Time to burn

Time to burn è un altro grande classico della discografia di Hammill, eppure viene dal suo album in assoluto meno apprezzato, In a foreign town.

Di In a foreign town ho già parlato in passato, è un disco che su di me esercita uno strano fascino nonostante abbia dei suoni spaventosamente anni ottanta e sia pericolosamente privo di dinamica. Non me la sento di consigliarlo come primo e nemmeno secondo approccio a Ph però non è certo un disco da lasciare totalmente da parte. Lo stesso Peter Hammill nel proprio sito lo descrive così:

My biggest mistake here lay in the rhythm tracks. They simply don’t groove, I’m afraid, and I stick my hand up in full acknowledgement of the fact. I might also, perhaps, have varied the instrumentation more than I did; but at this point I was interested in using a specific musical palette and this led to a certain uniformity of sound.”

Time to burn è l’unico vero classico di In a foreign town, tant’è che la troviamo spesso in versioni più essenziali nei concerti dei decenni successivi. Celebre è la versione apparsa su Typical ma online se ne trovano anche altre, di uguale intensità.

Il testo prende spunto dalla morte di Tony Stratton-Smith, storico manager dei Genesis, dei Van Der Graaf Generator e dello stesso Hammill morto a 55 anni proprio mentre Hammill stava scrivendo i brani di In a foreign town. Time to burn è una riflessione onesta e sentita sul valore del tempo e la difficoltà delle relazioni, due dei temi più spesso affrontati nei testi di PH.

TIME TO BURN

Time to burn, we could talk all the problems through….
Are the promises still unbroken,
do the spoken words still ring true ?
Oh, and where are you ?

Time to burn, wakes and weddings, celestial choirs,
and while one hand shakes on the bargain
see the other stoke the suttee pyre;
so we’re all on fire,
burning for tomorrow.

So much time wish- and hoping,
soon the future will come
with a bridal wreath for the wedding
in the hands of the prodigal son.
So much left undone,
here we are with time to burn.

So much time wishful thinking,
all the whitest of lies
with the prodigal caught at the border
and the order of service awry.
No time for goodbyes,
will we ever start to learn ?

Time to burn, wakes and weddings become confused,
all the faces over-familiar
in the whirlwind of deja-vu…
Oh, but where are you ?

Time to burn, all our lifelines are gathered round
with a speech from the back of a postcard
all the memories free in one bound.
Free, and gone to ground,
free, and gone forever.
Free, and gone to ground,
so I will remember
so much lost and found.
Here we are with time to burn.

TEMPO DA PERDERE

Tempo da perdere, potremmo parlare di tutti i problemi…
Le promesse sono ancora intatte?
Le parole risuonano ancora vere?
Oh, e tu dove sei?

Tempo da perdere, risvegli e matrimoni, cori celesti,
e mentre una mano stringe l’accordo
l’altra appicca il fuoco alla pira;
così andiamo tutti a fuoco,
bruciando per l’indomani.

Così tanto tempo trascorso desiderando – e sperando,
presto arriverà il futuro
con una ghirlanda da sposa per il matrimonio
nelle mani del figliol prodigo.1
Così tanto resta da fare,
e noi siamo qui con tempo da perdere.

Così tanto tempo speso a fantasticare,
tutte le bugie più bianche
mentre il figliol prodigo è fermo alla frontiera
e l’ordine di servizio va storto
Non c’è tempo per i saluti,
lo impareremo mai?

Tempo da perdere, risvegli e matrimoni si confondono,
tutti i volti sono fin troppo familiari
nel mulinello dei deja-vu…
oh, ma dove sei?

Tempo da perdere, tutte le nostre ancore di salvezza2 sono riunite
con un pensiero dal retro di una cartolina
tutti i ricordi si liberano all’unisono
Liberi, e nascosti3,
liberi, e per sempre perduti.
Liberi, e nascosti,
così serberò il ricordo
così tante cose perse e trovate
E noi siamo qui, con tempo da gettare via.

La versione di Typical è forse la mia preferita, la si può ascoltare qui sotto: [sc_embed_player fileurl=”http://www.marcozanetti.it/blog/wp-content/uploads/2017/09/06-Time-To-Burn.mp3″]

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  1. Il futuro è descritto come un dono nuziale, che però finisce nelle mani degli uomini che non ne sanno fare uso. Alla fine della vita tanto rimane da fare.
  2. Lifeline significa “ancora di salvezza” ma può essere anche la “linea della vita” del chiromante
  3. “gone to ground” significa “nascosto”, però trattandosi di una canzone sulla morte probabilmente c’è un riferimento più definitivo, un “finire nel terreno” molto meno metaforico

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