my fingers got stuck

SuperScaletta questa sera:

– Improv
– Karma Police
– Street Spirit
– Breathe / Time / Breathe
– Alive
– Immortality
– Cymbaline
– Green is the colour medley: My sharona, Sono=Sono, Autogrill, La canzone del sole…
– No excuses
– Nutshell
– Society
– Hard sun
– The thin ice
– Goodbye cruel world
– Outside the wall

Bird Legs: Damn!
FZ: Gettin’ tired?
Bird Legs: No, unh-unh . . . my fingers got stuck!

…e sicuramente ne ho dimenticata qualcuna!!!

nessun titolo

 Mars Volta Sciamani su Marte
Riccardo Bertoncelli

 
Sogni esagerati, poteri acculti, Vita e Morte. Un’aliena especie de Rock Progresivo
 
Sandro Veronesi mi ha detto una cosa molto bella l’altro giorno, divagando a proposito mentre si parlava del nostro amato Frank Zappa. "Oggi in letteratura domina una scuola di pensiero", così ha detto, "che se vogliamo chiamare scuola è comunque elementare: e la sua lezione è tagliare, tagliare, tagliare fino all’osso. L’essenziale. Il minimo".
Ora, un conto è se lo faceva Cassola, che scriveva nel dopoguerra e aveva questa idea delle frasi in un libro come parole nei telegrammi, ognuna costava. Ma se ci pensi bene adesso, nel nostro tempo, tagliare è la frase più cazzara del mondo. Vai ad ascoltare Zappa. Non siamo più dopo la guerra, dove si risparmiava tutto perché non c’era, da tanto tempo siamo nell’era dell’abbondanza – e che diavolo vuole dire tagliare? Magari la cosa bella stava proprio lì, che ne sai?".

Quando sono tornato a casa, la sera, avevo il disco nuovo dei Mars Volta da ascoltare e quelle parole mi hanno illuminato l’ascolto. Certo i MV non sono FZ, ogni loro album non contiene spunti per altri dieci e glosse ad altri quindici; ma rendono comunque l’idea di quest’epoca densa e fitta, ambiguamente ricca, di questo reticolo di storie emozioni informazioni eventi ricordi che s’intrecciano e rimbalzano rumorosamente ad alta energia, e noi in mezzo storditi eccitati confusi. I Marziani non fanno filtro, assorbono e rimandano: e il rock che suonano è eruzione, colata lavica, sproloquio, farneticazione, con tutto il piacere che questo può comportare e naturalmente anche lo stress, il disagio, un senso vago di nausea che non capisci se è una porta da forzare per un livello superiore di fruizione o un buco nero maledetto che finirà per inghiottirti.

Amputechture, il nuovo album dei Mars Volta, è un’opera appunto di esagerata abbondanza; già nel gonfio neologismo che lo intitola, e nei testi metallicamente sopra le righe, ma soprattutto nelle monsoniche devastazioni di chitarre e tastiere lunghe un’eternità e un giorno, infilate in quelle sterminate collane che nella storia dell’arte rock sono state una specialità dell’epoca psichedelica e progressiva – brani di otto, dieci, quindici minuti, albe e tramonti, risa e pianti, abissi e vette in vertiginosa sequenza cinemascope.

Conoscono la storia dell’arte rock, i Mars Volta? La conoscono, certo, loro e gli amici che danno una mano come John Frusciante, a cui appartengono diverse parti di chitarra del disco. Dicono che Frusciante sia un iperappassionato di Yes e in effetti può starci, qui dico, non nei Red Hot Chili Peppers; e con gli Yes i King Crimson, naturalmente, quelli originali e i più recenti, e se vogliamo i Porcupine Tree e perfino i Pink Floyd, un giorno che si persero lungo la strada e finirono chissà come a Bron Y Aur, nel cottage gallese di Led Zeppelin III, e già che c’erano si divertirono a fare jam con Jimmy Page alla chitarra. Il mondo è quello, anche se nemmeno sotto tortura userò la parola "(Neo) Prog" e darò senz’altro per buono quello che il chitarrista Omar Rodriguez Lopez ha dichiarato fino allo sfinimento sulle intenzioni della sua band: "Come può non essere progressiva l’arte o la musica che si propone di essere innovativa e d’avanguardia?".

