Carte da decifrare

“Le registrazioni contenute in questi album non sono state sottoposte a rielaborazioni posteriori ma sono la fedele testimonianza, nel bene e nel male, di ciò che le nostre forze ci hanno consentito di fronte al pubblico del Teatro Amilcare Ponchielli, nella città di Cremona, le sere del 2 e 4 marzo 1993.”

Di grandi dischi dal vivo nella musica italiana ce ne sono tanti e ciascuno di noi avrà il proprio preferito. Se chiedete a me il migliore è “Dal vivo” di Ivano Fossati, pubblicato in due volumi (“Dal vivo vol.1 e vol.2“) nel 1993 e dal quale è tratta la citazione qui sopra.

Le canzoni già bellissime di Fossati risplendono in questi due album di una nuova luce grazie a una formazione di musicisti straordinari e agli arrangiamenti più acustici che in passato. La produzione di Beppe Quirici sembra avvicinare sia le canzoni alle potenzialità dei musicisti che i musicisti all’essenza delle canzoni, al punto che quasi ogni brano qui contenuto è nella versione che potremmo considerare definitiva.

Di perle ce ne sono tante, del resto in quel periodo Fossati non era in grado di scrivere brutte canzoni. Nel vol.1 brillano La pianta del tè, ancora più viva e terrosa della versione originale, l’interpretazione magistrale di Una notte in Italia e Mio fratello che guardi il mondo, la traduzione de La pioggia di marzo e la riflessione finale – glaciale – di Amore degli occhi. Spicca la rilettura di Naviganti scritta da Fossati per Bruno Lauzi, una canzone così perfettamente fossatiana che è incredibile pensare che fosse stata immaginata per una voce diversa.

Il secondo volume è forse meno omogeneo del precedente e alterna brani più celebri come La canzone popolare, La musica che gira intorno e La costruzione di un amore ad alcuni episodi molto meno conosciuti. L’inizio con Lindbergh eseguita al solo pianoforte e voce è da pelle d’oca e fa da apertura a una tiratissima Discanto (qui anche in video) al cui testo – una litania spietata e completa degli ingredienti che si amalgamano nelle nostre vite – si unisce una coda strumentale nella quale il pianoforte di Fossati dialoga con la batteria rutilante di Elio Rivagli in un crescendo che si vorrebbe non finisse mai. L’inedita Carte da decifrare è un’altra gemma che avrebbe spesso trovato spazio nei live degli anni successivi ma mai in un album in studio. Il finale rimane sospeso tra il sogno e la realtà con La Volpe, qui in una versione molto più notturna di quella – già bellissima – pubblicata nella Pianta del tè. Quando sento le zampette della volpe imitate con le spazzole sul rullante nella strofa finale mi vengono i brividi ancora oggi dopo un milione di ascolti.

Se i due dischi sono così perfetti è merito anche dei musicisti e non stupisce che la formazione che accompagnò Fossati nel tour di Lindbergh fosse una specie di compendio dei migliori strumentisti italiani dei primi anni novanta: Mario Arcari – già con De Andrè in Creuza de Mä e successivamente in Anime Salve, Beppe Quirici, Armando Corsi, Vincenzo Zitello, Stefano Melone e il grande e sottovalutato Elio Rivagli alla batteria. Un tripudio di talenti che non si pestano mai i piedi, non infilano una nota in più o un intervento che non sia misurato e necessario. Una vera orchestra al servizio della musica.

Qualche anno dopo Fossati avrebbe pubblicato anche un “Dal vivo vol.3“, registrato durante il tour acustico seguito alla pubblicazione di Lampo viaggiatore. È anche quello un bel disco live, concettualmente legato ai primi due volumi ma nella sostanza molto diverso perché suonato e registrato in una fase molto diversa della carriera dell’autore. E poi chissà, forse la magia delle due serate al teatro Ponchielli è stata irripetibile, per fortuna abbiamo la possibilità di riascoltarle quando vogliamo.

Per gli amanti dei 33 giri segnalo che Dal vivo vol. 1 e 2 sono stati recentemente ristampati in due riedizioni da 2LP ciascuno (una e due). Le stampe in vinile originali dell’epoca sono infatti difficili da trovare ed erano composte ciascuna da un solo disco, piuttosto sacrificato in termini di dinamica trattandosi di album di quasi un’ora di durata. Il vol.3 rimane per ora non ristampato nemmeno in CD e nemmeno pubblicato ufficialmente sui servizi di streaming, chissà perché (forse per problemi di diritti sulla cover di Smisurata Preghiera?).

Per chi si fa bastare il digitale ecco invece una playlist che contiene i primi due volumi.

A conclusione di questo lungo post aggiungo anche una bonus track. Documentandomi per scrivere queste righe ho scoperto che l’edizione 1992 del Concerto del primo maggio fu particolarmente ricca di cantautori e interpreti italiani in fasi ancora qualitativamente molto alte delle rispettive carriere: Guccini, De André con Roberto Murolo, Fiorella Mannoia, Fossati stesso, Franco Battiato in collegamento dal teatro dell’opera di Roma.

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