70 italiani su 100 stanno con Berlusconi. Staranno stretti…

Home Page Il Giornale - 7 ottobre 2009

Mentre la corte costituzionale discuteva del Lodo Alfano (ora soprannominato "Godo Alfano" dopo che è stato giustamente cassato dalla Corte stessa) questa qui sopra era l’lHome Page del sito de Il Giornale. Le evidenziazioni sono mie, ovviamente.

Faziosi? Loro? Nooooo

Show

La seconda guerra mondiale fu sotto gli occhi di tutti, per forza di cose. Proprio per questo forse gli stati coinvolti capirono che non era più il caso di mettere in pericolo la propria popolazione – e di conseguenza il consenso elettorale – con guerre alla luce del sole. Meglio concentrarsi su conflitti laterali, in sordina.

La guerra del Vietnam fu sicuramente un fallimento, da questo punto di vista. Benché combattuta lontano dal suolo americano fu una guerra documentata, raccontata, spiegata in ogni dettaglio ai familiari, agli americani, agli elettori. Ecco perché invece in Afghanistan, e in Iraq, i giornalisti sono meno, sono embedded e quindi i racconti e le immagini che passano attraverso i vari passaggi ed arrivano al pubblico sono poche.

Talmente poche che una foto come questa, l’immagine di un marine morente come ne esistono tante della WWII, può arrivare a destare polemiche. Joshua Bernard, un ragazzo di ventun anni, nato quindi nel 1988, viene inviato a migliaia di kilometri da casa a combattere una guerra contro una fazione politica colpevole (secondo il ragazzo in questione) di fomentare il terrorismo internazionale. Questo ragazzo, durante un’azione di combattimento, viene colpito e muore. Quell’istante viene fermato da un fotografo e pubblicato, dopo le esequie del ragazzo. Non sarebbe forse scandaloso il contrario?

C’è chi dice che questa foto non avrebbe mai dovuto essere mostrata, per rispetto al caduto o ai familiari.
Io dico che questo è stato, non è un film o una pièce teatrale. I commilitoni di quel ragazzo non potevano esimersi dal vedere, e non è giusto che noi non vediamo. Mi stupisce anzi che nel 2009 se ne stia ancora a discutere. Questa guerra – queste guerre sono nascoste ai nostri occhi anche da un velo di falso rispetto, che spesso cela l’ipocrisia di chi non vuole affrontare le conseguenze delle proprie scelte o non scelte. Comunque la si pensi dei giovani stanno morendo, e quando un ragazzo muore col terrore negli occhi non vedo giustizia.

Altri mondi?

Andrea Scanzi per La Stampa:

Ci sono storie che gelano il sangue. Di solito, sono storie che non si raccontano mai fino in fondo. Per non ferire o per non disturbare il manovratore. Chi scrive ha il nervo (particolarmente) scoperto per le violenze di Stato. Per il sopruso della Legge. Per il manganello facile.
Chi scrive prova imbarazzo e disgusto, se pensa alla mattanza della scuola Diaz, alle torture di Bolzaneto (tutte impunite) e alla verità ufficiali che hanno reso più "accettabile" la morte di Carlo Giuliani.  Chi scrive prova terrore se pensa a quanto accaduto a Ferrara nella notte del 25 settembre 2005.

Le storie terribili vanno raccontate con leggerezza e precisione. In questo senso, le graphic novel aiutano. Ne escono di meravigliose, qualche giorno fa ho terminato Pyongyang di Guy Delisle: stupendo. E’ dunque oltremodo consigliabile Zona del silenzio, di Checchino Antonini e Alessio Spataro. La prefazione, impeccabile, è di Girolamo Di Michele. Il libro, che riecheggia per disegni il grande Maus di Art Spiegelman, è uscito un mese fa per Minimum Fax. Racconta l’omicidio di Federico Aldrovandi. E’ tutto vero, al di là dei nomi (ironicamente) mutati di alcuni giornalisti, politici e quotidiani. E’ un libro che racconta come per alcuni il "diverso" non sia che una zecca. Qualcosa da umiliare e ridicolizzare, nel nome della legge.
 "Zona del silenzio" era il cartello in Via dell’Ippodromo a Ferrara, davanti al quale il ragazzo è morto. Non si saprà mai quando tutto è cominciato. Probabilmente una signora di Ferrara ha chiamato il 113 perché disturbata dalle urla di un ragazzo nella notte. Quel ragazzo è Federico Aldrovandi, 18 anni. 

