Sì vabbè, sono derivativi al massimo. Il primo pezzo è puro Tool, poi si avvicinano agli Alice in chains più granitici mentre nei momenti più elastici rimandano parecchio ai Primus. L’album però fila via che è un piacere e ci sono abbastanza idee da farli rimanere non troppo attaccati ai cliché; senza contare che sono italiani, ed è piacere sentire un gruppo nostrano che suona così.
Il finale, “Italian Politics”, è una specie di rifacimento di “Die eier von satan” ma in versione belpaese, con Pierpaolo Capovilla che declama una inquietante e metaforica ricetta della pizza. Un disco perfettamente inutile ma piacevole, la band è da tenere d’occhio.
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