Crucify

Via il crocefisso dalle scuole. Si potra’ inchiodare Gesu’ direttamente al muro. (Maurizio Cecconi)

Riguardo all’annosa (e presto dimenticata) polemica dei crocefissi nelle aule scolastiche non riesco a non pensarla come Sofri: il crocefisso è il simbolo di una parte importante dell’identità italiana (nella quale personalmente mi riconosco) ma non ha motivo per stare lì, semplicemente. Forse una volta l’aveva, ora non più. Perché il luogo del culto è ovunque, come ogni cristiano potrà confermare.

Secondariamente sfido chiunque stia leggendo queste parole a ricordare se nelle proprie aule scolastiche, alle medie, alle superiori o magari all’università, ci fosse un crocifisso. Molti magari non sanno neanche se ce l’hanno in casa, appeso da qualche parte, o nel luogo di lavoro (ne dubito). Ovviamente non dico questo per dimostrare che la sua importanza lì, appeso, sia più alta o più bassa, ma per affermare che forse l’influenza di quel simulacro appeso sulla moralità delle generazioni italiane non è così grande come – in tutta fretta – molti sono corsi ad affermare. Se stanotte, magicamente, venissero rimossi tutti, domani non se ne accorgerebbe nessuno.

Per questo appoggio l’idea della moratoria sui crocefissi: togliamoli per un anno, e vediamo cosa succede.

Italieni

A colpi di sondaggi Berlusconi deve aver capito che la linea che più "paga", in termini di ritorno elettorale, è come sempre quella di seguire la Chiesa, o meglio il Vaticano. Quindi è meglio seguire tale linea, soprattutto se si rivela latrice di altri vantaggi. Di conseguenza, ecco alla velocità della luce un disegno di legge su misura per impedire la morte dell’ormai celebre, suo malgrado, Eluana. Il tutto con la scusa patetica di impedire arbitri di alcun genere prima dell’introduzione di una norma competente, nonostante ci sia una sentenza definitiva che dice il contrario.

Quale migliore occasione quindi per creare una crisi istituzionale, mettere in discussione la figura del capo dello stato senza fare le figuracce di Di Pietro e contemporaneamente – e qui sta il colpo di genio – screditare la magistratura e la costituzione?

Il piano è così ben congegnato che sembra uscito dalle trame politiche di "Cronache della galassia". Invece è lItalia, l’Italia di oggi.

Ora cosa accadrà? Il disegno di legge verrà approvato dalle camere, visto che Berlusconi di fatto l’ha posta come una questione di fiducia (e loro ci tengono a governare, a differenza di altri…), ci sarà una delegittimazione di fatto del capo dello stato e della magistratura. Il tutto in barba alle istituzioni democratiche, alla decenza e al rispetto, e condito dalla collaborazione più o meno innocente di numerosi esponenti del mondo cattolico. Persone pronte a cadere nella rete e che magari si sentono "super partes", per poi finire ad incensare come coraggiosa una coalizione di governo composta da razzisti manifesti e corrotti ancor più manifesti pur di dare una spintarella alla propria posizione.

Come al solito il premier non si sforza nemmeno di mascherare la propria posizione: «Con i poteri che ha ora il presidente del Consiglio e in più con l’ipotesi di una prassi che fa intervenire il capo dello Stato addirittura prima che si prendano decisioni la situazione è veramente una situazione che fa ridere» – incalza – e «ora andremo a fare delle riforme e può darsi che andremo subito a chiarire il dettato della Carta».