I Mars Volta esistono da cinque anni come evoluzione di una geniale band di southern psico, At The Drive In. Musica e idee ruotano intorno a Rodriguez-Lopez e al cantante paroliere Cedrix Bixler-Zavala, con ricorrenti va e vieni di collaboratori. Dall’EP Tremulant autoprodotto a questo Amputechture, mai un disco banale o tirato via: forse solo il live Scabdates, l’anno scorso, pallida fotografia di una band che proprio dal vivo dovrebbe risaltare di più. Nel primo album, De Loused In The Comatorium, hanno raccontato sotto mentite spoglie l’angosciante storia vera di un amico entrato in coma in seguito a un tentativo di suicidio fallito, rimesso in vita e ferocemente convinto a farla finita, alla fine con successo. Con il secondo, Francis The Mute, hanno musicato la vicenda di un uomo che cerca i suoi genitori naturali basandosi su un diario trovato casualmente da un membro della band, poi defunto. Vita e Morte, sempre così, "epici scontri fra la parte luminosa e quella oscura della coscienza". Questo terzo Cd non ha un concept conduttore ma spunti differenti che alla fine si accordano e trovano un senso, "un po’ come in quel film di Paul Thomas Anderson, Magnolia". è un disco sulla Divinità, "ma non l’amore per Dio, piuttosto la paura di Dio, che è così strettamente connessa con il Cattolicesimo. Per me", spiega Bixler-Zavala, "la religione è il motivo per cui ci sono così tanti conflitti nel mondo, e penso che non sia necessario credere in un Dio con capelli lunghi, barba bianca e occhi azzurri. Amputechture è il mio personale modo di descrivere l’illuminazione e di celebrare quelle persone che sono sciamani ma qui in Occidente vengono trattate come pazzi".

Qualcuno sostiene che i Mars Volta siano nati e morti con il primo album, che strada facendo abbiano corrotto la loro idea originale e non riusciranno mai più a suonare a quel modo. Altri sono perplessi davanti alla svolta spiritualista di Amputechture e trovano che argomenti così forti pesino troppo sulle fragili spalle della band. Può essere tutto, come negarsi dei dubbi davanti a una band tanto barocca, non minimale e autoindulgente?
Però la loro musica è un brivido voluttuoso, e quelle chitarre di mercurio, quella voce che scivola dal freddo al caldo, dall’inglese accorato di Tetragrammaton allo spagnolo sinuoso di Asilos Magdalena, sono una bella suggestione. Consci di vivere in un’epoca abbondante, i Mars Volta disdegnano il poco delle canzonette e con avidità, velleità, smania costruiscono enormi gabbie fantastiche e si impicciano di Grandi Numeri come le storiche band del loro Walhalla. Hanno mani malferme, ma come non ammirarli mentre almeno provano a bussare at the heaven’s door?

The stick, the page, and sushi

Vinnie ColaiutaQuesto gagliard’uomo è Vinnie Colaiuta. E’ il miglior batterista del mondo, probabilmente.
Non lo dico solo io, lo dicono pure gli altri batteristi, i quali su "Modern Drummer" l’hanno votato 18 volte come "batterista dell’anno" e 10 volte come "Il migliore punto e basta" (traduzione italiana del termine "Best overall").

Su di lui, come su ogni grande musicista, esiste una ricca letteratura di aneddoti, ma quello che preferisco è il seguente, da me tradotto in italiano quindi forse non perfettamente aderente all’originale.

L’aneddoto in questione è stato raccontato da quel gran tamarro di  Steve Vai (un altro personaggio interessante) ad un giornalista…

"…vi raccontero’ una storia incredibile su Vinnie.
Lui e’ uno dei piu’ incredibili lettori ad occhio (di spartiti, n.d.t.) di batteria che siano mai esistiti. Un giorno stavamo provando con Frank (Zappa, n.d.t.), nei primi anni ’80, e Frank porto’ questo brano chiamato "Mo ‘N Herb’s vacation", incredibilmente complesso.
Tutta la parte di batteria era scritta su spartito, proprio come "The black page" (un assolo di Zappa trascritto per batteria, n.d.t.) ma perfino piu’ complessa. C’erano gruppi di 17 battute in una terzina ed ogni tamburo era trascritto separatamente.
C’erano diverse persone, nella stanza. Mi ricordo che Terry Bozzio era li’.

Vinnie teneva questo spartito su un’asta alla sua destra. Alla sinistra aveva un’altro leggio con un piatto di sushi, okay?
Ora, il tempo del pezzo era molto lento, come "The black page". E cosi’ quando inizio’ col primo riff (mima dei bizzarri giri di batteria zappiani) con tutto questo casino di piatti, charleston, rullate, giri di rototom e pazzie varie, vidi Vinnie che leggeva questa cosa.

Ora, Vinnie ha l’abitudine di spingersi gli occhiali nel mezzo degli occhi con il medio della mano destra. Lo vidi guardare una misura sullo spartito, era l’ultima battuta della pagina. Comincio’ a suonarla mentre girava pagina con una mano e, una volta che la pagina fu girata, continuo’ a suonare il giro con la mano destra. Intanto sposto’ la sinistra, prese un pezzo di sushi e se lo mise in bocca. Continuo’ il riff con la mano sinistra ed il piede, spinse in alto gli occhiali, e quindi ricomincio’ a suonare la parte rimanente del brano.

Fu la cosa piu’ pazza che avessi mai visto. Frank (qua non riesco a capire cosa voglia dire. L’originale è "threw his music up in the air"). Bozzio si giro’ e se ne ando’ via. Io semplicemente scoppiai a ridere."

