Torniamo al salmone, però. Che non nasce, né cresce arancione perché nelle reti in mare aperto dove viene allevato non si nutre né di gamberi né di krill, come fanno i salmoni selvaggi. No, i salmoni d’allevamento mangiano altro: mangimi animali o di soia ogm direttamente importata dal Brasile al prezzo di conclamate devastazioni ambientali, ormoni, antibiotici, additivi chimici. La loro carne è grigia, fino a pochi giorni dalla macellazione, quando viene colorata artificialmente: con integratori a base di carotene, nel migliore dei casi. Oppure con additivi chimici che fanno aumentare i costi di allevamento del 20%, ma garantiscono un generoso ritorno economico ai produttori: «Se il salmone d’allevamento fosse grigio, tutti comprerebbero salmone selvaggio – spiega Mikael -. In questo modo la gente non li distingue, trova un colore che riconosce e compra il salmone meno caro che trova sul banco, quello di allevamento. Così si spingono fuori dal mercato i produttori di salmone selvaggio». Link: Quello che mangi non è un salmone (quello che stai facendo estinguere, sì)
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