D’altra parte Berlusconi, vista la sua nota sensibilità, non ha fatto certo fatica a capire subito di essere dalla parte della ragione: «Non capisco come ci possano essere persone che non siano d’accordo con noi. A me sembra che non ci sia altro che la volontà di togliersi di mezzo una scomodità». La sua grande umanità lo porta anche a capire subito le problematiche affettive e morali sottese da questa intricata situazione: «Non vedo perché ci debba essere così tanta fretta, sono veramente stupito. Dopotutto la ragazza è assistita senza aggravio di spese per il padre». Per finire con «Se uno dei miei figli fosse lì, vivo e, mi dicono, anche con un bell’aspetto e con delle funzioni come il ciclo mestruale attivo e con la capacità di potersi risvegliare visto che il cervello trasmette ancora segnali elettrici, io non me la sentirei proprio di staccare la spina» – e così ha convinto tutti i nonni da bar d’Italia di essere davvero "mandato dal Signore". d’altra parte «Da un lato c’è la cultura statalismo e della morte, e dall’altro c’è la cultura della libertà e della vita».

Immagino la situazione fra un mese. Che la povera Eluana viva o muoia (e sarà una probabile tragedia in entrambi i casi) se il disegno di legge passerà – e lo farà – saranno stati raggiunti un bel po’ di obiettivi:

– delegittimizzazione del capo dello Stato agli occhi dell’opinione pubblica
– giustificazione di una riforma della costituzione
– delegittimizzazione di una sentenza della Corte di Cassazione, sostituita da una decisione – peraltro arbitraria – di fatto presa dal Governo

senza contare i MILLE punti-rispetto che Berlusconi guadagnerà di fronte all’opinione pubblica italiana come "difensore della vita" e "salvatore dei popoli".

Una mossa geniale.

E, sia ben chiaro, il tutto a prescindere dal fatto che possa essere meglio o peggio per Eluana Englaro continuare a vivere piuttosto che morire.

Allo scoperto

Che il Vaticano non avesse firmato la moratoria proposta all’ONU riguardante la depenalizzazione dell’omosessualità è cosa nota.

Fino a ieri, i motivi ufficiali erano questi:
– è un documento fazioso che non vuole davvero soltanto depenalizzare l’omosessualità, ma anche promuovere le unioni di fatto tra persone dello stesso sesso
– la promozione di un documento del genere porterebbe gli stati che non ammettono nel loro ordinamento giuridico tali unioni in una situazione di imbarazzo, quindi si verrebbero di fatto a creare nuove discriminazioni

A qualsiasi persona dotata di un po’ di raziocinio credo sembrassero già delle motivazioni futili. La prima si smonta subito, leggendo il testo del documento (che non ho tempo di linkare, ma lo farò). Non viene mai accennato all’unione civile tra persone dello stesso sesso, o a simili diritti. La seconda è semplicemente un’esagerazione: è evidente che le eventuali "discriminazioni" alle quali verrebbero sottoposti questi stati sarebbero inesistenti se paragonate alle discriminazioni attuali alle quali vengono sottoposti gli omosessuali in moltissimi paesi del globo.

Oggi però l’Osservatore Romano va più a fondo nella questione, svelando quelli che secondo me sono i veri, tristi motivi dietro il no del Vaticano.

Da quanto ho sentito al Giornale Radio di Radio1 (quindi, mi auguro, da una fonte affidabile nel riportare le notizie almeno di "politica interna") le nuove motivazioni addotte sarebbero queste:
– è un documento fazioso che non vuole davvero soltanto depenalizzare l’omosessualità, ma anche promuovere le unioni di fatto tra persone dello stesso sesso (sì, la stessa di prima)
– se dovesse essere varato tale documento si verrebbe a creare una situazione in cui il Vaticano stesso sarebbe discriminato e si troverebbe in difficoltà, dato che considera immorale il comportamento omosessuale.