Sono, più o meno, le 5 del mattino. Federico ha passato la serata con gli amici e ha chiesto di essere sceso lì. Ha bevuto, l’esame autoptico rivelerà presenza di eroina e ketamina. E’ un aspetto decisivo: la polizia dirà che il ragazzo è morto di overdose, che urlava perché eccitato dal mix di alcol e stupefacenti. 
E’ vero che il ragazzo aveva assunto droghe. Non è vero che la quantità era tale da giustificare un overdose: la ketamina, ad esempio, era 175 volte inferiore alla dose letale. E non è neanche credibile la tesi della droga come eccitante, conisderando che l’eroina (un oppiaceo) ha casomai effetto sedativo.
La famiglia Aldrovandi ha sempre negato che Federico facesse uso regolare di droghe. Era solo un ragazzo di 18 anni che, quella sera, aveva esagerato un po’. Quello che è successo a lui, poteva succedere a tutti.
Federico muore poco dopo le 6 del mattino. Era disarmato e incensurato.

La famiglia viene avvertita cinque ore dopo. Su youtube, e sul blog di Beppe Grillo, è presente il video della Scientifica. C’è il corpo di Aldrovandi a terra, segni di colluttazione. Si sentono i poliziotti che ridono.
La comunicazione tra Centrale e poliziotti, tre uomini e una donna, riporta frasi di questo tenore: "L’abbiamo bastonato di brutto". Il Giudice di Ferrara, lo scorso 6 luglio, ha certificato come i quattro poliziotti hanno ucciso il ragazzo con sequela infinita di manganellate e calci. Sono stati condannati in primo grado a tre anni e sei mesi per eccesso colposo in omicidio colposo.
La vita di un ragazzo senza colpe vale 3 anni e sei mesi. Anzi, neanche quelli, perché c’è l’indulto. La Polizia non ha radiato i quattro poliziotti. Gli amici di Federico Aldrovandi la stanno chiedendo, chi fosse d’accordo può scrivere a MAURO.CORRADINI.ALDROVANDI@GMAIL.COM:  Testo: "Aderisco alla richiesta di sospensione dal servizio dei 4 agenti della P.S. responsabili della morte di Federico Aldrovandi".
In rete trovate di tutto. Anche nella graphic novel. Ma nulla sarebbe stato svelato senza l’eroismo della signora Patrizia, madre di Federico, che il 2 gennaio 2006 ha aperto un blog per far luce sulla morte del figlio.  Da lì tutto è nato. Altri blog, l’interesse dei giornali, la vicinanza di Grillo, i libri, le meritorie inchieste di Chi l’ha visto? su RaiTre. La società civile che si muove. E una città, Ferrara, che per metà si chiude a riccio.  E minacce alla famiglia, e la Polizia che fa quadrato.  E un senso crescente di democrazia sospesa.

E’ una storia che non ha spiegazione alcuna. Una storia sbagliata, cantava Fabrizio De André. £Un omicidio di Stato". Forse Aldrovandi urlava davvero di notte. Forse era eccitato, forse ubriaco. Non lo sapremo. Sappiamo invece, adesso, il dopo. Quattro poliziotti che spezzano i manganelli (letteralmente) a furia di picchiarlo. Calci e ginocchiate al punto da spezzargli lo scroto. Il volto tumefatto, i vestiti zuppi di sangue. Il corpo trascinato barbaramente sull’asfalto. Il ragazzo che grida aiuto, senza che nessuno si fermi o intervenga in suo soccorso. Una mattanza durata decine di minuti e poi insabbiata (o meglio: quasi insabbiata). I poliziotti si sono difesi sostenendo tesi lisergiche: Aldrovandi era così eccitato che si faceva male da solo. Il volto tumefatto? Dava le testate contro l’auto. Il testicolo squarciato? E’ saltato a cavalcioni sul tetto dello sportello aperto, manco fosse una tartaruga Ninja. La morte? Un infarto, troppa eccitazione da overdose. No: l’autopsia ha rivelato che decisiva è risultata la pressione di uno o più poliziotti sulla schiena, che ha creato ipossia (mancanza di ossigeno) al ragazzo, peraltro ammanettato. Secondo il cardiologo, il cuore di Federico avrebbe cessato di battere dopo l’ennesimo colpo ricevuto.
E’ una storia di testimoni che prima parlano e poi si nascondono, di omissioni, di prove scomparse. Dell’ex ministro Giovanardi che minimizza in tivù, di un ragazzo normale fatto passare per un tossico mezzo matto. Di una città che non si schiera. Di una madre, di una famiglia ferite a morte. Eppur vive.
E’ una storia che fa molto Italia.

La sentenza del Giudice Filippo Maria Caruso (Ferrara)
Le deposizioni dei 4 agenti (Gazzetta di Parma)
Il Caso Aldrovandi si Wikipedia
Il video della Scientifica dopo la morte di Aldrovandi
Il blog della madre di Federico