2018-11-07T07:17:26.000Z

“Con la scusa di ritirare alcuni miei esami in ospedale, esco con Lucia per fare un giro; durante il viaggio mia madre ritorna tranquilla e mi racconta che la persona che è in casa le deve portare rispetto, ché lei non è né stupida né una schiavetta. Come detto, neanche oggi riconosce Sebastiano: ai suoi occhi, infatti, mio padre cambia ruolo di continuo. Ora si tratta di suo padre, ora di sua madre, ora dell’amante di suo padre, a volte di sua suocera e, altre volte, di un cugino che non sopporta e che, in realtà, non esiste. Tutte queste figure, tranne sua madre, le creano crisi di nervi, visto che tutte – a suo dire – tramano contro di lei o hanno fatto quelle che lei definisce delle “grandi, grandi cazzate”.

Entriamo anche in un bar e prendiamo un decaffeinato e una treccia al cioccolato. Lucia, me lo dice subito, non ne vuole assaggiare nemmeno un pezzo ma, alla fine, se la mangia tutta da sola: «Ah, scusa, mica avevo capito che ne volevi un po’ anche tu.»

In cucina la situazione non è cambiata per nulla. La nuova sfuriata di mia madre, però, questa volta ci fa capire quello che c’è nella sua testa. Oggi, infatti, Lucia ce l’ha con me che sono il terzo fratello, quello più piccolo (che in realtà non esiste) e con nostro padre (mio padre) perché ci ha lasciati da soli a casa insieme al suo aiutante (che è sempre mio padre) che ogni tanto porta a casa la sua amante (indovina chi è?) e poi la lascia a dormire da noi. In questo momento mia madre è arrabbiata e si rivolge a mio padre pensando che si tratti di questa fantomatica amante.
L: «Ma mi sai dire perché non ti ho mai vista prima?»
S: «Lucia, ma guarda che sono tuo marito!»
L: «Ma va, mio marito è maschio, mica mi sposavo con una femmina. Figurati poi con una come te…»
Faccio segno a mio padre di non rispondere oltre, di fare finta di nulla, per evitare che continui questa discussione, ma lui è esasperato dalla sua malattia e dall’ossessività di mia madre. Passano però pochissimi minuti e lo scenario cambia ancora.
L: «Ma senti un po’, fammi capire: è tanto che vivi qui?»
In questa domanda, mia madre sembra aver messo da parte l’aggressività.
Mio padre non risponde e mi guarda; entrambi capiamo che in questo momento lui non sta più “recitando” la parte dell’amante.
L: «Io te lo devo proprio dire.»
S: «Che cosa?»
L: «Non dovevi permetterti di prendere quella stronza e portarla in casa. Mi hai deluso tanto. Non fa un cazzo e vuole comandare, ‘sta puttana. Tu poi sparisci e non dici nulla. Ma che padre sei? Capisco che hai bisogno di una compagna, ma te la potevi scegliere meglio.»
Io guardo Sebastiano e penso che forse sia il caso di fare un altro giro: «Papà, è meglio se porto ancora fuori la mamma.»
S: «Se vuoi andare vai pure ma mi sa che più fuori di così non ti riesce mica.»”

Link: Caregiver Whisper 46

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