Then and now

A molti di voi questa foto non dirà niente. Peccato, perché c’è dietro una storia eccezionale.

Quello nelle foto è Jamie Muir. Percussionista straordinario e incredibilmente creativo, Jamie si fece le ossa nel mondo della musica improvvisata inglese dei primi anni settanta, soprattutto con Derek Bailey e il suo giro di gente.
Nel 1972 venne chiamato da Robert Fripp per affiancare Bill Bruford nella nuova formazione dei King Crimson. Bruford veniva dal jazz e dagli yes, quindi da un lato era abituato a improvvisare ma in maniera strutturata, dall’altra aveva passato gli ultimi anni immerso in musica molto strutturata.
Sul palco e in studio l’incontro tra Jamie e Bill non fu semplice: Jamie era selvaggio, nn suonava mai la stessa cosa nello stesso modo per due volte, si presentava sul palco a torso nudo con una pelliccia e con in bocca una fiala di sangue finto che finiva per sputare sui piatti e sulla batteria. Suonava percussioni istituzionali ma anche fischietti per uccelli, trombette, catene. Con una delle catene una volta quasi staccò la testa a Robert Fripp. A detta della band, Jamie occupava la maggior parte della scena sul palco in termini di attenzione degli spettatori, consentendo agli altri quattro membri della band di essere più britannicamente dimessi. Fu lui a decidere il titolo dell’album “Larks’ tongues in aspic”, che venne pubblicato solo poche settimane prima che Jamie lasciasse la band.

All’epoca sui giornali la casa discografica fece scrivere che Jamie si era infortunato durante uno show. Negli anni la leggenda prese la forma di “Si è rotto una caviglia saltando dalla batteria”. In realtà Jamie aveva capito, dopo soli pochi mesi di tour con una band che improvvisava per 60 minuti su 90 di concerto, che il mondo del rock business non faceva per lui. Salutò tutti e si fiondò in un monastero buddista in Scozia, dove rimase per più di vent’anni.

Fripp ha sempre elogiato l’operato del percussionista più folle che i Kc abbiano mai visto sul palco, definendolo “un uomo troppo intelligente per rimanere nel music business”. Bruford lo ha eletto a proprio mentore, dichiarando a più riprese che se non fosse stato per Muir difficilmente sarebbe riuscito a esprimersi in maniera innovativa negli anni dopo il successo con gli Yes. A noi ascoltatori del presente rimangono un fantastico album in studio e una manciata di registrazioni dal vivo di qualità altalenante sulle quali sbavare.

Dal 1995 Jamie Muir è uscito dal monastero e ha ricominciato ad avere a che fare con il mondo dell’arte, dedicandosi però alla pittura. Introvabile e irraggiungibile, negli anni diversi fan hanno dichiarato di averlo trovato online ma ogni volta si trattava di una bufala o di un omonimo.

Ora Toby Aimes, autore del documentario sui King Crimson “Cosmic F*ck” in uscita fra pochi mesi, ha rintracciato il vero Jamie e gli ha scattato una foto.

Quella che vedete a destra. La prima, che io sappia, pubblica dopo quarantacinque anni. Link

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