Qui casca l’asino. Il Vaticano non rinuncia a firmare il documento in quanto metterebbe in imbarazzo sè ed altri governi che volessero impedire la creazione di unioni matrimoniali (o civili) omosessuali. Non lo firma perché si sentirebbe in difficoltà dato che giudica immorale la pratica omosessuale. Sembra la stessa cosa, ma non lo è.
Nel primo caso, cioè nel contrastare le unioni civili, si tratta di un’obiezione legittima davanti all’introduzione di una nuova norma nell’ordinamento giuridico di uno stato, norma che va a intaccare – in bene o in male – l’idea avuta fin d’ora di "coppia", che è l’idea appoggiata dalla Chiesa e dal Vaticano. Un’obiezione condivisibile o meno, ma legittima.
Nel secondo caso invece si tratta di un ennesima, spudorata applicazione di un pensiero direi medievale che sempre più spesso sta prendendo piede nella Chiesa. Il ragionamento è questo:

per me è immorale –> non si dovrebbe fare –> quindi andrebbe vietato

Semplice, efficace, aberrante. L’omosessualità è un dato di fatto, esiste, e che il Vaticano si opponga alla sua depenalizzazione (pur specificando che "auspica che a nessun omosessuale siano negati i diritti civili") semplicemente perché non saprebbe più come difendere il proprio attacco contro il comportamento omosessuale in sè è penoso. Senza contare che, come ogni cristiano sa bene (?), la Chiesa non condanna l’omosessuale, ma la pratica sessuale fra persone dello stesso sesso. Pertanto, dato che gli omosessuali vengono incarcerati, torturati o anche semplicemente discriminati in molti paesi per la propria natura, al di là delle pratiche pubbliche e private, anche solo per questo la posizione Vaticana non regge. In secondo luogo, di questo passo, non vedo perché non ci si dovrebbe battere contro la non-punibilità per legge dell’adulterio, dell’autoerotismo e della mancata santificazione delle feste. Tutte pratiche immorali, che offendono Dio, e che pertanto andrebbero vietate. Per non mettere in imbarazzo il Vaticano.

l’avvento

Quando ero piccola, in questo periodo, ho sempre avuto un calendario dell’avvento.
Di solito lo costruivo io, ritagliandolo dal Ciao Amici, e non era un vero e proprio calendario con delle finestrelle da aprire, ma qualcosa da costruire di giorno in giorno aggiungendo man mano un pezzetto.

Poi per molti anni, ho fatto l’Avvento senza nessun calendario, è spesso accadeva che non mi rendessi nemmeno conto dei giorni che passavano, per arrivare al 20 con tutti i regali da comprare – e con ben poche idee su quali e a chi farli -.

Ma quest’anno, proprio il 29 novembre, mi sono vista donare un meraviglioso e originalissimo Calendario dell’Avvento, fatto da Martin con le sue manine!
E iniziare la giornata aprendo una bustina con dentro caramelle, cioccolatini, candeline o un misterioso pacchetto è tutta un’altra cosa!!!

Senza contare che ora so sempre con precisione che giorno è!

Nei presagi, una speranza…

Rivedremo calzoni coi rattoppi, rossi tramonti sui borghi, vuoti di macchine,
pieni di povera gente che sarà tornata da Torino o dalla Germania.
I vecchi saranno padroni dei loro muretti come poltrone di senatori,
e i bambini sapranno che la minestra è poca e cosa significa un pezzo di pane.
E la sera sarà più nera della fine del mondo
e di notte sentiremo i grilli o i tuoni,
e forse qualche giovane tra i pochi tornati al nido tirerà fuori un mandolino.
L´aria saprà di stracci bagnati, tutto sarà lontano,
treni e corriere passeranno ogni tanto come in un sogno.
E città grandi come monti saranno piene di gente che va a piedi con i vestiti grigi,
e dentro agli occhi una domanda che non è di soldi ma è solo d´amore, soltanto d´amore.
Le piccole fabbriche sul più bello di un prato verde,
nella curva di un fiume, nel cuore di un vecchio bosco di querce,
crolleranno un poco per sera, muretto per muretto, lamiera per lamiera.
E gli antichi palazzi saranno come montagne di pietra,
soli e chiusi come erano una volta.
E la sera sarà più nera della fine del mondo e di notte sentiremo i grilli o i tuoni.
L´aria saprà di stracci bagnati, tutto sarà lontano,
treni e corriere passeranno ogni tanto come in un sogno.
E i banditi avranno il viso di una volta con i capelli corti sul collo
e gli occhi di loro madre pieni del nero delle notti di luna,
e saranno armati solo di un coltello.
Lo zoccolo del cavallo toccherà la terra leggero come una farfalla
e ricorderà ciò che è stato in silenzio il mondo, e ciò che sarà.

