Da un po’ di tempo a questa parte a Verona, piazza Dante il mercoledì si riempie di giovani. Ragazzi e ragazze di tutte le zone della città si ritrovano per chiacchierare, bere qualcosa (rigorosamente portato da casa, visti i prezzi dei bar del centro), suonare musica, fumare e passare una bella serata. Qualcosa che da un lato è talmente normale che sembra stupido mettersi a raccontarlo, ma che dall’altra parte ha del rivoluzionario. In un’era dominata – ed è un fatto – dalla comunicazione, in una città di decine di migliaia di abitanti ancora ci si trova, una sera alla settimana, in piazza. Non occorre sapere necessariamente prima chi ci sarà e chi no: una volta là si troverà qualcuno che si conosce, come sempre.
Pare però che ora sia diventato pericoloso trovarsi in piazza, e non dentro un locale chic o nella sicura solitudine della periferia. Ed è così che Piazza Dante, l’altroieri, è stata teatro di una scena che non avrei mai voluto vedere.
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