo, servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla maggior parte dei suoi abitanti.
Scrisse: <>.
"Queste nuove creature" disse poi, "detengono un bel primato. Nessun altro organismo e’ passato dalla semplice intelligenza alla maturita’ in un tempo tanto breve. Spero che non ci siano errori."
"Nessun errore, signore" disse il messaggero.
"Hanno scoperto l’energia termonucleare, no?"
"Certamente, signore."
"Benissimo, questo e’ il criterio di scelta."
Naron ridacchio’ soddisfatto.
"E molto presto le loro navi entreranno in contatto con la Federazione."
"Per ora, Immenso e Unico" disse con una certa riluttanza il messaggero, "gli osservatori riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio."
Naron era stupefatto. "Proprio per niente? Non hanno nemmeno una stazione spaziale?"
"Non ancora, signore."
"Ma se hanno scoperto l’energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosioni sperimentali?"
"Sul loro pianeta, signore."
Naron si drizzo’ in tutti i suoi sei metri di altezza e tuono’:
"Sul loro pianeta?"
"Si’, signore."
Lentamente Naron prese la penna e traccio’ una linea sull’ultima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l’inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.
"Razza di deficienti!" borbotto’.