Tricky boy

Non sono esperto di musica elettronica, samples ecc, però a metà anni novanta ero abbastanza cresciutello da ricordarmi l’avvento del trip-hop quindi provo a dire la mia.

IMG_20160122_224034Quando ripenso al trip-hop ho la netta impressione che noi Europei abbiamo persa un’occasione, una grossa occasione. Il trip-hop è stato qualcosa di fortemente originale, un recupero del soul e di certo swing in chiave più malinconica, un mood già post-industriale ma non ancora declinato dalla scomparsa delle classi operaie all’interno della società. Tricky è del 1968, Beth Gibbons e 3D del 1965, avevano vissuto l’inizio dell’adolescenza in anni Tatcheriani e a metà anni novanta buttavano su disco quello che era un malessere intimo ma allo stesso tempo socialmente compreso. Quella del trip-hop era davvero una scena, riconoscibile a livello demografico e geografico.

Io nel 1998 (l’anno di Mezzanine dei Massive Attack) avevo 14 anni e questo mondo mi affascinava da morire. Tricky, 3D e Beth Gibbons erano dei veri divi di cui scorgevo le fisionomie nei video: le ritmiche dei loro brani erano ossessive ma non alienanti, il cantato mi ricordava certe melodie che sentivo nei dischi dei miei ma era spesso interrotto dal rap e da flussi di coscienza che non capivo, col mio inglese da terza media, ma di cui intuivo l’urgenza. Leggevo i loro nomi ritornare come collaboratori nei dischi di altri artisti “cool” dell’epoca, come Bjork. I CD dei Massive Attack giravano tra i compagni di scuola più grandi di me, non c’erano canzoni che si potessero suonare nei gruppetti di adolescenti chitarra + basso + batteria quindi erano album che restavano un po’ ai margini della discussione e delle feste, contemporaneamente underground ma celeberrimi grazie al successo di pezzi come Glory Box, Protection, Hell is round the corner, Karmacoma e, successivamente, dei seicento singoli tratti da Mezzanine.

Quello che non capisco è cosa sia successo poi. In qualche modo la vena creativa degli alfieri di questo suono che sentivo/sentivamo così nuovo è sembrata spegnersi, forse la fiaccola della via europea all’elettronica non ha trovato nuovi tedofori e siamo stati sorpassati dagli americani, o forse da altre scene europee di cui ignoro l’esistenza. Sta di fatto che quello che ci rimane è una serie di dischi invecchiati benissimo, curati e spesso in relazione stretta tra loro, molto amati da chi li ascolta ma sconosciuti ai più.

Tra questi dischi il mio preferito, quello che più ha segnato la mia colonna sonora di quegli anni e che – opinione personale – è anche invecchiato meglio è Maxinquaye di Tricky. Ha dentro tutto, dalle rimasticazioni dei temi già usati con i Massive Attack alla sperimentazione alle cover hip-hop, passando per accenni soul e groove a profusione. Se non ce l’avete accattatevelo, fra l’altro l’economica ristampa della Music On Vinyl mi sembra molto ben fatta. Non so se si possa già definire un classico, di sicuro ne ha il peso specifico.

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