Il problema di essere in una città grande, per lo più a te sconosciuta e interessantissima è che ti scombussola i ritmi.
All’ora in cui tu vorresti pranzare, loro stanno già facendo lezione;
all’ora in cui tu vorresti andare a fare la lavatrice, loro ti chiudono la lavanderia;
all’ora in cui tu vorresti cenare, loro cominciano ad uscire;
all’ora in cuitu ti sei appena preso la tua pinta di birra, loro suonano la campanella.
E così l’ora in cui io dovrei studiare per la tesi non arriva mai, o meglio arriva sempre nel momento sbagliato!
Sarà colpa del fuso orario? Forse la risposta in realtà è, come sempre,questa…
Una delle cose belle di avere una casettatuaè guardare come, con il tempo, diventa più simile a te. E questo non accade solo per una stanza, ma per tutta la casa (scolapiatti compreso!).
Guarda un po’ che perla ha regalato la traccia della prima prova della maturità 2010:
Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili. — Bertolt Brecht, “Piaceri”
Una specie di canzone quasi d’Amore Brechtiana, una pioggia di marzo, un Discanto a modo suo.
Arriva il 18 giugno e mi rendo conto di una cosa: ieri era capodanno, oggi siamo già al giro di boa. Metà anno è passato, è stata una metà densa e preziosa, ma veloce, veloce come un fulmine. Troppo veloce.
Mi ritornano in mente le parole degli “adulti” quando ero adolescente:“vedrai, dopo i vent’anni, come passerà veloce il tempo!“.
Giunto a vent’anni, pensavo di averli gabbati dato che ogni giorno mi sembrava esattamente lento (o veloce) come gli altri. La verità è che a vent’anni non lavoravo, e loro sì. E questo – scopro ora – fa la differenza…
Gli anni passano silenziosi e rapidi: ti passano accanto, quasi non li vedi, e poi ti accorgi dei segni che hanno lasciato.
Un anno fa iniziava la nostra avventura in questa nuova casa, dalla quale scriviamo e nella quale stiamo scrivendo le nostre vite. Da allora ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo sullo stare insieme, sui rapporti umani, su noi stessi. E’ bello vedere questa casa prendere le nostre impronte, vederla portare i segni delle nostre passioni; è bello vedere gli amici che vanno e vengono, si fermano e ripartono. E’ bello anche stare alla finestra a guardare la gente che passa e assaporare quante cose nuove accadano, in ogni istante, fuori e dentro di noi. E’ bello, soprattutto, sentirsi nel posto giusto con la persona giusta.
E’ stato sicuramente il miglior anno della mia vita, ed è fuggito via con una velocità davvero strabiliante. Ma stavolta l’ho sentito passare.
Due anni fa scrivevo su un blog ed avevo un’agenda. L’agenda era piena di parole e di colori, ogni giorno scrivevo qualcosa. Con il blog ero invece meno assiduo, ma comunque almeno una volta alla settimana uno sfogo, un link, un’immagine o una citazione finiva sulle pagine di Sole–Luna.
Poi venne Facebook, vennero i Feed e la condivisione dei contenuti. Molti post persero di senso e migrarono ai social network, prima il blog e poi l’agenda si svuotarono e un po’ si spensero. Vennero le lauree, quella di Sisila prima e la mia poi, si sovrapposero gli impegni e il blog finì sempre più in disparte, quasi a diventare una lavagna su cui dover ogni tanto scrivere qualcosa.
Quando quel blog iniziò la sua storia, nel 2004, voleva essere un appartamento virtuale, un monolocale nel quale Sisila ed io avremmo potuto sentirci un po’ a casa insieme. Ora questa casa insieme si è concretizzata in un appartamento – per fortuna non un monolocale – nel comune più bello d’Italia, ed abbiamo deciso di far traslocare anche il blog.
Internouno sarà qualcosa di diverso da Sole-Luna, inevitabilmente. Il web è cambiato e noi pure, forse ci saranno meno link e più storie; forse ci saranno più post o forse meno. Sicuramente avranno un’impronta nuova.
Perché in fondo sappiamo entrambi che nessun articolo condiviso, nessun “mi piace” e nessun tweet può sostituirsi all’atto, terapeutico e intimo, dello schiacciare il tasto
«Il problema dell’umanità è che gli sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi.»
– Bertrand Russell