Pier Paolo Pasolini – Alice – La Recessione

Pain Therapy

Tutti siamo d’accordo: no all’accanimento terapeutico.
Quando per una persona non c’è niente da fare, ogni terapia utile è stata provata, ogni diagnosi verificata, la cosa migliore da fare è cercare di vivere al meglio gli ultimi momenti.

Ma cosa fare quando ci si accanisce su un’idea?
Cosa fare quando un intero sistema di valori, di credenze, di cose date per scontate sembra accartocciarsi, solo perché lo si è guardato a fondo?

E’ vero che le cose vanno viste da vicino per vederne le imperfezioni, ma è proprio quando qualcosa pretende di esserne esente che la critica si fa più distruttiva.

Allora comincio a chiedermelo: non sarà un accanimento terapeutico, il mio, su un’idea che mi sembra sempre più pericolante ma che continuo a sostenere, per il semplice fatto che mi terrorizza il fatto di farne a meno? Lo so, sono un dubbioso professionista, un anarchico dialettico, un eterno pessimista del logos, ma che ci posso fare? Mi sento un cretino a non pormi domande, e un insicuro quando mi rendo conto che non so darmi risposte.
E la cosa diventa tragica, a volte, quando mi specchio e scopro che credo di star insegnando qualcosa a qualcuno, invece sono come un capitano cieco, di una nave della quale forse non conosco nemmeno la rotta.

E mi tornano in mente le parole del mio maestro di Karate: "a qualcosa si deve credere, prima o poi si arriva tutti a capire che c’è qualcosa in più, che non si esaurisce tutto qui".

Io stasera credo che basti questo.
Se voleva di più, poteva essere più chiaro.

un romanzo di (de)formazione

Ogni tanto riscopro il piacere della lettura.
Soprattutto in questi giorni: il treno, l’autunno, voglia di fermarsi un po’ a riflettere e contemporaneamente di evadere… serve però un buon libro.

Per fortuna l’ho trovato (e già finito): "The shrinking man" di Richard Matheson.
I più lo considerano un romanzo di fantascienza, ma secondo me (e non solo secondo me) la definizione è alquanto riduttiva.

La storia è a dir poco semplice: un uomo, per un motivo che non sto a spiegarvi, ad un certo punto della sua vita inizia a calare di statura, rimanendo proporzionato. Tre millimetri al giorno, due centimetri alla settimana.

Questo però non è che un pretesto per un’approfondita indagine, da parte dell’autore, nella natura umana.
Il protagonista perde pian piano la propria identità e, man mano che diminuisce d’altezza, il rispetto degli estranei e della figlia nei suoi confronti calano. Ogni giorno si trova ad affrontare nuove sfide, mentre i suoi bisogni (da quelli alimentari a quelli sessuali) non accennano a calare ma è sempre più difficile per lui esaudirli.

In meno di 180 pagine arriviamo a conoscere Scott Carey meglio di quanto lui stesso si conoscesse prima di iniziare a "rimpicciolire". Ne conosciamo i pregi e le debolezze, ma anche le paure più profonde, che poi sono le paure più profonde di chiunque. L’abbandono, l’inadeguatezza, la sopraffazione, la disperazione.
Scott ha continui momenti di crisi e continue rinascite (forse anche per questo mi sono immedesimato ancora di più del solito), continue sfide che lo spingono ad impegnarsi di più nella sua lotta per la sopravvivenza.

Ho detto più che abbastanza. A questo punto non vi stupirete se vi consiglio caldamente questo romanzo, anche perché non dimostra assolutamente i suoi 50 anni. Se invece volete una recensione migliore, vi invito ad andare qui.