internouno

Gli anni passano silenziosi e rapidi: ti passano accanto, quasi non li vedi, e poi ti accorgi dei segni che hanno lasciato.

Prove tecniche di sopravvivenza di coppiaUn anno fa iniziava la nostra avventura in questa nuova casa, dalla quale scriviamo e nella quale stiamo scrivendo le nostre vite. Da allora ogni giorno impariamo qualcosa di nuovo sullo stare insieme, sui rapporti umani, su noi stessi. E’ bello vedere questa casa prendere le nostre impronte, vederla portare i segni delle nostre passioni; è bello vedere gli amici che vanno e vengono, si fermano e ripartono. E’ bello anche stare alla finestra a guardare la gente che passa e assaporare quante cose nuove accadano, in ogni istante, fuori e dentro di noi. E’ bello, soprattutto, sentirsi nel posto giusto con la persona giusta.

E’ stato sicuramente il miglior anno della mia vita, ed è fuggito via con una velocità davvero strabiliante. Ma stavolta l’ho sentito passare.

faces

Da quando ho iniziato a lavorare ho visto circa 90.000 persone, faccia più faccia meno.
Già dopo due settimane mi sembrava di riconoscere qualcuno, di notare tratti familiari, di averci già parlato addirittura.
Ma realisticamente la cosa è piuttosto difficile dato che i miei visitatori sono soprattutto stranieri, per lo più da fuori Italia, spesso da oltre Europa. Due volte a Venezia? Due volte nel mio padiglione? That’s very hard…

È incredibile quanti tratti diversi esistano, quante combinazioni inedite, quanti volti differenti.
Ed è altrettanto straordinario il potere della nostra mente di cogliere questi tratti, immagazzinarli, radunarli, a volte semplificarli. Per non dimenticare, per non farci fare brutta figura, per non confondere il noto con l’ignoto.

Purtroppo la cosa funziona anche nell’altro senso e così ciò che ci è ignoto ci appare, per qualche motivo, un pochino noto

Quantum leap

Ora che lavoro e sono in ufficio con l’aria condizionata (ancora per poco?) non mi accorgo davvero dell’estate che scorre fuori.

Però oggi, con il sole nitido del dopo-temporale, l’aria fresca come in montagna, il panorama splendido del settimo piano dell’ufficio di Padova, mi prende una specie di nostalgia. Nostalgia degli ultimi giorni di scuola, quando tornavo a casa accaldato e mi rendevo conto che – davvero – era finita: potevo scegliere cosa fare, come gestire la mia giornata, in quale dei miei interessi tuffarmi per primo. Una sensazione liberante e meravigliosa.

Non si tratta però esattamente di nostalgia, perché non vorrei tornare indietro. E’ più una sensazione di gioia malinconica. Ricordo quei giorni e quelle atmosfere e quando ci ripenso mi viene un tuffo al cuore; allora, nella penombra di casa, mi aggiravo scalzo e pensavo che un giorno, forse, avrei provato proprio questa sensazione, ed è come un tunnel emotivo che attraversa gli anni e gli stati d’animo, ricollegandomi al ragazzo che ero quattro, cinque, sei anni fa.

Ed è bello ricordarsi come allora ero consapevole di godere appieno degli attimi che mi venivano regalati. Una consapevolezza che conservo gelosamente e che mi permette di non rimpiangere quei momenti, e soprattutto di essere felice ora, di nuovo.