You are what you is

Il Buon Vecchio Zio Frank sapeva essere un bel po’ acido, quando ci si metteva. E ci si metteva spesso.
Stasera, nel blog di Nadal, ho scoperto questa citazione:

Joe Pine: "Lei ha i capelli lunghi, questo fa di lei una ragazza".
Frank Zappa: "Lei ha una gamba di legno, questo fa di lei un tavolo".

e’ talmente assurdo, come scambio di battute, che se non sapessi il retroscena (spiegato nel post di Nadal) lo darei per inventato…

Cucamonga years…

Frank Zappa and Pink Floyd

Ladies and Gentlemen… Frank Zappa and Pink Floyd!

Ebbene sì, suonarono insieme al festival di Amougies (Belgio) nel 1969. Zappa in un’intervista ha negato che ciò sia mai accaduto, ma quello alla batteria è Nick Mason e quello dietro Roger Waters, c’è poco da fare… strano però che lo zio Zappa abbia preso un granchio del genere. Che sia stata in quella famosa occasione che per la prima e l’ultima volta fece uso di droghe? ;)

Comunque, per i nostalgici, ecco un’altra foto dello zio, nella stessa occasione ma con Captain Beefheart, ed un’altra foto della locandina del festival (dell’anno dopo però, credo…).

Erano presenti, fra gli altri:
– Ten years after
– Colosseum
– Ansley Dunbar
– Pink Floyd
– Reneissance
– Don Cherry
– Nice
– Caravan
– Archie Shepp
– Yes
– Soft Machine (inseriti nel cartellone sotto ‘pop music’, non ‘free jazz’… chissà cos’era free jazz allora :-P)

…tutti in cinque giorni, nello stesso posto (a Parigi), per 50 Franchi (un bel po’ di soldi, temo).

“that would be the end of that”

Spider: Possiamo renderci più forti suonando!
John: vero!
Monica: sì sì… vero.
John: Ma, sai qual è il punto?
Spider: Qual è?
John: Nemmeno noi capiamo la nostra musica.
Spider: No, non… cioè, importa davvero se la capiamo oppure no? Almeno ci da… forza.
John: Lo so ma forse potrebbe darcene di più se la capissimo, no?
Spider: Avremmo più forza se la capissimo?
John: sì…
Spider: No, non credo, perché… vedi, credo, credo che la nostra forza venga dall’incertezza. Se la capissimo (la musica) ne saremmo annoiati e quindi non potremmo guadagnarne alcuna forza.
John: Quindi se noi sapessimo qualcosa della nostra musica uno di noi potrebbe parlarne e… sarebbe la fine di tutto questo.

inca roads

Uno dei più stupefacenti brani che una mente umana abbia mai concepito.
Se un alieno arrivasse sulla Terra e mi chiedesse di fargli sentire la summa di tutta la musica mai prodotta credo che Inca roads sarebbe un ottimo candidato.

E poi leggendo il testo non può non venire in mente "El pube"… e lo spasso aumenta!!! :D

Did a vehicle
Come from somewhere out there
Just to land in the Andes?
Was it round
And did it have
A motor
Or was it
Something
Different

George: Sure was different. I ain’t never seen nothing like that in my entire life!
Napoleon: Whose python boot is that? That ain’t my sh– What?
FZ: Why don’t you sharpen it then?

George: Little round ball . . . I could . . . couldn’t . . . That white cain’t do nothin’
Napoleon: Je-he-zus! Wait a minute!
FZ: Mother Mary and Jozuf!

Did a vehicle
Did a vehicle
Did a vehicle
Fly along the mountains
And find a place to park itself
Park it
Se-e-e-elf
(PARK IT . . . PARK IT)

Or did someone
Build a place
To leave a space
For such a thing to land

Did a vehicle
Come from somewhere out there
Did a vehicle come
From somewhere out there
Did the Indians, first on the bill
Carve up the hill

Did a booger-bear
Come from somewhere out there
Just to land in the Andes?
Was she round
And did she have a motor
Or was she something different

Guacamole Queen
Guacamole Queen
Guacamole Queen

At the Armadillo in Austin Texas, her aura,
Or did someone build a place
Or leave a space for Chester’s Thing to land
(Chester‘s Thing . . . on Ruth)
Did a booger-bear
Come from somewhere out there
Did a booger-bear
Come from somewhere out there
Did the Indians, first on the bill
Carve up her hill
On Ruth
On Ruth
That’s Ruth

La mente è come un paracadute: non funziona, se non è aperta


Che abbiate o non abbiate confidenza con il buon vecchio zio Frank non importa.

Credo che ad una persona con uno spiccato senso dell’humour (e magari una buona conoscenza dell’inglese) basti dare un’occhiata a questo sito, senza mai aver sentito una nota, per innamorarsi della musica di mr. Frank Vincent Zappa.

"Rock journalism is people who can’t write, interviewing people who can’t talk, in order to provide articles for people who can’t read"