The future now

The future now è il titolo di un album di Peter Hammill del 1978. Un disco che – a suo stesso dire – finalmente suonava come una storia a se stante, diversa dalla storia musicale sviluppata con i Van Der Graaf Generator ma degna di un proprio sviluppo. Non a caso nella pagina dedicata al disco su SofaSound la genesi del disco viene descritta nei dettagli, e fu una genesi fatta di scrittura solitaria nella propria casa di Byfleet, con un armamentario di apparecchiature analogici molto sensibili agli sbalzi di corrente.

Talmente sensibili che spesso Peter doveva registrare al freddo, perché il sistema di riscaldamento della casa faceva scattare dei fusibili nelle macchine per registrare.

La canzone che dà il titolo all’album divenne ben presto un cavallo di battaglia dal vivo, sia nei concerti solisti che poi con il k-group e le varie formazioni che accompagnarono Hammill nel corso degli anni. Non per nulla è possibile trovare ottime versioni di The Future Now in diversi live della carriera di PH: Room temperature, Typical e The Margin.

Dichiara Hammill stesso su Sofasound: “The future now suona, almeno a me, come nient’altro e penso che questo tipo di suono, senza virtuosismi e con contrasti improbabili fosse il tipo di cosa che stavo cercando di raggiungere nell’ambito delle mie registrazioni in solitaria”

Una nota a parte la merita la copertina del disco: un design di Barney Bubbles sul quale si stagliano le splendide foto di Brian Griffin.
Hammill si era tagliato la barba a metà qualche giorno prima degli scatti, in occasione di un concerto, e fece un intero concerto così. Poi prese il treno per Londra per andare a fare gli scatti per la copertina, suscitando reazioni stranite da parte degli altri passeggeri.

Il tema portante di The Future Now è, ovviamente, il futuro. Un futuro ne quale noi viviamo dato che nel testo l’autore prefigura il nuovo millennio, la fine del ventesimo secolo nel quale si sente “statico”, immobile.

Alla fine degli anni settanta, passato il furore del punk e alle soglie del Tatcherismo, Hammill non può immaginare un futuro splendente come avevano fatto molti colleghi negli anni precedenti; nemmeno però vuole accettare la disperazione di un avvenire senza sbocchi per l’umanità. Scatena dunque la propria rabbia in un grido che risplende di lucidità, consapevole della difficoltà di inventare il futuro ma ancora speranzoso in vista delle conquiste possibili. Una speranza spinta – e lo ammette lo stesso Hammill nel testo – anche dalla propria gioventù.

PH nel 1978 aveva trent’anni e a trent’anni urlava a squarciagola: “Voglio rendere la vita più preziosa dei sogni”

The Future Now

Here we are, static in the latter half
of the twentieth century
but it might as well be the Middle Ages,
there’ll have to be some changes
but how they’ll come about foxes me.
I want the future now,
I want to hold it in my hands;
all men equal and unbowed,
I want the promised land.

but that doesn’t seem to get any closer,
and Moses has had his day…
the tablets of law are an advertising poster,
civilisation here to stay
and this is progress?
You must be joking!
Me, I’m looking for any kind of hope.
I want the future now,
I want to see it on the screen,
I want to break the bounds
that make our lives so mean.

Oh, blind, blinded, blinding hatred
of race, sex, religion, colour, country and creed,
these scream from the pages of everything I read.
You just bring me oppression and torture,
apartheid, corruption and plague;
you just bring me the rape of the planet
and joke world rights at the Hague.
Oh, someday the Millennium!
But how far is someday away?
I want the future now
I’m young, and it’s my right.
I want a reason to be proud.
I want to see the light.
I want the future now,
I want to see it on the screen,
I want to break the bounds:
make life worth more than dreams.

Il Futuro, Ora

Eccoci, statici nella seconda metà
del ventesimo secolo
ma potrebbe anche essere il medioevo
ci sarà bisogno di alcuni cambiamenti
ma come saranno mi sfugge.
Voglio il futuro, ora,
voglio tenerlo tra le mie mani;
tutti gli uomini uguali e indomiti,
voglio la terra promessa

che però non sembra avvicinarsi di un passo,
e Mosè ha fatto il suo tempo…
le tavole della legge sono un poster pubblicitario,
la civiltà è qui per restare
è questo il progresso?
State scherzando!
Io, io sto cercando un qualche tipo di speranza.
Voglio il futuro, ora,
voglio vederlo sullo schermo,
voglio rompere gli schemi
che rendono le nostre vite così malvage.

Oh, cieco, accecato, il cieco odio
della razza, sesso, religione, colore, nazione e credo,
che urlano dalle pagine di qualunque cosa legga.
Tu mi dai solo oppressione e tortura,
apartheid, corruzione e peste;
Mi mostri solo lo stupro del nostro pianeta
e finti diritti umani all’Aja.
Oh, un giorno arriverà il Millennio!
Ma quanto è lontano “un giorno”?
Voglio il futuro, ora
Sono giovane, è mio diritto.
Voglio una ragione per essere orgoglioso.
Voglio vedere la luce.
Voglio il futuro, ora,
Voglio vederlo sullo schermo,
Voglio rompere gli schemi:
Rendere la vita più preziosa dei sogni.

La versione originale del 1978, un tripudio di sintetizzatori

Una versione live con Stuart Gordon

L’epica versione live contenuta in The Margin

 

In versione “ridotta” a tastiere, violino e basso, 1989, da “Room temperature”

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